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1998 - E RIFIUTI IN GIARDINO

Da Tragnone a Fidel Castro

"Da Tragnone a Fidel Castro"
1992-2003: gli Eventi che Sconvolsero L'Aquila

Un Libro di Angelo De Nicola


Indice Capitoli

Prefazione | 1992 | 1993 | 1994 | 1995 | 1996 | 1997 | 1998 | 1999 | 2000 | 2001 | 2002 | 2003



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1998
Il comizio all'Aquila, in piazza Duomo il 3 giugno 1998, di Silvio Berlusconi a favore del candidato sindaco Biagio Tempesta.



Da Tragnone a Fidel Castro
7 giugno, Sant'Antonio Maria Gianelli

Anche Biagio Tempesta, il "sindaco nuovo", non poteva sfuggire alla "legge" del pesce d'aprile. Non lo feci nel 1999, ovvero alla prima occasione utile dopo la prima delle due clamorose vittorie elettorali (quella del 1998 e quella del 2002) del primo sindaco di centrodestra del capoluogo del Dopoguerra. Ma l'anno dopo, nel 2000, sfruttai le accese polemiche nate attorno all'ipotizzata riqualificazione di piazza del Teatro, uno dei più belli e nobili spazi cittadini trasformato anni fa in un parcheggio e, finora, rimasto tale. Nei giorni in cui era al massimo l'accanimento su cosa fare della piazza (metterci una fontana, un obelisco, un monumento, ecc.), scrivo:

Il sindaco Biagio Tempesta ha deciso: in piazza del Teatro si farà un monumento a Silvio Berlusconi. La decisione, secondo quanto è trapelato, è stata adottata in una riunione di Giunta convocata d'urgenza nottetempo dal primo cittadino ed è stata assai sofferta. Non sul nome di Berlusconi, per carità, sul quale l'intera amministrazione comunale s'è trovata concorde senza nemmeno prendere in considerazione possibili alternative (la sinistra aveva sommessamente avanzato l'ipotesi di un busto a Franco Cicerone e la destra ad Adelchi Serena); quanto sull'opportunità, dopo le polemiche dei giorni scorsi, di rinunciare all'idea innovativa, lanciata dal Comune, della fontana antichizzata e di tornare a quella più tradizionale del monumento.

Da alcune settimane, infatti, s'è scatenato un dibattito sul futuro assetto della piazza che ospitava il monumento al pittore Teofilo Patini; una statua che fu soppressa (unico monumento in città) per donarne il metallo alla Patria durante il Ventennio e del quale è rimasto intatto l'artistico basamento in bronzo. In molti hanno contestato il progetto del Comune di realizzare una fontana lì dove c'era il monumento. C'è stato chi ha anche proposto di rifare la statua dedicata al Patini.

Così, in considerazione di questo massiccio movimento di opinione, l'amministrazione ha deciso di rinunciare alla fontana e di puntare sul monumento. Dedicato a chi? Non c'è stata nemmeno discussione: a Silvio Berlusconi. Il bozzetto dell'opera è stato immediatamente affidato con delibera al noto grafico-designer Mario Camilli mentre della realizzazione verrà incaricato un noto scultore di fama mondiale. Secondo indiscrezioni, il busto di Sua Emittenza sarebbe posto sopra il basamento patiniano (così come l'obelisco nell'ormai noto progetto avanzato dall'architetto Enrico Sconci). L'area attorno al monumento verrebbe attrezzata con ritrovati di alta tecnologia: basterà, per esempio, premere un pulsante per ascoltare l'inno di Forza Italia o la voce del Cavaliere.

Stamane a mezzogiorno è previsto un sopralluogo di amministratori e tecnici. Il Cavaliere, invitato ma impossibilitato a partecipare perché impegnato sulla sua nave elettorale, ha chiesto di presenziare al suo critico d'arte di fiducia, l'onorevole Vittorio Sgarbi. (1)

Così come fece Centi, anche Tempesta reagisce assai sportivamente:

(...) «Certo, quella della sistemazione di piazza del Teatro è una questione seria e, come tale, la affronteremo. Ma a volte, riderci su può essere utile a tutti. Ilarità e serietà: potrebbe essere il mio motto ed il pesce d'aprile del Messaggero ha fatto davvero ridere me e, come credo, anche molti aquilani". E sullo scherzo il sindaco rilancia pure: "Ripeto che non è detto che non si possa fare questo monumento a Silvio Berlusconi. D'altra parte è stato presidente del Consiglio e non mi pare che abbia demeritato rispetto ad altri premier ai quali, pure, si fanno "monumenti"». (2)

* * * *

Tempesta "deve" un monumento a Berlusconi. Col senno di poi, in quella infuocata campagna del 1998, l'avvocato candidato sindaco del Polo avrebbe forse ugualmente vinto la battaglia contro l'uscente del centrosinistra, Antonio Centi. Ma certo, l'uomo di Arcore gli dette una bella mano sostenendolo personalmente, al primo turno con una lettera "personalizzata" ed al ballottaggio con il più imponente comizio in piazza che il capoluogo ricordi.

Quella di Tempesta, per la verità, era sembrata subito una candidatura forte. Oltretutto l'Ulivo era spaccato (come al solito) e, dopo aver parecchio nicchiato sulla ricandidatura di Centi, cercò in extremis di coagularsi ed arrivò persino a trattare, al ballottaggio, col terzo incomodo, il sempiterno Enzo Lombardi, per sfruttarne i voti (3.093 voti, ovvero l'8,45%) finendo però con lo scandalizzare gli elettori più a sinistra. Per Tempesta, dunque, l'unica seria grana poteva venire dalla tenuta o meno della coalizione del "Polo del Buon Governo" visto anche che la sua candidatura, pur definita forte, era stata assai sofferta. Il primo a fare apertamente il nome di Tempesta, a fine estate del 1997, era stato Pierluigi Tancredi, all'epoca coordinatore provinciale di Forza Italia, seppure in maniera assai prudente:

"Quella di Tempesta è un'ipotesi di candidatura dal momento che c'è ancora tempo per ragionare sulla migliore soluzione. Di certo, Tempesta è persona che riscuote in città notevole apprezzamento da parte dei cittadini". (3)

Il dibattito sulla candidatura, partito con grande anticipo, va avanti per mesi. Scrive Giancarlo De Risio:

Sarà dunque l'avvocato Biagio Tempesta il candidato sindaco del Polo alle prossime amministrative di giugno. La scelta ormai è fatta e a meno di ripensamenti improvvisi e improbabili, l'ex consigliere regionale, esponente del Msi per un paio di decenni e oggi molto vicino a Forza Italia, avrà il compito di sfidare Antonio Centi, sindaco uscente, per la poltrona di primo cittadino. L'incontro per varare la candidatura si è svolto ieri sera tra i partiti del centrodestra e il patto elettorale è stato ratificato nelle linee essenziali, anche se An, come ha detto il presidente provinciale Gianfranco Giuliante, ha convocato per questa mattina l'esecutivo politico del partito per una valutazione definitiva. (...) All'incontro di ieri sera sono intervenuti, oltre a Placidi e Giorgio De Matteis per il Cdu, gli altri esponenti del Polo: Gianfranco Giuliante per An, Vito Domenici e Pierluigi Tancredi per Forza Italia e Antonello Oliva e Ettore De Paulis per il Ccd. La candidatura di Tempesta, ritenuta probabile già qualche mese fa, è decollata nelle ultime settimane. Personaggio dalla spiccata personalità politica, ma anche molto controverso, protagonista di numerose battaglie per la città (memorabile quella per il capoluogo), Tempesta ha fatto fatica ad imporsi nel centrodestra. All'inizio ha trovato una certa ostilità in An. Le ultime resistenze sono venute dal Cdu che avrebbe preferito un proprio esponente. Sembrava che la scelta dovesse cadere su Giorgio De Matteis, attuale consigliere comunale, che ha però preferito rinunciare. Si era poi parlato di Giampaolo Arduini, giornalista, ex assessore comunale, ma anche lui non se l'è sentita di fare la grande rentrée politica col centrodestra. E così è tornato alla ribalta il nome di Biagio Tempesta che a quanto pare è riuscito a mettere tutti d'accordo. Sarà in grado di impensierire Antonio Centi? Nel Polo sono convinti di sì. (4)

Sembra fatta. Invece, non passa nemmeno una settimana che nel Polo esplodono i contrasti:

La campagna elettorale non è ancora partita ufficialmente ma le forze che compongono il Polo sono già ai ferri corti. Non sono infatti andate giù al segretario provinciale del Cdu, Giuseppe Placidi, le dichiarazioni del segretario di An, Gianfranco Giuliante. (...) Placidi non accetta le accuse di "vecchiume Dc" fatte da An: "Del mio trascorso Dc vado fiero come pure mi onoro di aver fatto parte della Dc che non è stata quello che Giuliante vuole far apparire, quasi in simbiosi trasversale col Pds, quando il cerchio non quadra in casa sua. È una remora la sua che mostra la corda della mancanza di rispetto sia della storia dei suoi alleati che della capacità di costruire una sana aggregazione politica. Così insieme si fa poca strada; anzi, se le cose non cambiano o non cambia la mentalità di certa dirigenza la strada insieme non necessariamente la dobbiamo percorrere". Biagio Tempesta, conclude Placidi, "può essere un'indicazione di buon livello ed autorevole su cui si può discutere all'interno di una coalizione leale. Se si dovesse verificare impraticabile un'aggregazione leale (e di dubbi ce ne sono, sia in relazione ai recenti trascorsi elettorali, che agli impegni "non di facciata" da portare avanti coerentemente ma anche e soprattutto al linguaggio da utilizzare nei rapporti tra le parti) il Cdu svolgerà la sua parte per un'alternativa amministrativa a Centi ed alla sinistra". (5)

Giuliante punta i piedi come riferisce Alessandro Orsini:

"Smentisco categoricamente qualsiasi ipotesi di candidatura unitaria del Polo". Una doccia fredda, le parole del presidente della federazione aquilana di Alleanza nazionale, Gianfranco Giuliante, che ha partecipato alla riunione della segreteria abruzzese del partito, svoltasi nella mattinata di ieri a Pescara. La segreteria regionale ha anche deciso di affidare al presidente regionale, l'onorevole Nino Sospiri, e a Giuliante la trattativa per il "caso L'Aquila". (6)

Ma alla fine Tempesta la spunta grazie soprattutto alla benedizione dell'onorevole Nino Sospiri, un passaggio subito contestato da Massimo Cialente. Scrive ancora Alessandro Orsini:

"Chi picchia per primo picchia due volte". Basandosi forse su questa massima popolare, questa mattina i partiti del Polo del Buon governo presenteranno per primi il loro candidato alle prossime elezioni comunali. I dirigenti di Forza Italia, Alleanza nazionale, Ccd e Cdu ufficializzeranno quindi l'indicazione unitaria dell'avvocato Biagio Tempesta, che era nell'aria da tempo ed è stata definita solo lunedì notte, dopo il "sì" di An arrivato nella mattinata dello stesso giorno al termine dell'incontro a Pescara tra Tempesta ed i referenti del partito (il presidente regionale Nino Sospiri e quello provinciale Gianfranco Giuliante). "La decisione fortemente unanime- scrivono infatti i dirigenti dei quattro partiti del Polo- scaturisce dopo i necessari passaggi ed approfondimenti che ogni partito della coalizione ha ritenuto di dover compiere". Neanche il tempo di avere il crisma dell'ufficialità, e Tempesta s'è beccato subito uno strale da parte del Pds. Cialente, presidente pidiessino del Consiglio comunale, ha infatti espresso il suo "rammarico nell'apprendere dalla stampa che l'avvocato Tempesta è stato presentato ufficialmente alla stampa a Pescara dall'onorevole Sospiri, nel proprio ufficio di presidente del Consiglio comunale di Pescara". Ritenendo che sarebbe stata "più elegante" la presentazione in altra sede, Cialente teme che "anziché un infortunio, questa presentazione a Pescara nell'ufficio dell'onorevole Sospiri sia un lucido segnale dello stretto controllo e "padrinaggio" che il responsabile regionale di An esercita su una delle forze maggiori del Polo aquilano". (7)

La consistenza dei "cavalli" dei due Poli sconsiglia candidature alternative, soprattutto a sinistra. Si ritireranno, infatti, sia l'onorevole Nello Mariani, ex sottosegretario socialista, sia l'ingegner Claudio Santini. Il primo diffonde una nota:

Constatato che non sussistono le condizioni per articolare attorno alla mia candidatura un solido schieramento di centrosinistra alternativo, prego i compagni tutti della sezione dell'Aquila di prenderne atto, con il ringraziamento più vivo per l'onore fattomi con tanto affetto ed entusiasmo. Ringraziamento esteso a tutti gli amici e simpatizzanti che in questi giorni mi avevano espresso il loro gradito consenso.

Santini, invece, espressione del movimento civico "La città che vogliamo" che aveva appoggiato Centi nel 1994, esce di scena tra le polemiche: "L'Ulivo ha minacciato senza mezzi termini quelle persone che avevano deciso di candidarsi con la nostra associazione e che invece, tirandosi indietro, ci hanno impedito di scendere in campo". (9)

Come terzo incomodo resterà il solo Enzo Lombardi con i risultati già citati.

Tempesta, dunque, è la grande novità delle Comunali del 1998. Così il candidato sindaco si presenta per la prima volta alla stampa in una cena, inaugurando una "moda" che andrà molto in voga, negli anni successivi, tra i giornalisti aquilani. Scrivo:

"L'Aquila riparte con Tempesta o, se volete, chi semina Venta... raccoglie Tempesta". Più che per il buon vino o le squisite sagne e fagioli all'aquilana del ristorante "Ernesto", la presentazione l'altra sera alla stampa della bozza del programma del candidato sindaco del Polo, è stata singolare soprattutto per un motivo: Biagio Tempesta s'è presentato alla cena di lavoro da solo, senza i segretari di partito. Così, alle domande (ed alle provocazioni) dei giornalisti il candidato sindaco ha dato l'impressione di rispondere ciò che realmente gli passava per la testa. "Non ho carriere politiche da voler percorrere- ha detto-. Coraggio e decisionismo: questa è la mia sfida". (10)

Tra gli uomini di punta a sostegno di Tempesta ci sono i due oppositori per antonomasia a Centi, ovvero Giorgio De Matteis e Antonello Oliva. Quest'ultimo così mi dichiara nel presentare la lista, il Ccd (che poi confluirà, insieme al Cdu di De Matteis, nell'Udc) di cui è capolista:

"Nella nostra lista non ci sono professionisti della politica perché diciamo basta a questi soggetti, causa di un'amministrazione comunale deludente e disastrosa. Basta col senatore Ferdinando Di Orio, che ha solo gridato agli "scippi" senza però far nulla per mediare certe situazioni a Roma; basta col "deputato-chi-l'ha-visto" Francesco Aloisio, che ci deve ancora spiegare cosa ha fatto quale componente della Commissione industria della Camera per evitare quello che è accaduto alla Tecnoelettronica; basta col segretario del Pds, Fulvio Angelini, marito dell'assessore Stefania Pezzopane. Ecco, questi sono i primi tre candidati della lista dell'Ulivo. Ebbene, noi del Ccd siamo proprio il contrario". (11)

* * * *

Si diceva di Berlusconi. A due giorni dall'apertura delle urne, il leader dell'opposizione (al Governo c'è un Romano Prodi già in difficoltà tanto che ad ottobre sarà sostituito da Massimo D'Alema) si "materializza" con una lettera "datata" Arcore, per pubblicare la quale viene acquistato un grosso spazio su alcuni giornali locali. Eccola:

Cara amica, caro amico, il 24 maggio voterai per il "tuo" sindaco. È un appuntamento importante, da cui dipenderanno molte cose che ti riguardano. La manutenzione e la pulizia delle tue strade, la cura dei giardini e dei parchi, la pulitura dei muri delle case, la razionalità e la scorrevolezza del traffico, l'efficienza della polizia municipale tesa a garantire la tua sicurezza senza vessare i cittadini con le multe, la speditezza delle pratiche in Comune, il miglioramento dei servizi per gli anziani, i bambini e gli handicappati, il buon funzionamento delle scuole, degli impianti sportivi, dei musei e delle biblioteche, la buona conservazione del patrimonio artistico, degli impianti pubblici che sono anche tuoi, gli impianti pubblici dell'Aquila.

L'Aquila deve tornare ad essere finalmente se stessa, recuperare il suo ruolo di capoluogo di regione, capace di valorizzare le proprie risorse, orgogliosa della propria storia e delle proprie tradizioni, capace di attirare nuove iniziative imprenditoriali per creare nuovi posti di lavoro. Per questo abbiamo indicato, come nostro candidato, un uomo che viene dal mondo del lavoro, un professionista serio e capace. È Biagio Tempesta, nato all'Aquila, laureato in giurisprudenza, avvocato patrocinante in Cassazione, grande conoscitore dei problemi della città. Porterà nell'amministrazione del Comune lo stesso rigore e la stessa competenza con cui svolge la sua professione.

Il compito che lo attende non è facile. Riceve in consegna una città ripiegata su se stessa, per troppi anni isolata dagli assi dello sviluppo per l'incapacità dell'attuale amministrazione di progettare un sistema di collegamento adeguato e di completare opere indispensabili quali, ad esempio, i parcheggi e l'ospedale regionale. Ma non sarà solo. Gli daremo una mano e lo aiuteremo in particolare ad attivare nuove imprese ed a far nascere nuove opportunità di lavoro soprattutto per i giovani. Garantiremo la sua indipendenza nella scelta degli assessori in modo che possa chiamare a far parte della squadra, senza essere in nessun modo condizionato dai partiti, i migliori protagonisti dell'Aquila che lavora, i più valenti esperti del settore. Se sarà necessario saremo lì a tirargli la giacca. Ma io credo che i risultati ottenuti nella sua professione, il suo coraggio, la sua passione civile, il suo amore per L'Aquila, la tensione e l'impegno con cui si sta dedicando alla campagna elettorale, siano per noi tutti una sicura garanzia. Ora tocca a te. Una forte stretta di mano. (12)

Lo show in carne ed ossa il Cavaliere lo farà alla vigilia del ballottaggio. Così Giancarlo De Risio racconta la giornata tutta aquilana del presidente del Consiglio:

"Cacchio, è Berlusconi!". È cominciata con un fuori programma del leader di Forza Italia, la festa degli "azzurri" all'Aquila. Quell'esclamazione sfuggita a una ragazza bruna proprio davanti alla Standa (quando si dicono le coincidenze...), sottolineava quello che poteva sembrare un incontro casuale e che invece tale non era. Perché proprio Silvio Berlusconi, reduce dalla conferenza stampa a palazzo dell'Emiciclo dove aveva trovato Umberto Aimola a fare gli onori di casa, aveva deciso per una passeggiata in centro accanto a Biagio Tempesta, il candidato sindaco del Polo. E da quel momento è successo un po' di tutto. A stento trattenuta dalla "sicurezza" di Forza Italia (giovanotti alti un metro e novanta, in grigio "fumo di Londra" e occhiali scuri), dagli uomini della scorta e da quelli della polizia, la folla è cresciuta a vista d'occhio. Una signora si è fermata davanti al capo del Polo: "Fatemelo almeno salutare". E subito un bacio e un abbraccio. Eppoi altre due ragazze a stringere le mani a Silvio. E i battimani della gente ai lati di corso Federico II. Sonia Fiucci, responsabile in Abruzzo di tutte le manifestazioni di Forza Italia, aveva le mani nei rossi capelli, ma teneva botta alla grande. Cellulare in una mano, taccuino nell'altra, voce ferma nel dare disposizioni (meglio sarebbe dire ordini) ai ragazzi della "sicurezza". In quel preciso momento (erano le sette di sera), Adelmo Gioia, proprietario del ristorante "La Gioia" di Pizzoli, comunicava all'organizzazione che le prenotazioni per la cena "autofinanziata" da iscritti e simpatizzanti (centomila lire a testa) erano arrivate a 500 e che per la serata sarebbero state molte di più. Intanto Silvio continuava a stringere le mani della gente attorniato dai fidi Domenici, Aracu, Dell'Elce, Pastore e, naturalmente, Biagio Tempesta. Più indietro i sindaci di Pescara, Pace, e di Lanciano, Fosco. Intanto l'aereo di Corrado Ruggeri ("Berlusconi all'Aquila" era scritto sullo striscione che sventolava dalla coda), volteggiava sul centro storico, mentre il leader di Forza Italia faceva una sosta al bar di Ninetto Nurzia per rinfrescarsi con un cocktail di frutta analcolico. La gente "azzurra" applaudiva. Era soltanto un anticipo di quel che sarebbe avvenuto al comizio con quasi diecimila persone, il più affollato degli ultimi dieci anni. Un'ora è mezzo è durata la kermesse in piazza Duomo. Poi, in seicento si sono ritrovati alla "Gioia" di Pizzoli per la cena "autofinanziata". Oltre ai vertici di Forza Italia e agli iscritti (la maggioranza) un bel po' di imprenditori (Dino Di Fabio, Enzo Cicolani, Giorgio Lattanzi, Andrea Vittorini, Rotilio, Ceci, Michele Di Cola), rappresentanti delle categorie professionali, dei commercianti, degli artigiani, della Confindustria regionale. Berlusconi si è seduto ad un tavolo a parte con Dell'Elce, Domenici e Tempesta. Pranzo piuttosto semplice: antipasto con affettati e assaggini della "Gioia", risotto allo Zafferano ("Tra i piatti preferiti del presidente"), rigatoncini all'amatriciana, agnello arrosto, vitello tonnato, il tutto annaffiato da vino delle Cantine Illuminati: cerasuolo e trebbiano d'Abruzzo. E per finire dolce "Forza Italia" con la scritta di cioccolata "benvenuto presidente". La prima festa aquilana del "popolo azzurro" è finita a notte inoltrata. (13)

Il comizio in piazza Duomo è il momento clou del blitz berlusconiano all'Aquila. Scrivo:

Forse mai piazza Duomo è stata così piena. Come era nelle previsioni, Silvio Berlusconi ha riempito la piazza ed a poco è servita la contromossa di piazzargli contemporaneamente, a trecento metri di distanza, Massimo D'Alema. "Sua Emittenza" ha sbancato, richiamando sicuramente tutto il popolo del Polo (armato di centinaia di bandiere di Forza Italia) ma anche tanti curiosi, tanti giovani, soprattutto, venuti "a toccare con mano" un personaggio che hanno sempre visto soltanto in Tv. Al centro del palco, del suo eccezionale megapalco speciale da 80 metri quadrati che si porta sempre dietro con sé per i comizi (e che ha un solo difetto: visto dal maxischermo, per uno strano effetto, il presidente sembra parlare dietro delle non ben auguranti sbarre), come una rockstar, Berlusconi ha usato tutto il suo carisma per "benedire" il candidato sindaco del Polo, Biagio Tempesta. "Mia figlia - ha detto il Cavaliere - che in questi giorni sta studiando Manzoni, parlando dell'avvocato candidato all'Aquila, mi ha suggerito: "Papà, come la pioggia che spazzò via la peste". Sì, faremo una Tempesta, e spazzeremo via il malaffare ed il malgoverno. L'avvocato Tempesta è il miglior candidato che potevamo trovare, preparato e dalla grande esperienza professionale che, se vincerà, saprà governare davvero questa bellissima città. E il se è solo scaramantico". Ovazione. Berlusconi ha anche parlato del programma di Tempesta per la città, "programma che il centro destra non considera carta straccia come fa il centro sinistra, che fa sempre tutto il contrario di ciò che aveva promesso". Con una sintesi efficace, il Cavaliere ha detto che Tempesta mira ad una buona manutenzione della città con un efficace azione amministrativa; a migliorare la sicurezza dei cittadini anche grazie all'istituzione del "vigile di quartiere"; a rimettere in moto l'asfittica e troppo burocratica macchina comunale e a favorire la possibilità di nuove iniziative imprenditoriali, commerciali ed artigiane. E Berlusconi ha anche citato i punti più "caldi" della campagna elettorale: "Il megaparcheggio ancora chiuso; la piscina comunale ancora chiusa, la casa albergo ancora chiusa e il turismo sul Gran Sasso ancora da sviluppare". Infine, Berlusconi ha guardato al futuro, come se il Polo avesse già vinto: "A Tempesta - ha detto abbracciando il candidato sindaco - garantisco personalmente la possibilità di scegliersi la sua squadra, di nominare come assessori le persone che riterrà più capaci". Ovazione. Musica per le orecchie di Tempesta. Che, emozionato, al momento di intervenire ha dato del lei al presidente. "Ma come? - lo ha interrotto Berlusconi - noi due ci diamo del tu!". Il candidato sindaco ha ringraziato il Cavaliere a nome "di questi giovani meravigliosi dell'Aquila, delle donne bellissime dell'Aquila, degli uomini in gamba che lavorano ma sono asfissiati da troppe tasse. Caro presidente, il 24 maggio abbiamo vinto, su tutto il territorio aquilano. Caro presidente, la invitiamo di nuovo qui per festeggiare la vittoria. Caro presidente, vinceremo anche domenica per far diventare L'Aquila una città ricca, moderna, felice, europea. Aquilani, forza L'Aquila". Ovazione. (14)

L'Ulivo, spaventato dal megapalco per montare il quale sono stati necessari giorni di continuo lavoro, riesce ad organizzare in fretta e furia un comizio in piazza del Teatro addirittura con Massimo D'Alema. I leader nazionali dei due schieramenti all'Aquila, nella stessa giornata, alla stessa ora. Così raccontai quella giornata memorabile con la città letteralmente spaccata in due:

Gli aquilani, quasi tutti gli aquilani, sono scesi ieri sera in piazza. Chi (sono stati stimati in 9.000) in piazza Duomo per vedere ed applaudire il leader del centrodestra, Silvio Berlusconi; chi (stimati in 6.500) in piazza del Teatro per vedere ed applaudire il leader del centrosinistra Massimo D'Alema; chi per "fluttuare" tra un comizio e l'altro, magari attraversando a passo svelto i trecento metri di distanza tra le due piazze; chi (tanti anch'essi) soltanto per godersi la prima serata estiva e gustarsi un bel gelato.

Di certo la sfida "piazza contro piazza" tra i due leader della politica italiana ha avuto il potere di far diventare "fisica", e non virtuale o filtrata dai mass media, l'attenzione della stragrande maggioranza degli aquilani, chiamati domenica prossima a scegliere tra il candidato del centrodestra, Tempesta, e quello del centrosinistra, Centi. Non solo. La sfida ha anche posto al centro dell'attenzione politica nazionale il ballottaggio nel capoluogo abruzzese: "Si tratta di un appuntamento importante anche per la politica italiana- ha detto Berlusconi in una conferenza stampa tenutasi ieri pomeriggio al Palazzo della Regione-. In caso di vittoria del Polo si convoglierebbe su questa città un attenzione fortissima".

Una sfida che si annuncia calda. Caldissima. Come lo è stata quella di ieri sera, che ha fatto surriscaldare il già infuocato clima politico tra i due leader. "La mia venuta all'Aquila - ha detto Berlusconi sempre nella conferenza stampa- mi risulta fosse stata non solo concordata, ma anche pubblicizzata già da almeno tre giorni. Quella di D'Alema, mi pare un po' dell'ultima ora. Anche in questo non si può non vedere il timore di una sconfitta". D'Alema gli ha replicato all'inizio del comizio: "Voglio ringraziare una persona a cui dobbiamo questo incontro, l'onorevole Berlusconi: se non fosse stato per lui, io non sarei qui all'Aquila. Evidentemente non riesco proprio a stargli lontano". (15)

Al ballottaggio il Polo trionfa. Scrivo:

Tempesta, Tempesta, Tempesta. Sarà lui a traghettare il capoluogo di regione nel Terzo millennio. Ha vinto per oltre 5.000 voti con un netto distacco: 56,42% (23.730 voti) contro 43,58% (18.331 voti) di Antonio Centi. (...) "No, non ha perduto Centi ma ho vinto io- è stata la prima dichiarazione di Tempesta, in maniche di camicia, abbracciato dai suoi sostenitori-. Anzi, hanno vinto gli aquilani. Forse nessuno lo vuole capire: questo è stato un voto popolare. Tempesta è stato votato dagli aquilani che hanno capito il segnale di rinnovamento. Hanno capito che possiamo rimettere in moto questa città. Dieci-dodici punti di vantaggio? No, non me lo aspettavo. Questo voto è andato al di là di ogni più rosea previsione. Grazie, grazie aquilani. Non vi tradirò". (...) Un risultato clamoroso, quello ottenuto dal Polo e dal suo "cavallo" se si considera che, in questi ultimi anni, sono stati rarissimi i casi in cui il sindaco uscente (che, come si dice, gode appunto dell'effetto-sindaco) viene staccato sensibilmente al primo turno. Tredici punti di percentuale al ballottaggio sono un tracollo per Centi e per la coalizione dell'Ulivo la quale pure aveva retto bene al primo turno assestandosi, come voto di lista, al 47,56% contro il 44,53% del Polo. Evidentemente, a favore di Tempesta ha giocato il fattore-Lombardi nel senso che l'elettorato che al primo turno aveva premiato con un incoraggiante 7,9% la lista "contro tutti" dell'ex senatore si è orientato dove era previsto che si orientasse: verso il centrodestra. Evidentemente a favore di Tempesta ha giocato l'effetto-protesta, ossia la voglia di far "pagare" la mancata soluzione di alcuni problemi (traffico e discarica sopra a tutti) solo e soltanto alla persona del sindaco e non alla coalizione di centrosinistra da lui guidata in questi quattro anni. Evidentemente, a favore di Tempesta ha giocato l'alta affluenza alle urne del ballottaggio: sono andati a votare 43.146 elettori, ossia il 72% degli aventi diritto con un aumento del 10% rispetto al ballottaggio del 1994 (62,80). La città ha voluto cambiare. Radicalmente. Ed ha scelto il centrodestra. (16)

Tempesta compie la sua prima "marcia", sul Municipio:

"È mezzogiorno, andiamo. Voglio dare subito un segnale di puntualità". Nell'androne del Municipio, il nuovo sindaco è amichevolmente assediato dai leader locali e dai consiglieri comunali del Polo ma anche dai sostenitori. Per le 12 era stata annunciata la "presa di possesso" del Municipio, resa molto più immediata rispetto al passato da una normativa che non prevede più il giuramento nella mani del prefetto. E così è stato. Puntuale, Tempesta ha varcato tra applausi da stadio la soglia di palazzo Margherita quasi portato dai consiglieri comunali Ruggeri e Oliva e dal segretario provinciale Cdu, Placidi. Arrivato al secondo androne dove comincia la doppia scalinata, Tempesta ha voltato a destra: "Guardate, viro a destra!" ha detto il sindaco. Applausi. Una marcia trionfale sospinto da un bel po' di sostenitori che s'è arrestata davanti alla stanza del sindaco dove è stato consentito l'accesso solo ai cronisti. Nell'ufficio, oltre all'uscente Centi, ad attendere il passaggio delle consegne c'erano l'ex vicesindaco Goffredo Palmerini, gli ex assessori Alfredo Moroni e Giancarlo Scoccia ed il consigliere di Rifondazione, Carlo Benedetti. Centi, con la voce rotta dall'emozione: "Ho lasciato al sindaco Tempesta la scrivania sgombra di carte così come io l'avevo trovata. Buon lavoro". E Tempesta: "Grazie, sindaco, per il lavoro svolto". Due frasi. Tra l'una e l'altra, il segretario generale Giuseppe Mangolini, chiamato da Centi, ha chiarito che in base alla nuova normativa Tempesta è già insediato.

Domanda. Sindaco Tempesta, la prima cosa che farà appena seduto su quella sedia?
Risposta. È una domanda che mi è stata fatta da molti. Che rispondere a poche ore dall'elezione? Da subito voglio leggere le carte. Voglio capire.

D. Centi, in campagna elettorale, ha parlato di "purghe"...
R. Io non licenzio nessuno. Anzi, voglio essere il sindaco di tutti gli aquilani. Voglio lavorare insieme a tutti, opposizione compresa, per far ripartire questa città.

D. Sindaco nuovo e arcivescovo nuovo in sole 48 ore...
R. La città cambia volto. Un caro saluto a monsignor Peressin ed a monsignor Molinari col quale intendiamo collaborare. Lavorare insieme, questo il mio motto.

D. Qualcuno ha detto che la sua vittoria è legata all'"effetto Berlusconi"...
R. Rispondo: ed allora l'effetto D'Alema non premia?

D. Con la sua vittoria, nessuna donna in Consiglio...
R. Recupereremo. La figura di difensore civico che voglio istituire anche in Comune andrà ad una donna.

D. A proposito di nomine, conferma che sceglierà lei la "squadra"?
R. Sì. Ci regoleremo così: il sindaco si riserverà una quota nelle scelte; le restanti le farò io sulla base di "rose" di nomi che mi forniranno i partiti della coalizione.

D. Cosa ha provato nel passaggio di consegne con Centi?
R. È stato un incontro all'insegna della civiltà e della correttezza. Giudico complessivamente corretta la campagna elettorale, tranne gli ultimi quindici giorni quando Centi e il centrosinistra hanno cercato di alzare i toni anche con offese alla mia persona.

D. A quali sindaci del passato si ispira?
R. Ho conosciuto Tullio De Rubeis e Ubaldo Lopardi: sono stati due ottimi sindaci. (17)

* * * *

Una nuova marcia sul Municipio (a cui va aggiunta quella sull'Emiciclo, del 2 novembre 1999, con tanto di riconsegna delle chiavi della città, quale massima forma di protesta, nelle mani del presidente della Regione, Antonio Falconio), Tempesta la farà in occasione della sua seconda e più netta vittoria, nel 2002, stavolta al primo turno, contro Celso Cioni. Una vittoria ancor più clamorosa viste le difficoltà che erano nel frattempo sorte all'interno della coalizione di centrodestra (nonostante la schiacciante vittoria nazionale che porta, nel giugno 2001, al "Berlusconi II") che così, a pochi mesi dal voto, Gianfranco Colacito aveva descritto:

(...) Possiamo avere noi fiducia negli aquilani e nelle istituzioni? Nella politica che governa il Comune e quindi la città? No, decisamente non possiamo, e vi diciamo il perché, senza indulgere a simpatie o antipatie, o a ideologie e convinzioni politiche. Stando ai fatti, che chiunque ami la scienza- come noi- deve considerare i soli parametri validi. Qui si sta demolendo un uomo, Biagio Tempesta, che ha preso 23.500 voti dagli aquilani. Si dirà: un sindaco si giudica a fine mandato e lo si assolve o condanna. Siamo nel giusto, niente da dire. Ma è il popolo aquilano che sta demolendo Tempesta? Cioè, sono gli stessi che lo hanno votato? Proprio no. Lo stanno demolendo pochi personaggi non eletti dal popolo (i capi e capetti di partiti e correnti), oppure eletti con due o trecento striminziti voti, del tutto insignificanti di fronte a 23.500 "sì" scritti dagli aquilani su una scheda elettorale.

È giusto questo? È democratico che un uomo tanto votato, sia colpito da persone non votate che da pochi, o addirittura collocate sulla sedia di segreterie politiche da piccole oligarchie? A noi non sembra giusto, anzi sembra assurdo che la volontà del popolo sia contrastata da chi non si è mai misurato con il consenso o con il dissenso elettorale. Ma che razza di democrazia è questa?

Il centrodestra aquilano è finito in frantumi, e sono fatti suoi. Era nato non tra alleati leali e convinti di un'idea, ma da opportunismi a caccia di benefici personali, evidentemente. A livello nazionale Berlusconi colleziona voti e apprezzamento del popolo italiano (dal 59% degli italiani, dicono i giornali). In Italia il centrodestra governa, fa anche delle cose obiettivamente buone, risolve problemi, suscita le livorose reazioni dei Rutelli (Ruttelli, secondo alcuni umoristi...), comunque appare solido (litigioso sì, ma sostanzialmente solido) e va avanti. Qui all'Aquila finisce in pezzi, e poi i pezzi si rompono ancora, si azzuffano, si insultano, in una gazzarra indecorosa. C'è chi deluso da Tempesta (una poltrona non concessa) gli si ribella e lo minaccia di guerra elettorale... Ma dove siamo?

Queste parole non sono tifo per Tempesta, ma esigenza di rispetto umano e politico per uno che ha preso 23.500 voti. Se il sindaco sarà Celso Cioni, o chiunque altro, o se sarà ancora Tempesta, avrà ugualmente diritto al rispetto che si deve al sindaco. Il sindaco che, cessata la tenzone politica, è di tutti. Ma soprattutto dai suoi alleati, da coloro che lo hanno prima aiutato, sostenuto, avallato. E poi gli hanno chiesto di pagare le cambiali politiche, il che è stomachevole, ma comprensibile fino ad un certo punto. "Est modus in rebus", ricordate quella vecchia lingua latina che si studiava a scuola? Ma demolire il sindaco eletto dal popolo per un assessorato in più o in meno, per un bottone di comando, per la gestione di un settore "visibile", ci pare troppo, persino per la statura sempre modesta della politica aquilana.

Antonio Centi, un sindaco galantuomo, fu demolito per i rifiuti, Tempesta lo è, oggi, per alcune poltrone. Direte: che differenza c'è? Enorme, cari aquilani: a demolire Centi fu il popolo, con il voto; a demolire Tempesta è un'espressione politica di modesto se non basso profilo, che se ne infischia della volontà dell'elettorato. E si comporta come se comandasse per volere divino, brigando e smanettando nell'oscurità, nei soppalchi del potere, negli sgabuzzini. È il popolo aquilano ad essere offeso: la stessa cosa potrebbe avvenire domani per il prossimo sindaco, sia Tempesta o sia Cioni, con la medesima sfrontata indifferenza verso la sovranità degli elettori. È politica da osteria, è la fine dell'impero romano d'Occidente, dove, almeno, si aveva il coraggio di colpire l'avversario con lo stiletto. A viso aperto. O di accoltellare Cesare sotto gli occhi della gente. Ricordiamoci che fine fece l'impero romano: basta guardare Roma oggi... E L'Aquila percorre la stessa strada, senza essere mai stata "caput mundi", e neppure "caput" dell'Abruzzo. Dal poco al nulla, questa è la nostra storia. Non consentiamolo. Alziamo la testa e facciamo appello alla dignità. Il sindaco lo scelgano gli elettori, e poi lo boccino o promuovano gli elettori. (18)

Dirà di Tempesta, durante quella campagna elettorale, Paolo Vecchioli, candidato sindaco per il Fronte sociale nazionale (580 voti, 1,20%), collega ed ex compagno di partito, sui banchi del Msi, del sindaco uscente:

"Tempesta lo vedo spesso in Tribunale, elegante come sempre. Tutto qua: il rapporto politico con lui l'ho chiuso tempo fa dopo grandi battaglie come quelle sul megaparcheggio, casa-albergo Ex Onpi, ospedale regionale, ecc. Poi ci si stanca di fare le battaglie. È dura. Si passa per la fase del riposo del guerriero, poi si transita nel Partito repubblicano, quindi insieme ad altri si capisce che è meglio gestire la cosa pubblica". (19)

Tempesta, comunque, trionfa di nuovo ("Lo giuro, non mi aspettavo un successo così" dichiara a Vittorio Perfetto (20) ) aprendosi la strada ad essere il sindaco aquilano che, dal Dopoguerra, ha governato più a lungo: salvo crisi (ad oggi improbabili) o sorprese (una poltrona in Parlamento) il sindaco forzista si appresta ad occupare palazzo Margherita per ben 9 anni consecutivamente, ben al di là del precedente record di durata (6 anni e due mesi) di Lombardi (dal 24 ottobre 1985 al 2 gennaio 1992), ben lontano dai 13 anni e mezzo, ma in tre legislature non consecutive, di don Tullio De Rubeis. Anche se il sindaco uscente, in questa seconda vittoria (25.745 voti pari al 53,32% contro i 18.517, ovvero il 38,35%, di Celso Cioni), ha perduto il "turbo", come rilevo in un'analisi del voto:

La città ha dato fiducia alla Casa delle Libertà ed ha bocciato l'Ulivo senza nemmeno prendere in considerazione l'ipotesi del "guastatore" civico, ovvero l'avvocato Antonio Valentini. Questa, in sintesi, la fotografia del voto della tornata elettorale che, al primo turno (come nelle previsioni per alcuni, clamorosamente per altri) ha riconsegnato per cinque anni la città al sindaco polista Tempesta.

Le liste del centrodestra, infatti, hanno "tirato" di più del candidato sindaco. Per l'esattezza, quest'ultimo ha preso 456 voti in meno rispetto ai 26.198 della coalizione. Che vuol dire non tanto che l'1,7% degli elettori del Polo non l'ha votato pur avendo messo la croce su un partito della Cdl, ma soprattutto che Tempesta ha bruciato l'enorme consenso personale avuto nella passata tornata già al primo turno. In quell'occasione, infatti, l'allora sfidante di Antonio Centi, riportò 22.418 voti (pari al 48,54%), ossia ben 3.483 preferenze in più rispetto ai 18.935 (44.53%) del totale dei voti delle liste. In sostanza: se nella passata elezione, Tempesta sospinse il Polo alla vittoria in maniera determinante, stavolta è stato il contrario. Esattamente come accadde, nella sconfitta, a Centi che, sempre al primo turno (il ballottaggio non viene ritenuto un dato omogeneo), riportò 360 voti in meno (19.864 pari al 43,01%) rispetto ai 20.224 della coalizione (47,56%).

Qualcuno dirà: poco importa, la vittoria è vittoria. Lo ha ribadito, per esempio, l'onorevole Romeo Ricciuti: "Ci siamo battuti con entusiasmo per il sindaco e la coalizione senza cercare di favorire questo o quello. Era importante vincere ed abbiamo vinto, per riproporre un progetto di rilancio a vantaggio della collettività e non di interessi personali".

La vittoria è vittoria. Ma questa flessione di consensi del sindaco, sommata alla notevole crescita dei partiti, si riverbererà inevitabilmente sugli equilibri della coalizione. Il primo banco di prova sarà la composizione della Giunta che, alla luce dell'annuncio della senatrice Claudia Ioannucci ("Chi prende più voti farà l'assessore") potrebbe riservare parecchie sorprese, viste alcune trombature e le posizioni in "classifica". "Manterrò almeno per un mese - ha preannunciato Tempesta a botta calda - tutte le deleghe ad interim". Segno che quello della nuova Giunta non sarà un parto facile. "Tempesta è stato bocciato dagli aquilani" ha cercato di consolarsi Celso Cioni. Secondo il quale, l'opposizione che farà il centrosinistra sarà "vigile e costruttiva. L'Aquila - ha aggiunto Cioni - vive, purtroppo, problemi drammatici sul fronte del lavoro e dell'occupazione, soprattutto per quanto riguarda la fascia giovanile, rispetto ai quali, sino ad ora, mi dichiaro e ci dichiariamo pronti e disponibili a ricercare ogni possibile e positiva soluzione". (21)

La gioia del centrodestra esplode, con qualche intemperanza di troppo, nella seconda "marcia" trionfale sul Municipio di cui si accennava. Scrivo:

Prima ancora di attendere i risultati definitivi, Tempesta attorno alle 20,30 ha deciso di fare lo show per la (presunta) vittoria. Attorniato da oltre un centinaio di giovani (in prima fila riconoscibili anche personaggi del mondo dello spettacolo come il "Principe Pignatelli"), molti dei quali con una maglietta alla Totti con la scritta "Ve semo purgato ancora", il sindaco è partito dalla sede elettorale in via 20 settembre per "marciare" alla riconquista di palazzo Margherita.

In camicia e giubbetto di pelle, Tempesta ha attraversato tutto il centro (passando lungo corso Federico II, piazza Duomo, Quattro cantoni, fino a piazza Palazzo) per arrivare in Municipio. Per la verità il suo addetto stampa aveva annunciato che il sindaco avrebbe spruzzato del deodorante sul palco elettorale usato dalla sinistra "per disinfettarlo". L'annunciata scenetta non c'è stata.

In Comune, Tempesta è stato accolto nell'aula del Consiglio comunale da un tifo da stadio tanto che anche i dipinti di Fulvio Muzi sembravano venire giù. Sullo scranno del primo cittadino, Tempesta è stato assalito dai microfoni per le interviste mentre i suoi sostenitori tifavano "Biagio, Biagio!". È stato a questo punto che il sindaco uscente e ancora non ufficialmente riconfermato ha fatto il suo show in diretta, offendendo pesantemente la stampa in pieno stile berlusconiano. La giornalista Giusy Fonzi dell'emittente Teleabruzzo, infatti, non ha fatto neanche in tempo a porre la domanda che dal sindaco ha avuto questa secca risposta: "Non capite un c... voi dell'informazione, questa è la realtà. Non ti intervistano per quattro lunghi anni, poi vinci e ti intervistano". Lapidario il commento sul candidato sindaco del centrosinistra: "Cioni, tutta questa fatica per diventare consigliere comunale". La sala, a quel punto, è esplosa in un fragoroso applauso seguito dal ritornello "Chi non salta comunista è" con tanto di salti d'accompagnamento.

Lo show di Tempesta, in diretta Tv sia su Teleabruzzo che su TvUno, è stato subito duramente condannato, non soltanto dal centrosinistra. Nello studio di Teleabruzzo, il direttore dell'emittente Roberto Ettorre, parlando "come segretario dell'Ordine regionale dei Giornalisti abruzzesi", ha censurato "l'ingiustificato ed ingiustificabile attacco all'informazione". Anche l'assessore regionale Giorgio De Matteis e l'onorevole Nello Mariani, in diretta, hanno criticato il sindaco per "l'uscita a dir poco infelice". Negli studi dell'emittente TvUno, la vicepresidente del Consiglio regionale, Stefania Pezzopane, con parole dure ha criticato il sindaco sostenendo che "con quello che ha fatto ha offeso l'intera città. E se questo è l'inizio...". "Inqualificabile quello che ho appena visto, specie se proviene da chi dovrà governare una città", ha detto il deputato dei Ds, Giovanni Lolli. (22)

Il segretario dell'Ordine dei giornalisti, Ettorre (che alla fine del 2003 sarà nominato dal sindaco assessore alla Comunicazione), ed il presidente Demetrio Moretti, torneranno a chiedere le scuse al sindaco:

Facendo seguito alla lettera inviatale il 28 maggio scorso, il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti d'Abruzzo ha deciso nella seduta del 19 giugno 2002, all'unanimità, di reiterarle l'invito affinché ella formalizzi le sue scuse in merito al deprecabile episodio verificatosi la sera del 27 maggio scorso quando, rieletto sindaco, ha offeso pesantemente i giornalisti aquilani in interviste andate in onda in diretta Tv. (23)

* * * *

Un rapporto di odio-amore, dunque, quello tra Tempesta e la stampa. Personalmente, il sindaco mi ha concesso almeno otto interviste significative. Sei delle quali per il tradizionale "caminetto" di fine anno del Messaggero che rappresentano, rilette oggi una dietro l'altra, un bilancio "in fieri" dell'éra Tempesta. Interviste nel corso delle quali il sindaco ha fatto affermazioni che hanno sollevato accese discussioni fino, in alcuni casi, a diventare proverbiali. Come è avvenuto per l'intervista ad un mese dalla prima elezione il cui titolo ("Mettete fiori sui vostri balconi") contribuì a valergli l'appellativo di "sindaco giardiniere":

"Chiederò, con una lettera, a tutti i cittadini di mettere fiori sui loro balconi. Sembra una sciocchezza, eppure l'impatto del turista con la nostra città sarebbe certamente diverso. I cittadini devono sentirsi coinvolti nel rimettere in moto la città. Ne ho ricevuti a migliaia, oltre 2.500 persone, in Municipio. I problemi sono tanti, soprattutto l'occupazione". (25)

All'inizio del 1999, l'anno dell'Aquila, arriva il primo "caminetto":

"Il '99, numero magico per noi aquilani, sarà sicuramente l'anno dell'Aquila. Nel quale saranno poste le basi di una città completamente nuova, rimodellata". Nella sua prima intervista "al caminetto" ("Definizione che non mi piace, sa di stantio") col Messaggero, il sindaco Tempesta dà l'impressione di essere un po' stanco ("Sono stati mesi di lavoro intensissimo, ho messo le mani ovunque") ma anche soddisfatto del primo mezzo anno di amministrazione.

Domanda. Sindaco, il "caminetto" è un'immagine che non le piace perché sa di stantio. Eppure, sono anni che nelle tradizionali interviste di bilancio di fine anno col primo cittadino, si parla sempre degli stessi, stantii problemi: discarica che non c'è, megaparcheggio da aprire, piscina chiusa, traffico soffocante....
Risposta. È vero. L'Aquila è affetta da metastasi decennali difficili da curare e ancor di più da guarire. Se solo avessi saputo quale eredità avrei raccolto, l'avrei accettata, come si dice in gergo legale, col beneficio d'inventario.

D. Anche Lei, come fece Centi, parla dunque di macerie?
R. Ho trovato una macchina comunale non all'altezza del confronto addirittura con l'Europa ed un bilancio esausto, per giunta "ingessato" dal pignoramento di 9 miliardi della ditta "Guerrato". Quanto al bilancio, vere e proprie alchimie ci hanno consentito di fare salti mortali.

D. Quanto, invece, alla macchina comunale, qualcuno ha parlato di "purghe" visti i cambiamenti di figure-chiave dell'amministrazione...
R. Si fa presto a dire purghe. Erano trent'anni che non si metteva mano alla riorganizzazione che, è chiaro, passa anche attraverso il rinnovamento di certe figure. Ma non è questo, a mio modo di vedere il punto. Anche con i sindacati abbiamo stretto un accordo per fare dei corsi di aggiornamento per i dipendenti che, mi pare, stanno riscoprendo l'orgoglio della loro particolare funzione, cittadini al servizio dei cittadini.

D. Torniamo alle "metastasi": il megaparcheggio. Lei ha convocato una riunione con tutte le parti interessate ai lavori. Perché?
R. Come sindaco sono anche un cittadino che vuol sapere a che punto stanno i lavori del megaparcheggio, di che cosa c'è bisogno o c'è da fare. Potrà sembrare strano, ma dei vari gravi problemi non esiste un dossier del sindaco e, dunque, occorre andare a ritrovare carte e documenti sparsi qua e là.

D. Sì, ma il megaparcheggio apre o no?
R. Ogni giorno, quando esco dal Municipio e giro per la città, mi viene posta questa domanda. Dopo questa riunione potrò essere più preciso. Nè, come qualcuno afferma, è un problema di poltrone: intendiamo agevolare il lavoro del già costituito Consorzio ma riteniamo assurdo che il Comune non abbia un proprio rappresentante in seno a questo organismo.

D. Il megaparcheggio tarda ed il traffico impazzisce...
R. Non potrebbe essere altrimenti visto che le auto aumentano e le strade restano sempre quelle. Oltretutto molti cittadini non sono ben educati al problema visto che si porterebbero l'auto al terzo piano, magari in salotto. Stiamo studiando soluzioni senza ignorare il lavoro fatto dalla Sintagma sotto la precedente amministrazione.

D. E la discarica?
R. L'ottimo lavoro fatto dai consiglieri Galletti e Succitti dimostra che si può evitare di fare una discarica in senso tradizionale, puntando su un impianto di smaltimento col quale, la società che lo gestirà, potrebbe addirittura guadagnare vendendo i rifiuti. Nel frattempo abbiamo abbassato il costo del trasporto dei rifiuti da 107 lire a 85 e stiamo approntando una nuova gara. Non mi pare poco.

D. E la piscina?
R. A breve sarà restituita alla città. Di persona ho affrontato e risolto, insieme con l'assessore, l'assurdo problema della vasca più corta di 3 centimetri. Ora stiamo studiando le ipotesi di gestione che potrebbe anche essere affidata ad una società mista.

D. L'ottimismo non le manca. Il '99 sarà davvero l'anno dell'Aquila?
R. Sì. Questa città risorgerà. Anche sotto il profilo culturale. Voglio istituire un premio al cittadino che nel corso dell'anno si è particolarmente distinto in qualche campo. E stiamo stringendo i tempi per creare una consulta della cultura. Senza contare che in primavera faremo gli Stati generali: ogni cittadino potrà dire la sua. Nell'interesse della città. (26)

La vigilia di Natale del 1999 Tempesta si sbilancia per il 2000:

"Il '99, nostro numero magico, è stato l'anno della rimessa in moto; il 2000 sarà l'anno del lavoro per rilanciare definitivamente questa nostra L'Aquila che, dobbiamo ormai abituarci all'idea, è una grande città con tutti i problemi delle grandi città". Con la fascia già pronta per celebrare di lì a poco un matrimonio ("Chiedono il sindaco ed il sindaco non si fa pregare"), Biagio Tempesta non si sottrae a quello che è ormai una tradizione del Messaggero: l'intervista "al caminetto" in occasione del Natale. Tempo di regali, ma soprattutto di bilanci.

E un regalo grosso così, il sindaco l'ha fatto a Giovanni D.S., un "originale" giovane aquilano investito da un auto, in maniera grave, lungo viale Corrado IV. Tempesta è andato a trovarlo in ospedale, e lui, Giovanni, ormai fuori pericolo, non sta più nella pelle "per tanto onore".

Domanda. Sindaco, partiamo proprio da Giovanni che, come è noto ai tanti che lo conoscono, ha tre "fissazioni": il traffico, i rifiuti ed i randagi. Non gli si può dare torto, o no?
Risposta. Innanzitutto non ho dato e non voglio dare pubblicità ad un gesto del tutto personale. Certo, il simpatico Giovanni, che spesso telefona al Comune segnalando questi problemi, non ha affatto torto. Cominciamo dal traffico?

D. Traffico e megaparcheggio di Collemaggio ancora chiuso...
R. L'assessore Sergio De Paulis sta affrontando di petto la problematica e mi pare stia lavorando bene. Certo, si tratta solo di provvedimenti tampone. La nostra è ormai una grande città che ha bisogno di una rivisitazione generale che intendiamo fare, in particolare, col nuovo Prg che dovrà individuare raccordi e tangenziali ed un nuovo concetto della funzione del centro, dove per centro non si intende solo la parte storica ma anche altri baricentri: Santa Barbara o il Torrione, voglio dire, possono e devono diventare centro. Anche per questo, d'intesa con la Regione, abbiamo avviato un nuovo rapporto con l'Anas per rivedere tutti gli accessi alla città.

D. E il megaparcheggio?
R. Fermo restando che anche il megaparcheggio dovrà essere inserito in un più ampio piano traffico (parte del quale presenteremo a giorni) con la ratifica dell'ultimo mutuo per i lavori di riparazione del collettore fognario che questa amministrazione ha scoperto rotto, l'opera dovrebbe vedere in breve tempo la luce del collaudo. Quindi si porrà il problema della gestione. Noi intendiamo rivedere la convenzione ed indire una gara europea.

D. Passiamo ai rifiuti. Il problema è al palo, o no?
R. Non mi pare. Faremo l'impianto di smaltimento di rifiuti a Pile. Hanno risposto due ditte ed a breve sarà individuato chi avrà l'appalto.

D. L'ultima delle tre "fissazioni": i cani randagi...
R. Beh, mi pare che va nettamente meglio. Ma è un po' tutta la città che è più bella e vivibile. Proprio nel 1999 abbiamo avuto una cura particolare per il verde pubblico con l'inaugurazione del parco a Santa Barbara; la ristrutturazione di quello in via Strinella; il progetto di un nuovo parco a Pettino; la reintegra del Parco del Sole. Non solo: stiamo recuperando le aree attorno a Cristo Re; all'ex Liceo Scientifico; lungo viale Gran Sasso o davanti al Circolo tennis. Senza contare le aiuole tornate tali, cioè con i fiori e non piccole discariche; poi i nuovi punti luce, ben 1.300 in un solo anno. Non ultimo è arrivato anche il programma con la Sovrintendenza per un piano del colore degli edifici cittadini. Mi pare proprio che vada meglio.

D. Gli eterni cantieri in centro, però, guastano un po' l'effetto...
R. Però questa amministrazione ha rimesso in moto il settore dell'edilizia, così come ha riconosciuto lo stesso presidente dei Costruttori. Certo, i disagi per i cittadini sono notevoli e siamo più volte intervenuti per sollecitare il Cogeri al rispetto di tempi e modalità. Ma è anche vero che se si guardano i lavori già completati, l'effetto è davvero notevole. Il centro sta per ridiventare un salotto.

D. Sotto il profilo politico, il '99 s'è caratterizzato per un allargamento della maggioranza ma anche per la litigiosità...
R. Se litigiosità c'è stata questa è stata di un partito, non dell'amministrazione. Ed anzi, chi ha cercato di trasferire nell'amministrazione la litigiosità ha trovato in noi un nemico. Questa maggioranza, ci tengo a precisarlo, s'è distinta per l'affiatamento e per l'operosità, da Forza Italia ad An, da Ccd al Cdu, dai Socialisti democratici al Centro democratico. Non a caso la maggioranza in Consiglio ha raggiunto quasi i tre-quarti, con 29 consiglieri dalla sua parte.

D. Resta in tutta la drammaticità il nodo dell'occupazione...
R. Anche in questo campo, se qualche opportunità s'è creata lo si deve all'amministrazione Tempesta. E credo che regalo di Natale migliore, per questa città, non poteva non venire dal drastico ridimensionamento dei tagli all'ex Italtel. Non è certo solo merito nostro. Abbiamo contribuito insieme con le forze sindacali a vincere questa battaglia, anche a costo di alzare i toni per dimostrare che la nostra città, su questo fronte, è unita. (27)

Al giro di boa (la prima legislatura durava ancora quattro anni) Tempesta si dichiara sicuro di essere "il sindaco del cambiamento".(28) E mentre tramonta il 2000, il sindaco definisce il 2001 l'anno della svolta:

"Nel 2000 la città ha saputo compiere significativi passi in avanti. Ma molto c'è ancora da fare. Il disegno di una città moderna ed europea va completato entro l'anno che sta per arrivare". Per il sindaco Tempesta "il 2001 sarà l'anno della svolta".

Domanda. Svolta: intanto in molti accusano la sua amministrazione, per il caso Serena, di aver svoltato verso il fascismo...
Risposta. È un caso per chi l'ha voluto creare per bieche ragioni elettoralistiche. I cittadini avranno notato che il sindaco non è mai ufficialmente intervenuto nella questione. Vorrei però ricordare che l'apposita Commissione per la toponomastica ha affrontato la questione il 16 settembre '99, dunque oltre un anno fa. Mi chiedo, inoltre, se si debba cancellare l'intitolazione di una scuola di Pescara a Giacomo Acerbo, del lungomare di Bari a Araldo Di Crollalanza che fu predecessore proprio di Serena al ministero dei Lavori pubblici o di una via di Rieti a Giorgio Almirante. Noi abbiamo inteso dare un riconoscimento a chi ha fatto tanto, tantissimo, per la nostra città così come fecero Rivera e Natali.

D. Ma l'opposizione, comunque, l'ha messa sotto accusa...
R. Il guaio dell'amministrazione Tempesta è che manca una vera opposizione della quale fanno parte alcuni parassiti, e ripeto parassiti, che vegetano in questa città per la quale hanno fatto ben poco. Mi accusano di intolleranza? Sfido chiunque a rintracciare nella mia vita, e non solo politica, un atto di intolleranza. L'opposizione è in crisi: lo dimostra il fatto che molti consiglieri Ds non vengono più in aula ed alcuni solo per fare presenza.

D. Un altro caso è la sua candidatura al Parlamento, o no?
R. Un altro caso inventato. Intendo fare il sindaco di questa città onorando il mandato. Se la coalizione vorrà candidarmi ritenendo utile questa mossa per vincere, certo non mi tirerò indietro. Per ora sono e voglio fare il sindaco dell'Aquila. Fino in fondo.

D. Nel 2001 la svolta: ritiene di averne preparate le condizioni?
R. Non mi pare poco quello che abbiamo fatto in un momento in cui lo Stato concede ben poco in termini di finanziamenti. Abbiamo riattivato i lavori pubblici; rilasciato tantissime licenze edilizie e commerciali; ridato efficienza alle scuole; curato al meglio le frazioni; ottenuto una lotteria; invertito il trend negativo dell'occupazione con sbarchi di imprese di nome ed assunzioni in Comune (17 vigili urbani); attivato l'ufficio del Piano per ridisegnare un capoluogo che sia davvero una città-territorio. E, non ultimo, riaperto la piscina: ricordo che è più difficile portare a compimento un progetto che avviarlo.

D. Possibile che non c'è nulla che va male?
R. Non ho detto questo. C'è, ad esempio, il drammatico problema del traffico che spero possa alleviarsi con la partenza del piano parcheggi attualmente all'esame della Provincia e l'attivazione del megaparcheggio i cui lavori sono ultimati. (29)

Nella quarta intervista "al caminetto", una sorta di bilancio di fine mandato, il sindaco confessa che la più grande delusione sono state le dimissioni del suo vice, Antonello Oliva:

È un sindaco all'apparenza sereno e rilassato, forse perché convinto di aver superato la "crisi" della sua Giunta, quello che ieri ha affrontato l'ormai tradizionale intervista di fine anno. Un bilancio che, quest'anno, coincide quasi con la fine della legislatura. "Rimpianti? Ho dato il massimo- dice-, scontrandomi con una burocrazia asfissiante che in alcuni casi ci ha soltanto consentito, nonostante sforzi ciclopici, di completare la pratica ma non di attuarla". La più grande soddisfazione di questi quattro anni? "Fare il sindaco per la propria città, per un politico, è la cosa più bella". E la più grande delusione? "La più grande delusione personale sono state le dimissioni del vicesindaco Oliva perché immotivate. Fino a pochi giorni prima mi aveva detto di stare con me... poi. Se uno è della Casa delle Libertà, resta nella Casa delle Libertà".

LA CRISI IN COMUNE

Domanda. Sindaco, lei appare sereno ma l'opinione pubblica si mostra disorientata da quella che sembra avere i contorni di una guerra per bande...
Risposta. Si è trattato di una normale dialettica politica conclusasi la notte scorsa con la nomina ad assessore della signora Maria Luisa Aniceti. Opportunamente e giustamente i partiti, già tempo fa, avevano fatto presente al sindaco delle esigenze per dare maggiore vigore all'azione amministrativa in questo scorcio di legislatura ed il sindaco li ha ascoltati.

D. Ma a molti è sembrata una guerra di potere per accaparrarsi poltrone e poltroncine...
R. L'allargamento della Giunta era, anch'esso, previsto da tempo. Ne abbiamo cominciato a discutere almeno sei mesi fa. Un allargamento, ci tengo a precisarlo visto che qualche organo di informazione mi ha addirittura attribuito sull'argomento inesistenti frasi tra virgolette, a 12 assessori. Non ho mai detto né pensato di voler allargare la Giunta a 14 assessori. Si può discutere sulla tempistica, questo sì. Ma per poter allargare la Giunta si doveva aspettare l'approvazione del nuovo statuto comunale che, peraltro, tutte le forze politiche hanno votato.

D. Sta di fatto che quando lei ha nominato l'undicesimo assessore del Nuovo Psi, David Filieri, è venuto giù il finimondo...
R. Forse qualcuno ha voluto cavalcare la tigre, non lo escludo. La realtà è che l'accordo per l'ingresso in Giunta di un assessore in quota ai Socialisti e di uno di Alleanza nazionale era stato preso da tempo. Si è discusso, con tutti i partiti, su quale fosse la migliore soluzione possibile. Soltanto questo. Gli aquilani stiano tranquilli: non c'è nessuna rissa.

LE INCOMPIUTE

D. Quarta intervista di bilancio e sul tappeto ci sono sempre le stesse incompiute: megaparcheggio di Collemaggio, rifiuti, stadio Acquasanta ed ex Onpi. Anche il segretario del Ccd, Giuseppe Placidi, le ha ricordato, in una dichiarazione, che questi sono i veri problemi della città, non l'allargamento della Giunta.
R. A parte il fatto che, e potete andarlo a verificare nelle passate interviste, non ho mai azzardato fantomatiche date di inaugurazione come invece altri hanno fatto, debbo dire che sono rimasto assai sorpreso di quanto tempo occorra per poter mandare avanti una pratica amministrativa. Per una banale opera pubblica occorrono ben 14 provvedimenti: spesso siamo prigionieri della burocrazia. In questo, la mia amministrazione è schierata a spada tratta col Governo centrale nel tentativo di sburocratizzare l'attività amministrativa.

D. Intanto le incompiute restano tali, o no?
R. Ognuna dei quattro casi che lei cita ha una "storia" burocratica diversa.

D. Cominciamo, allora dal megaparcheggio?
R. Chi aveva sbandierato date di apertura ci poteva almeno far sapere che c'era una voragine sotto l'opera. Abbiamo risolto anche quel problema: a breve ci sarà l'ultimo, definitivo, collaudo anche se resta la "coda" dei ricorsi al Tar, sulla questione della gestione, che potrebbero allungare ancora i tempi. Non dimentichiamo che abbiamo dovuto espletare una gara d'appalto europea. L'opera, dopo quattro anni, è pronta e non è poco.

D. Anche per i rifiuti punto e a capo...
R. Attendiamo dalla Regione il via libera al piano sovraordinato ai Prg per gli impianti di riciclaggio nei Nuclei industriali, ultimo ostacolo burocratico per definire la pratica. Comunque, una localizzazione, nel Nucleo industriale di Pile, già c'è mentre stiamo valutando la disponibilità di almeno tre Comuni limitrofi che si dicono interessati ad ospitare l'impianto. La questione, dopo quattro anni, è ormai definita.

D. E l'Ex Onpi?
R. Mi sembra ingeneroso parlare di incompiuta. Abbiamo attivato la struttura ospitando Scienze motorie, e quindi definiti il bando al quale hanno risposto, e me ne dispiace, soltanto una trentina di anziani sui 100 posti disponibili. Si sta attivando una campagna di promozione non senza sottolineare con soddisfazione che la Regione ci ha concesso un finanziamento di 700 milioni.

D. Infine, lo stadio dell'Acquasanta...
R. L'ultima tranche dei lavori sono stati consegnati, circa un mese fa, all'impresa dalla quale ora dipende tutto. Dopo quattro anni lo stadio è ormai finito.

LE COSE FATTE

Ecco una sintesi delle "cose fatte in questi quattro anni" citate dal sindaco Tempesta nell'intervista. Recupero del centro storico col rifacimento di oltre 130 strade e con altre 58, tra periferia e frazioni, in cantiere; la realizzazione di nuove piazze a Gignano, Sant'Elia, San Giacomo e Paganica oltre che di piazza Italia a Santa Barbara; rimessa in moto dell'edilizia scolastica "argomento prima sconosciuto" con ingenti interventi per le scuola De Amicis, un nuovo plesso presso l'ospedale di Coppito, l'attivazione dell'Istituto alberghiero e di una facoltà di Giurisprudenza seppure privata e lo sblocco dell'annosa questione della scuola elementare di Pile; 800 licenze edilizie annuali concesse in media "con la città che pullula di cantieri"; l'attivazione di una ventina di alloggi nelle case popolari di San Gregorio; rivitalizzazione del settore Ambiente con la rinascita del verde cittadino; l'esplosione del settore Cultura con l'organizzazione di oltre 200 avvenimenti all'anno; la nascita di nuovi alberghi, al di là del piano della ricettività, quali quelli in via Strinella, nei pressi dell'Emiciclo e della sede della Regione a Pettino nonché l'ampliamento del Canadian ed il salvataggio del "Duca degli Abruzzi" "visto che il sindaco aveva escluso categoricamente cambiamenti di destinazione d'uso"; la multisala Garden; l'apertura di nuovi negozi; nuovi insediamenti industriali; un grosso impegno nel sociale con oltre 7 miliardi stanziati. Ma soprattutto, lo stanziamento per la galleria di servizio per i Laboratori di Fisica nucleare, i 154 miliardi per la superstrada di Navelli, "insieme con l'auspicabile sviluppo anche della direttrice per Amatrice, hanno messo il capoluogo al centro di una sistema di comunicazioni dal quale non si potrà che trarre vantaggi perché... tutte le strade porteranno all'Aquila".

LA RICANDIDATURA

D. Uno degli argomenti di cui si parla di più in città e se Tempesta sarà o meno ricandidato dalla Casa delle Libertà. È ufficiale o no la sua ricandidatura?
R. Un po' tutti i partiti della Casa delle Libertà, in varie dichiarazioni pubbliche, si sono espressi per la ricandidatura di Tempesta.

D. Ma è ufficiale, o no?
R. Se si intende nero su bianco da parte delle segreterie regionali e nazionali, allora una decisione ufficiale ancora non è stata presa. Posso dire che il mio partito, Forza Italia, ha già varato da tempo la ricandidatura sia a livello di dirigenza nazionale che regionale. E Forza Italia, all'Aquila, secondo un recente sondaggio, è data tra il 25 ed il 30% dei consensi.

D. Certo è un po' strano che il sindaco uscente non sia già stato ufficialmente riconfermato dalla sua coalizione...
R. Io non ci vedo nessuna stranezza. Tutti sanno i tempi ed i modi della politica. Di certo, continuerò a fare il sindaco fino all'ultimo secondo utile con o senza ricandidatura.

D. E delle altre candidature, cosa ne pensa?
R. Tutti buoni candidati. Ma sono ufficiali?

D. Comunque, che bilancio personale trae da questi quattro anni da primo cittadino?
R. Esaltante. Non trovo altro termine per descrivere la soddisfazione di aver fatto il sindaco per la mia città. (30)

Il Tempesta rieletto, nel bilancio alla fine del 2002, sostiene che gli aquilani "devono rimboccarsi le maniche":

"Molto abbiamo fatto ma molto c'è ancora da fare per rendere grande questa nostra amata città: ci dobbiamo rimboccare le maniche. A cominciare da me, certo, che spesso sono costretto ad alzare i toni. Ma è Natale, voglio stare in santa pace con tutti, anche con chi ho attaccato veementemente in passato ma soltanto per dare una scossa, per invertire da un lato quella tendenza tutta aquilana al pessimismo e dall'altro quella caduta di considerazione nei confronti del capoluogo. Penso che questo sindaco e la sua coalizione stanno vincendo la sfida di far nascere un nuovo cittadino. Ci riusciremo".

È un sindaco tutto natalizio il Biagio Tempesta che si sottopone all'intervista di fine anno.

Domanda. Che anno è stato, sindaco?
Risposta. Un anno decisamente buono vista la travolgente vittoria del maggio scorso, al primo turno. Come mai? Una certificazione, evidentemente, del lavoro fatto nella legislatura precedente soprattutto del nuovo modo di gestire la città con poca politica e tanta buona amministrazione. La testimonianza più evidente è l'aver sbloccato quelle opere incompiute, dalla piscina al megaparcheggio, dalle case popolari di San Gregorio all'ex Onpi. Erano bloccate da oltre quattro legislature e nell'arco di soli quattro anni siamo riusciti a superare le difficoltà. E non è finita.

D. Non è finita?
R. Sì, è pronto l'accordo di programma per il campo da golf a Preturo che non va visto solo come una pura attività ludica ma anche per le sue interazioni: fanno infatti parte dell'accordo l'area archeologica e l'aeroporto; è in dirittura d'arrivo il protocollo d'intesa con Asl e Università per il vecchio San Salvatore; si sta ristrutturando l'ex Reggia Angioina di San Domenico che non sarà venduta; metteremo presto mano all'ex Liceo Scientifico a Santa Maria di Farfa; a febbraio partiranno i lavori per la metropolitana di superficie; sono pronte le nuove piazze di Gignano, San Giacomo e Sant'Elia. La città sta crescendo: basta soffermarsi sullo spettacolo che offriamo all'uscita della galleria autostradale di Genzano.

D. Tanto cresciuta che il traffico è scoppiato...
R. Una macchina per ogni cittadino, oltre ad essere un confortante indicatore economico di relativo benessere, è un problema. Con il nuovo Prg vogliamo ridisegnare la città, studiare una sorta di Sdo o raccordo anulare che eviti di ingolfare il centro come inevitabilmente accade ora.

D. Il nuovo Prg sarà il principale obiettivo della sua seconda legislatura?
R. Non potrebbe essere diversamente. Magari con un contributo anche dell'opposizione che vedo invece impegnata a comporsi e ricomporsi in Ulivo, Ds-Cgil, Ds-Democratici, Margherita e quant'altro. Sono sempre convinto che si vince tutti insieme.

D. Dall'altro lato, il problema occupazionale è quello in cima all'agenda...
R. Fatta la premessa che il sindaco è con i lavoratori per salvare tutto il salvabile, sul Polo elettronico sono stati commessi in passato troppi errori soprattutto da parte di sindacalisti e politici. Ricordo ancora chi salutò l'arrivo di Flextronics prima e Lares Tecno poi come la soluzione di quello che, invece, era già un cancro in stato avanzato. A contrappeso di questa crisi, però, c'è il fatto che non ci sono più lotti disponibili nel Nucleo visto l'insediamento di aziende che porteranno oltre 600 posti di lavoro. Stanno, poi, per arrivare 700 militari alla caserma "Rossi", ovvero settecento stipendi e settecento famiglie. E poi c'è la nostra miniera d'oro.

D. Miniera?
R. Sì, l'Università che segnala una crescita di iscritti entusiasmante. Università, cultura, turismo: questa la ricetta vincente per una grande L'Aquila. (31)

Di "città nuova" parla, infine, Tempesta nell'intervista per trarre un bilancio del 2003:

"Dobbiamo tendere tutti a costruire una città nuova, una nuova Aquila, in uno Stato che sta cambiando ed in un Abruzzo che io sogno come una "regione-città" in cui L'Aquila, riconosciuta dal nuovo Statuto quale capoluogo, reciti un ruolo da protagonista". Sarà per l'atmosfera natalizia, ma è un Tempesta "nuovo" quello che si sottopone ("Ben volentieri, ormai è una tradizione") alla consueta intervista "al caminetto".

Domanda. "Città nuova": facile a dirsi...
Risposta. È più facile criticare e fare dietrologia che assumersi ognuno le proprie responsabilità. Io ci sto provando. A volte faccio un passo in avanti, a volte ne faccio tre, ma faccio. Il lungo elenco di cose fatte, grazie anche alla continuità amministrativa con la precedente legislatura, lo dimostra. Così come lo dimostra il fatto che ho risanato una macchina comunale che era in condizioni disastrose mettendo mano a tutte le pratiche in sospeso. Basti considerare che le precedenti amministrazioni hanno accumulato debiti fuori bilancio per 20 miliardi di vecchie lire. Con quella somma quante cose avremmo fatto!.

D. Un sindaco che pensa positivo, insomma...
R. Non mi sembra sia un male. Ciò non vuol dire che sono soddisfatto. Lo sono delle cose fatte e le "benedizioni" che anche quest'anno arrivano dalle analisi di "Sole 24 Ore" e "Italia Oggi" certificano questo mio ottimismo.

D. Il 2003 rischia di essere ricordato per l'allargamento della Giunta a 14 e per il processo per i rifiuti...
R. A settembre avevo detto che avrei fatto una verifica, insieme ai partiti di maggioranza coi quali il sindaco concorda tutte le scelte programmatiche, del lavoro degli assessori. Ne ho sostituiti 3 e fatti 2 nuovi. Dunque, non s'è trattato di far fuori qualcuno, ma solo di lavorare meglio. E finora mi pare che la squadra, sostenuta da una maggioranza compatta pur nella dialettica che contraddistingue le coalizioni, stia dando i suoi frutti.

D. L'opposizione, però, dice il contrario e l'accusa persino di non legittimarla...
R. È l'opposizione a delegittimare se stessa. Dopo sei anni non è arrivata una sola proposta ma solo offese, insulti, e dietrologia. L'opposizione ha scelto il ruolo dell'arbitro, un ruolo di per sé antipatico. Un giochetto che andava bene venti anni fa. La politica è cambiata. Qui si vince o si perde tutt'assieme.

D. Non ha risposto sul processo...
R. Un altro errore dell'opposizione che crede ancora che la politica si fa nelle aule giudiziarie. Sono assolutamente tranquillo: basta vedere le carte. Eppoi non sono accusato di reati infamanti. Ho solo votato una delibera.

D. La città nuova si trova a far fronte a problemi vecchi, come la drammatica crisi del polo elettronico, o no?
R. Abbiamo difeso e difenderemo il polo elettronico. Ma questa città ha bisogno di nuove soluzioni. L'Università, per esempio: quella è la vera industria cittadina con ventimila iscritti, peraltro una fabbrica di cervelli. Su questo fronte dobbiamo lavorare. Così come sul quello del turismo.

D. Magari aprendo Campo Imperatore nel momento clou della stagione...
R. In un anno, grazie alla creazione dell'Authority, abbiamo aperto la Scindarella e fatto il piano d'area: successi che non si sono ottenuti in 70 anni. Ma il problema resta che siamo l'unico Comune che continua ancora a gestire il turismo pesando sulle casse comunali. Il Centro turistico del Gran Sasso o va ceduto ai privati o, al massimo, deve essere gestito da una società pubblico- privata. Non mi interessa far languire un consiglio d'amministrazione in cui piazzare questo o quello facente capo ai partiti.

D. Un sindaco proteso verso il nuovo. Secondo lei i cittadini stanno apprezzando lo sforzo?
R. Di certo molto più i cittadini che non quegli pseudo-intellettuali che non vogliono capire che la città è cambiata. Molto più i cittadini che non gli organi di informazione: spesso si fanno articoli senza nemmeno venire in Comune, senza vedere le carte, senza informarsi. E la stampa è una delle componenti decisive per compiere quello sforzo comune verso il nuovo. (32)

* * * *

Come Centi, anche Tempesta s'è "scottato" con i rifiuti. Uno "scivolone" in quelle aule del Palazzaccio che pure il sindaco-avvocato ha cercato di onorare nel migliore dei modi. Così come fece, qualche mese dopo la sua elezione, nel famoso processo noto come "Strinella 88" che, come legale, Tempesta aveva seguito fin dalle prime mosse:

Pochi minuti, il tempo per salutare i colleghi, parlare con l'imputato (il dirigente comunale Michelangelo Rocchio) che avrebbe dovuto assistere e presentare in cancelleria la formale rinuncia all'incarico di difensore. È durata una ventina di minuti la sortita del sindaco, l'avvocato Biagio Tempesta, a palazzo di Giustizia per il processo "Strinella 88". Una sortita dettata dalla circostanza di occupare una posizione scomoda: quella di legale di un imputato che, come dipendente del Comune dell'Aquila, al termine di un processo il cui esito è ormai scontato a favore degli imputati, potrà chiedere all'amministrazione il rimborso della parcella del suo difensore. Con un comportamento giudicato dai suoi colleghi "esemplarmente corretto", Tempesta ha rinunciato all'incarico comunicandolo alla Corte. All'inizio dell'udienza, quindi, il presidente Mario Fracassi ha dato atto della rinuncia di Tempesta al mandato "per motivi di opportunità", come ha scritto il sindaco nella sua comunicazione, e dell'assunzione della difesa di Rocchio da parte dell'avvocato Roberto Tinari, consigliere comunale dello stesso partito del sindaco, Forza Italia. (33)

Stavolta i guai non vengono dalla sua attività di avvocato. Il sindaco ed altri amministratori subiscono l'onta di un'incriminazione per la spinosa questione della gara d'appalto per l'impianto per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Così Antonio Di Muzio fa la cronaca di quella bufera giudiziaria sull'amministrazione comunale:

Il sindaco, cinque ex assessori comunali, due attuali assessori ed il consulente Gian Mario Baruchello subiranno il processo per presunti illeciti nell'espletamento della gara d'appalto per la realizzazione a Sassa dell'impianto dei rifiuti solidi urbani. Ieri intorno alle 18.30 il Gup, Giancarlo De Filippis, ha accolto le richieste del Pm, il Procuratore Nicola Trifuoggi, rinviando a giudizio tutti gli accusati. Il processo, fissato al 5 dicembre, si terrà per il sindaco Tempesta, per gli assessori all'Ambiente e all'Urbanistica, Fabrizio Fiore e Francesco Bonanni; per l'ex assessore nonché ex vicesindaco, Antonello Oliva e per gli ex assessori Nicola Iovenitti, Maurizio Michilli, Rodolfo Giacco e Maurizio Leopardi. Infine sotto processo è finito anche l'ingegner Gian Mario Baruchello che ha progettato l'impianto. Gli imputati sono accusati a vario titolo di abuso d'ufficio, turbativa d'asta e falso in atti pubblici. Il reato di abuso d'ufficio contestato al sindaco, a Oliva e agli ex assessori, fa riferimento ad una delibera approvata dalla Giunta comunale sull'affidamento dell'incarico di progettista a Baruchello, il quale secondo il Pm non era abilitato alla progettazione di lavori pubblici. Inoltre, sempre secondo il Gup, tutti gli imputati "turbavano con mezzi fraudolenti la conseguente gara di appalto stabilendo requisiti per partecipare alla gara esorbitanti, anche se messi in relazione all'impianto progettato, sovradimensionato di circa il 50% rispetto alle esigenze della città e con un costo di realizzazione sovrastimato del 30% circa, e, rispetto a quelli corrispondenti alle esigenze reali, del 90% circa".

Ieri durante l'udienza dal Gup, l'ex vicesindaco Oliva ha fatto dichiarazioni spontanee discolpandosi e spiegando che nella prima seduta per l'approvazione della delibera non c'era, mentre nella seconda furono approvati ben 26 emendamenti in 45 minuti. (34)

Ma alla prima udienza davanti al Tribunale, il collegio giudicante (Giuseppe Romano Gargarella presidente, Roberto Ferrari e Alfonso Grimaldi giudici) annulla la decisione del Gup per vizi procedurali. Tutto da rifare. Gianfranco Colacito così commenta in un articolo dal titolo "Giustizia deludente":

Processo rifiuti? Niente di fatto. Per motivi assolutamente ineccepibili e lacune procedurali, il fascicolo torna indietro, come nel gioco dell'oca, ritrovandosi nell'ufficio del Gup. Ovviamente il Gup non potrà essere lo stesso, se ne dovrà trovare un altro. Il nuovo magistrato dovrà studiare il ponderoso malloppo di carte e poi decidere. Tradotto in italiano, altri mesi e mesi, forse anni. Conosciamo i tempi della giustizia italiana. Sappiamo che la Procura, da quando c'era Trifuoggi, era una delle più "svelte" d'Italia. Ma oggi Trifuoggi non c'è più, è tornato nel faraonico palazzo di giustizia di Pescara, che sarà inaugurato ad aprile e- temono alcuni- sarà anche la sede di una futura clonazione della Corte d'Appello dell'Abruzzo. I magistrati in servizio oggi all'Aquila sono certamente degne persone, ma in sostanza il lavoro relativo al processo dei rifiuti si deve rifare non da capo, ma quasi. Sorvoliamo sulle incredibili carenze procedurali, sugli errori, sulle increspature che hanno costretto il tribunale a rimandare indietro il dossier. È incredibile che avvengano cose simili. Potrebbe sembrare a qualcuno che avvengono per poi costringere i tribunali a rinviare. Una tattica? No, impossibile, però il risultato concreto è il medesimo: come se fosse una tattica. Cosa pensa e non dice la gente? Che la giustizia, ancora una volta, è deludente. Lenta, elefantiaca, lessa tra rituali e procedure ottocentesche, per sua natura può incespicare in mille trabocchetti e fermarsi, restare impantanata.

Il cittadino voleva una sola risposta: gli imputati sono innocenti o colpevoli? Non l'ha avuta, come troppo spesso capita. Abbiamo sentito avvocati di parte civile sostenere che è meglio cosi, che passerà altro tempo, ma il risultato sarà migliore. Per noi e per tanta gente, le cose stanno diversamente. Lo Stato, il potere giudiziario, non hanno dato risposte. Gli aquilani non sanno se sono amministrati da persone pulite, innocenti (come questo giornale si è sempre augurato che siano), o da persone che hanno violato le regole. E continueranno a vivere in questo dubbio per chissà quanto altro tempo. Un altro dubbio riguarda l'impianto dei rifiuti: nessuno oggi sa quando e dove si costruirà. E neppure se si costruirà. O per quanto tempo si dovrà pagare caro e salato un servizio che altrove costa molto meno. Ma questo sarebbe il male minore. Il peggio è che nessuno sa, neppure gli imputati, quanto legittima sia stata la storia di questo impianto, insomma, nessuno sa niente di niente, e andiamo avanti. Non è la giustizia aquilana a suscitare delusione. È la giustizia italiana, è il Paese, è il complesso delle regole, dei meccanismi. Più tempo passa, e più comprendiamo che qui nulla è certo, nulla è trasparente, nulla è come nelle vere democrazie europee. Siamo disabili nel contesto europeo, o, come si preferisce dire oggi, diversamente abili. Ma a cosa? Non certo a scoprire, decisi e inflessibili, la verità delle scelte e delle azioni azioni politiche e amministrative. (35)



Note al testo


(1) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 1 aprile 2000 (torna al testo)
(2) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 2 aprile 2000 (torna al testo)
(3) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 25 agosto 1997 (torna al testo)
(4) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 23 dicembre 1997 (torna al testo)
(5) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 28 dicembre 1997 (torna al testo)
(6) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 12 gennaio 1998 (torna al testo)
(7) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 14 gennaio 1998 (torna al testo)
(8) Comunicato stampa segreteria Nello Mariani, 14 marzo 1998 (torna al testo)
(9) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 15 aprile 1998 (torna al testo)
(10) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 26 marzo 1998 (torna al testo)
(11) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 9 maggio 1998 (torna al testo)
(12) Lettere di Silvio Berlusconi, 22 maggio 1998, committente responsabile Vito Domenici (torna al testo)
(13) Il Messaggero, Cronaca d'Abruzzo, 4 giugno 1998 (torna al testo)
(14) Ibidem (torna al testo)
(15) Ibidem (torna al testo)
(16) Il Messaggero, Cronaca dell'Abruzzo, 8 giugno 1998 (torna al testo)
(17) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 9 giugno 1998 (torna al testo)
(18) L'Opinione, 5 gennaio 2002 (torna al testo)
(19) "Sguardi incrociati", Teleabruzzo, 8 maggio 2002 (torna al testo)
(20) Il Centro, Cronaca dell'Aquila, 28 maggio 2002 (torna al testo)
(21) Il Messaggero, Cronaca d'Abruzzo, 29 maggio 2002 (torna al testo)
(22) Il Messaggero, Cronaca d'Abruzzo, 28 maggio 2002 (torna al testo)
(23) Comunicato Ordine dei Giornalisti d'Abruzzo, 20 giugno 2002 (torna al testo)
(24) Vedi nota a pag. (torna al testo)
(25) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 15 luglio 1998 (torna al testo)
(26) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 7 gennaio 1999 (torna al testo)
(27) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 24 dicembre 1999 (torna al testo)
(28) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 10 agosto 2000 (torna al testo)
(29) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 31 dicembre 2000 (torna al testo)
(30) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 30 dicembre 2001 (torna al testo)
(31) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 23 dicembre 2002 (torna al testo)
(32) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 31 dicembre 2003 (torna al testo)
(33) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 26 marzo 1999 (torna al testo)
(34) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 2 ottobre 2003 (torna al testo)
(35) L'Opinione, 13 dicembre 2003 (torna al testo)