Morto a 97 anni l’ex rettore e partigiano Giovanni Schippa

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Giovanni Schippa

Il mio articolo oggi sul Messaggero (Edizione Abruzzo) sulla morte dell’ex rettore Giovanni Schippa

L’AQUILA Nelle ultime volontà, aveva chiesto che la sua morte fosse resa nota a esequie avvenute. Giovanni Schippa, il professor Schippa, morto l’altra notte a 97 anni, non aveva evidentemente considerato che sarebbe stato impossibile contenere l’onda emotiva della scomparsa di uno dei “padri” dell’Università dell’Aquila, uno dei protagonisti della città e dell’Abruzzo nel secondo Dopoguerra fino agli ultimi giorni.

Cinquantatre anni fa, infatti, nel 1967, Schippa veniva nominato, su chiamata di Vincenzo Rivera, Ordinario di Tecnologia dei materiali e chimica applicata presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila di cui, di lì a poco, diverrà preside per dieci anni (1971-1981) per poi ricoprire il ruolo, per quattordici anni, di indimenticato Rettore (1981-1995) con all’attivo oltre cento libri e pubblicazioni scientifiche.

Partigiano combattente con il grado di sottotenente, professore emerito dell’Università dell’Aquila, laurea in Chimica, laurea honoris causa in Ingegneria Chimica, ex presidente (il primo) della Fondazione Carispaq, era Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica per meriti nel campo della cultura e della scuola, Cavaliere di Gran Croce, ed ha avuto l’Ordine della Minerva dell’Università D’Annunzio.

Classe 1923, nato a Perugia, ha passato l’infanzia a Passignano sul Trasimeno, poi ha vissuto a Roma e L’Aquila dove ha scelto di rimanere. E nella sua casa in via Strinella, è morto l’altra notte, nel sonno. «Il non aquilano Schippa ha avuto per l’Università dell’Aquila un ruolo addirittura più rilevante dell’aquilano Vincenzo Rivera» (il parallelo lo fece Guido Polidoro): è stato un protagonista attivo di tutte le trasformazioni positive dell’Ateneo.

Con lui rettore, l’Università dell’Aquila si è imposta come risorsa culturale, scientifica, sociale che ha rappresentato e rappresenta un elemento di forza in una città piegata dal sisma del 2009. Ha più di un merito nella valorizzazione e nello sviluppo dell’Università aquilana avendo prospettato e realizzato, da rettore, la simbiosi perfetta tra l’immagine dell’Ateneo e quella della città. Senza mai strafare, come è accaduto altrove per altre Università, non ingenerando mai il sospetto di un’ingerenza indebita nel presente e nel futuro della città e del comprensorio.

Ciò nonostante, Schippa ha imposto un’Università sempre presente. Che ha incalzato, stimolato, proposto programmi, progetti e obiettivi, ha lavorato accanto a politici e amministratori, in una parola ha “governato” nel senso più ampio del termine, collocandosi sempre un passo dietro l’autorità istituzionale. Può darsi sia stato solo frutto di calcolo politico, ma Schippa ha avuto comunque l’indubbio merito di dare più spessore alla legittimità delle istituzioni, contemporaneamente accumulando un credito di fiducia, da parte delle istituzioni stesse, di cui hanno beneficiato largamente l’Università nel suo insieme e gli uomini di maggior prestigio dello stesso Ateneo.

Nell’ultimo 25 aprile che si è potuto celebrare, nel 2019, era in prima fila col cappellino. Impettito. Dichiarò: «Il compito principale è quello di tramandare alle giovani generazioni, trasmettere quello che è stata la Resistenza, quello che ha rappresentato e che ha avuto un contributo di sangue non indifferente. Oggi spesso la libertà è minacciata e c’è un clima che non mi piace».

Angelo De Nicola
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Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 75

Il sostituto procuratore Aura Scarsella

75. VI PROMETTO: VERRA’ FUORI LA VERITA’»- 3. 6. 1997
«Io sono qui a rappresentare la giustizia, non l’una o l’altra tesi. È vero che sono una parte del processo, ma rappresento lo Stato e quindi l’esigenza di verità dello Stato». Sarà perché una donna entra per la prima volta (Michele Perruzza, finora, è sempre stato giudicato da magistrati uomini) nella scena del “Delitto di Balsorano”.
Sta di fatto che il Pubblico ministero di questo fondamentale “processo satellite”, il sostituto procuratore di Sulmona Aura Scarsella, ieri mattina ha lasciato una scia di profumo in una vicenda che, troppo spesso, ha invece emanato cattivi odori. Un profumo diverso da quello dei capelli cotonati e del trucco leggero ma curato con i quali il magistrato ha affrontato ieri mattina la prima, delicata udienza. …

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Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 73

L’avvocato Attilio Cecchini e il sostituto procuratore di Sulmona Aura Scarsella in un recente convegno all’Aquila

73. PERRUZZA VINCE IN CASSAZIONE – 24. 10. 1996
Potrebbe davvero riaprirsi il caso del delitto di Balsorano. Ieri, la Corte di Cassazione ha clamorosamente annullato la sentenza relativa al più importante dei processi-satellite a quello principale per il quale Michele Perruzza è stato condannato all’ergastolo.
Una decisione importantissima per la difesa poiché riapre la speranza di chiedere la revisione della condanna all’ergastolo, una possibilità riconosciuta dal codice solo in casi eccezionali, legata soprattutto ad una sentenza che contrasti con quella del processo principale. …

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Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 65

Michele Perruzza

65. IL DNA LA PROVA REGINA – 13. 12. 1992
Quarantacinque pagine dopo le trentacinque del processo di primo grado e le centotre dell’Appello. Completo delle motivazioni della Corte di Cassazione, depositate l’altro ieri, va in archivio il fascicolo del delitto di Balsorano che si era aperto con mille pagine con cui il Pm, Mario Pinelli, chiese il rinvio a giudizio di Michele Perruzza.
Le 45 pagine firmate dal giudice Corrado Carnevale chiudono una vicenda che, almeno dal punto di vista giudiziario, non ha più zone d’ombra.
Per Perruzza è ergastolo. Senza speranza. …

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L’AQUILA: RIPRENDONO LE LEZIONI UNIVERSITA’ DELLA TERZA ETA’

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L’AQUILA – Riprendono giovedì prossimo le iniziative dell’Università per la Terza Età dell’Aquila, interrotte nel periodo di lockdown imposto dalla pandemia da Coronavirus. Il primo appuntamento della ripartenza il 25 giugno alle ore 16, presso l’Auditorium ANCE in Viale De Gasperi, zona Torrione, prese ovviamente tutte le misure di sicurezza e di distanziamento nell’occupazione della sala da parte dei soci e ospiti che parteciperanno all’evento.
L’evento i soci potranno seguirlo anche collegati sulla loro piattaforma, mentre per tutti sarà possibile assistere da remoto all’incontro con la diretta che sarà trasmessa sulla pagina Facebook dell’Università Terza Età UTE. Un pomeriggio che si presenta di grande interesse, sul tema della “Candidatura dell’Aquila a Capitale italiana della Cultura 2022”.
Dopo il saluto del Presidente dell’Università Terza Età UTE, Giuseppe Placidi, interverranno sull’argomento tre giornalisti e scrittori aquilani: Angelo De Nicola, Mario Narducci e Goffredo Palmerini. Le loro argomentazioni intorno ad una opportunità per il futuro dell’Aquila che confermerebbe le sue chances come città d’arte, alta formazione, cultura e produzione culturale, vocata ad un turismo di qualità che poggi le sue prospettive sulle meraviglie artistiche e architettoniche, sulle bellezze naturalistiche e ambientali, sulle straordinarie singolarità della città fin dalla fondazione, infine sul privilegio di detenere il primo giubileo della Cristianità nella Perdonanza Celestiniana, ora assurta a Bene immateriale dell’Umanità.

In prima pagina

Non capita tutti i giorni di essere in prima pagina e nello stesso giorno sul Messaggero e sul Mattino…

LA STORIA
L’AQUILA Ai ladri del valore simbolico, planetario, di quel murale non interessava un fico secco: l’importante era far soldi con l’opera d’arte di un sempre più quotato “street artist” quale Banksy. Sembrerebbe esserci “solo” una banda italo-francese di manigoldi dietro la famosa porta del teatro Bataclan di Parigi, su cui l’artista Banksy aveva realizzato un murale per ricordare le 90 vittime del terribile attentato terroristico del 13 novembre 2015, ricomparsa l’altra notte in una cascina in Abruzzo, nelle campagne di Sant’Omero nel Teramano. A ritrovarla sono stati i carabinieri della Compagnia di Alba Adriatica (Teramo), nell’ambito delle indagini dirette dal procuratore distrettuale antimafia e antiterrorismo dell’Aquila, Michele Renzo. Secondo quanto trapelato, all’attività investigativa hanno preso parte non solo i carabinieri della Tutela patrimonio culturale di Ancona ma anche la stessa polizia francese che avrebbe partecipato anche alla stessa perquisizione nella cascina. Dove l’oggetto sarebbe finito, in momentaneo “deposito”, dopo gli spostamenti in vari nascondigli tra la Francia e l’Italia.
LE INDAGINI
Nell’ambito dell’inchiesta, i cui dettagli verranno resi noti stamane alle 11 in una conferenza stampa all’Aquila dello stesso Procuratore Renzo, c’è un indagato. Si tratta di G.P., imprenditore nato in Francia ma di Tortoreto (Teramo), non si sa se nella sola veste di proprietario della cascina, in cui risiede una donna cinese, oppure di ricettatore. L’uomo, al momento del blitz, quando i carabinieri a colpo sicuro hanno cercato l’opera d’arte trovandola in un sottotetto adibito a soffitta, avrebbe mostrato di cadere dalle nuvole dichiarando di non sapere nulla né del furto né della valenza della porta. L’attività di polizia giudiziaria, che non è affatto conclusa, non sembrerebbe orientata nel mondo del terrorismo o del finanziamento allo stesso, nonostante la provincia di Teramo (in particolare nelle note località della costa, Martinsicuro e Alba Adriatica) sia stata interessata, nel settembre dello scorso anno, da una importante inchiesta del Ros dei carabinieri e Scico delle Fiamme gialle (sempre targata Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo dell’Aquila, pubblici ministeri lo stesso Renzo e il sostituto David Mancini) su un presunto giro di denaro volto a finanziare, dietro la vendita di tappeti e lavori edili, l’organizzazione radicale islamica “Al-Nusra” con base in Siria. Nell’inchiesta fu coinvolto anche l’imam di una moschea a Martinsicuro.
GRANDE VALORE
L’opera recuperata, con tecnica “stencil” bianca, è l’immagine di una ragazza in atteggiamento di lutto per le vittime, dipinta su una delle porte d’emergenza del famoso locale della capitale francese dove novanta persone furono uccise nell’attacco terroristico sferrato da un gruppo armato ricollegabile all’Isis durante un concerto degli “Eagles of Death Metal”, mentre gli stessi suonavano la canzone “Kiss the Devil”. La porta col murale era stata divelta e portata via il 26 gennaio 2019. Il furto aveva choccato la Francia. La Direzione del Bataclan aveva parlato di «profonda indignazione» per il furto di un’opera che «apparteneva a tutti: residenti locali, parigini, cittadini del mondo…». Il teatro aveva poi commentato, via Twitter, che «l’essenza stessa dell’arte urbana è quella di dare vita a un’opera d’arte in un ambiente particolare e noi siamo convinti che questa opera aveva senso solo in questo particolare luogo. Questa è la ragione per la quale noi l’avevamo lasciata lì, libera, sulla strada, accessibile a tutti».
I murales di Banksy, l’artista la cui vera identità rimane ancora sconosciuta, sono ormai diventati molto ricercati dai collezionisti d’arte. Una sua opera realizzata in Galles, raffigurante una bambina in una nuvola di inquinamento simile alla neve, è stata di recente venduta all’asta per centomila sterline (115 mila euro).
Angelo De Nicola
(ha collaborato Marcello Ianni)
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