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1997 - RIFIUTI IN PARCHEGGIO

Da Tragnone a Fidel Castro

"Da Tragnone a Fidel Castro"
1992-2003: gli Eventi che Sconvolsero L'Aquila

Un Libro di Angelo De Nicola


Indice Capitoli

Prefazione | 1992 | 1993 | 1994 | 1995 | 1996 | 1997 | 1998 | 1999 | 2000 | 2001 | 2002 | 2003



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1997
Il candidato sindaco Antonio Centi, al Ridotto del Teatro comunale insieme con Walter Veltroni, nella campagna elettorale del 1998.



Da Tragnone a Fidel Castro
28 dicembre 1997, Ss. Innocenti martiri

Avevo sempre ammirato chi, in occasione del primo d'aprile, si prendeva gioco del prossimo, specie se il prossimo era il potente di turno, magari dalle colonne di un giornale normalmente serioso ed autorevole. Un sublime momento di democrazia, insomma, inventato o comunque da sempre celebrato dalla stampa anglosassone. Seppure in un solo giorno dell'anno, il potente può essere villaneggiato e deriso pubblicamente con il solo limite di restare nei confini del decoro e della decenza sia nel contenuto che nella forma.

Così, quando nel febbraio del 1996, mi venne affidata la responsabilità della redazione dell'Aquila del Messaggero, tra le primissime idee che misi in cantiere, quasi fosse una sorta di prova di forza anche con me stesso, fu un bel pesce d'aprile. Oltretutto, la scadenza era vicina. Perciò, quando l'allora segretario del Pds aquilano, Fulvio Angelini, passata la metà di marzo mi chiamò al telefono per suggerirmi un bel primo aprile magari al sindaco Antonio Centi, era assolutamente vera la risposta che gli diedi: già ci avevo pensato. Ed avevo già individuato l'obiettivo: proprio lui, il sindaco. Oltretutto, conoscendolo, sapevo di poter contare sulla sua sportività.

Il "pesce" lo cucinai al meglio delle mie possibilità sotto lo pseudonimo "Pas.Quino", ed ebbe l'effetto sperato di far colpo sull'opinione pubblica:

Il sindaco Centi a furia di parlare di Giubileo, è rimasto folgorato al punto da dichiarare l'intenzione di prendere i voti e di ritirarsi a vita monastica. Così, almeno, emerge da un carteggio riservatissimo tra il primo cittadino e l'arcivescovo Peressin, finito, in esclusiva, nelle mani del Messaggero... In una lettera, Centi spiega che i "frequenti contatti avuti negli ultimi tempi col mondo ecclesiastico e la sua spiritualità", lo hanno convinto della "inutilità delle cose materiali ed in particolare di questa mia fascia tricolore". Dopo alcuni richiami a San Francesco e Sant'Agostino, il sindaco conclude chiedendo "a Sua Eccellenza reverendissima la "benedizione" per fare il grande passo: abbandonare la vita materiale e prendere i voti non prima, però, di aver portato a termine la missione che il Divino mi ha comandato: esaltare, come sindaco, il Giubileo del Duemila anche all'Aquila".

Nella missiva di risposta, l'arcivescovo si dichiara entusiasta "del ritorno all'ovile della pecorella smarrita. "Ebbi modo di notare- si legge nella lettera- il repentino mutamento dell'animo del sindaco, quasi che una mano invisibile avesse lavato il rosso dalla sua anima che però è nata bianca e bianca tornerà". La missiva si conclude con l'auspicio che "in occasione del Giubileo, il sindaco sappia tradurre nei fatti la santità che ormai lo pervade". (1)

Centi si confermò sportivo. Ecco la replica che, stavolta, porta la mia firma come i successivi "pesci d'aprile" che ho sempre confezionato (tranne nel 1997: all'allora caporedattore abruzzese erano indigesti) tra i quali, quello che pare abbia avuto il maggior successo a giudicare dalle tantissime persone che me ne hanno parlato, ovvero quello del 2003 quando "rivelai" l'acquisto, da parte di uno sceicco, di tutta la neve ("La migliore del mondo") del Gran Sasso per farne delle piste da sci nel deserto:

Non se l'è presa. Anzi, quasi quasi s'è trovato a suo agio nei panni francescani di "padre Antonio". Il sindaco Centi, bersaglio del pesce d'aprile organizzato dal Messaggero, ha fatto buon viso a cattivo gioco. Ieri, sulle locandine delle edicole cittadine e sulla pagina dell'Aquila, il Messaggero aveva rivelato un carteggio "riservatissimo" tra il sindaco e l'arcivescovo nel quale il primo cittadino, "folgorato sulla strada del Giubileo" sollecitava la benedizione del prelato per poter prendere i voti ed entrare in convento. Uno scherzo, ovviamente, dai toni volutamente esagerati tipici del primo d'aprile. Ma, paradossalmente, a molti è parsa una notizia pienamente credibile.

"Buongiorno, sono padre Antonio". Così il sindaco ha esordito la telefonata, ieri mattina, alla redazione del Messaggero. "Stamane- ha raccontato Centi- mi, sono recato di buon'ora in banca, alla Cassa di Risparmio dell'Aquila. Un impiegato, con aria seria, mi ha riconosciuto e mi ha detto: "Per i monsignori c'è uno sportello privilegiato". Sono rimasto di stucco. Poi, letto il Messaggero, ho capito tutto e mi sono fatta una grande risata. Complimenti, per la verve e la satira dell'articolo. No, non me la sono presa. Anche se, devo dire che la locandina ha finito col far diventare vera una notizia non vera. Una cosa, quest'ultima, che accade spesso".

Il "pesce" ha fatto il giro della città in un attimo. Tanto che quando il sindaco è arrivato in Municipio, molti dipendenti lo hanno salutato con un reverenziale "Buongiorno, padre Antonio". Dello scherzo, rilanciato ieri mattina dall'agenzia di stampa Agi, si sono occupate anche alcune trasmissioni radiofoniche nazionali che hanno intervistato il "sindaco santo". (2)

Riflettei solo successivamente che quella di Angelini era stata forse la prima mossa, non so se pienamente voluta ma comunque intelligente, per tentare di far risalire le quotazioni del primo sindaco comunista della storia cittadina (se si escludono i tre mesi di governo di Carlo Chiarizia, nel 1948) che molti, nemmeno a metà mandato, già avevano soprannominato "Svicolone". E non proprio affettuosamente.

L'onda lunga del dopo "Mani pulite" che, nel 1994, aveva certamente favorito l'elezione di un sindaco Pds, almeno all'Aquila si è esaurita in breve tempo. Non solo. Sono questi gli anni nei quali, in città, esplodono quei problemi (soprattutto sul fronte dell'occupazione) che successivamente stringeranno d'assedio un territorio che s'è sempre riempito la bocca di una vocazione al turismo ed alla cultura senza essere poi capace di darle davvero sfogo e sviluppo. È già crisi, dunque. Centi, che i suoi "polli" li conosce per essere da tempo sulla breccia nella scena della politica, in occasione del bilancio di fine anno, diffonde un messaggio agli aquilani in cui "promette che nel 1997 voleremo alto":

Carissimi cittadini, sono particolarmente lieto di formularvi questi auguri, soprattutto perché posso confermare che nel '96 la città ha registrato progressi evidenti e documentati soprattutto al '95. Cosa questa che emerge chiaramente dai dati della settima indagine sulla qualità della vita, relativa al '96, effettuata dal "Sole 24 ore" e che disegna il panorama delle 103 province italiane. E L'Aquila, in quanto capoluogo, ha svolto un ruolo essenziale nella determinazione di questo successo. Nel quadro generale, la nostra realtà ha raggiunto una posizione più lusinghiera, collocandosi al 43.mo posto, risultando di gran lunga la migliore nella nostra regione e distanziando tutte le altre realtà abruzzesi da 21 a 29 posizioni. L'Aquila poi è stata l'unica in Abruzzo a segnare un miglioramento della posizione nel '96 rispetto al '95 (dal 45.mo al 43.mo posto). Non basta. L'Aquila è risultata una delle migliori del Mezzogiorno, anche rispetto a grandi città come Napoli (scesa dal 92.mo al 94.mo posto). Senza considerare che, e dobbiamo essere orgogliosi, siamo finiti davanti a consolidate realtà nazionali come Pavia, Genova, Milano, Torino e così via. Anche nel dettaglio della rilevazione elaborata dal "Sole", si scopre che la nostra città ha avuto ottimi piazzamenti. Nel campo dei servizi dell'ambiente L'Aquila è posta avanti a tutto il resto d'Abruzzo. Una chiara risposta ad un certo giornalismo nazionale scritto (vedesi "Il Giornale") e radiotelevisivo (Rai nazionale) che, in modo anche abbastanza impreciso su argomenti come il randagismo ed il maltempo, ha tentato di offuscare l'immagine della città e di compromettere il suo slancio, forse perché ciò dà fastidio a qualcuno. Un tentativo mal riuscito, visto che quello stesso slancio, frutto di un'oculata politica amministrativa che ha permesso all'Aquila di tornare in corsa, è confermato da cifre incontestabili. Anche in questo settore, nel quale risulta chiaro che le difficoltà si riscontrano ovunque, occupiamo un posto avanzato rispetto a importanti centri nazionali come Firenze, Torino, Perugia, Prato, Rimini e Pavia. È altresì significativo che, per quanto riguarda la sicurezza del cittadino, L'Aquila è stata collocata al 12.mo posto, guadagnando 5 posizioni rispetto al '95. Rilevante inoltre la posizione nel campo delle attività sociali e culturali. Il riepilogo nazionale sul tempo libero si colloca al 36.mo posto ed è altrettanto sintomatico il 44.mo posto nell'ambito dell'associazionismo, con una percentuale superiore alla media nazionale.

Vi rivolgo un augurio particolare per il '97, cari cittadini, affinché si abbia fiducia in noi stessi e nell'azione politica dell'amministrazione comunale, che fra immense difficoltà grazie ad un operato accorto e dinamico allo stesso tempo, sta fornendo il suo contributo per far uscire la città dal suo atavico immobilismo, permettendo all'Aquila di appropriarsi del suo giusto ruolo di città tra le più importanti del Paese. Dal canto mio, prometto fin d'ora di voler volare alto nel 1997, insieme a tutta l'amministrazione e gli organi istituzionali del Comune. Ciò in ragione della nostra ferma volontà di continuare a sostenere lo sviluppo della città per i grandi progetti, senza comunque dimenticare i problemi ordinari e quotidiani. Nessuno deve essere portato a pensare che avere una visione strategica del progresso della città significhi astrarsi dalle difficoltà di tutti i giorni, come ad esempio occuparsi di illuminazione pubblica e di strade. Concludo, cari cittadini, con un altro esempio del progresso della realtà aquilana. Nell'ambito degli affari e del lavoro abbiamo scalato una posizione (del resto, come reddito pro capite siamo i primi in Abruzzo, con una situazione vicina alla media nazionale). Ci troviamo ancora in basso in questa classifica e perciò non si può essere ancora pienamente soddisfatti. Ma per me si tratta comunque di un risultato molto incoraggiante, perché si dimostra la validità dell'impostazione dell'amministrazione per favorire lo sviluppo della città nel settore delle tecnologie e dell'industria. Il percorso seguito dall'amministrazione, dunque, comincia a dare dei risultati riconosciuti anche a livello nazionale. In relazione a ciò, cari cittadini, voglio dirvi che L'Aquila non rimarrà nell'immaginario collettivo solo quale città di uffici, ma è destinata ad avere una visibilità di città di aziende, di slancio imprenditoriale, di ambiente, di cultura e di ricerca scientifica. (3)

* * * *

Slancio o no, dopo tre anni di governo cittadino, la ricandidatura di Centi è ampiamente messa in discussione dal centrosinistra. Un centrosinistra che dà l'impressione di aver già "mollato" il proprio sindaco sia a livello locale ("Questo è un Consiglio comunale di straccioni" sbotterà Centi in occasione della discussione sul bilancio ), che a livello regionale tanto che il primo cittadino aquilano è costretto a "marciare" contro la Regione, amministrata dal centrosinistra, per l'annoso e mai risolto problema dello squilibrio tra costa ed aree interne. Ecco come mi rispose un infuriato Antonio Centi:

"Stamane, all'inaugurazione della nuova centrale eolica a Collarmele, tutti i sindaci della Marsica si sono dichiarati d'accordo con me: la Regione Abruzzo sta mortificando le aree interne a vantaggio della costa". Il sindaco Antonio Centi, progressista targato Pds, non ci sta a sentirsi accusato di essere campanilista per aver scritto una dura lettera al presidente della Regione, Antonio Falconio. Una lettera in cui, prendendo spunto dalla polemica sulla presunta localizzazione a Montesilvano invece che all'Aquila di un Centro di Astrofisica, Centi ha colto l'occasione per "esternare a questo punto il mio forte disagio nel verificare che in realtà negli ultimi tempi l'asse della politica regionale si è fortemente squilibrato a danno delle zone interne ed in particolare in quello della provincia dell'Aquila".

Domanda. Allora sindaco, la accusano di aver fatto la solita sparata campanilistica...
Risposta. Non si può ridurre ad una bega tra comari un problema nodale per il futuro dell'Abruzzo interno. Io, vista anche la mia carica di presidente regionale dell'associazione dei Comuni Anci, non intendo sottrarre ad altre zone della nostra regione le legittime attese di sviluppo: questo sì sarebbe becero campanilismo. Anzi, diamo a Cesare quello che è di Cesare: ben vengano fondi per il porto di Pescara o per l'aeroporto "Liberi". Siamo di fronte ad una visione fortemente squilibrata dello sviluppo dell'intero territorio che in passato non sarebbero mai accaduti.

D. Cosa fa, sindaco, rimpiange il "regime" della Dc?
R. In Abruzzo, con tutti i giudizi negativi che si vogliono esprimere nel merito della azione della Dc, non si può tuttavia non ricordare come difficilmente potevano andare in porto azioni politiche di forte squilibrio territoriale. E ciò anche perché il più forte partito della sinistra abruzzese era molto attento a non sconvolgere le aspirazioni di tutti i territori. Quando, per responsabilità di una dirigenza non locale, il Pci modificò tale responsabile atteggiamento, si ebbero le famose conseguenze del febbraio 1971.

D. Lei rievoca i fantasmi della guerra per il capoluogo. A suo giudizio, c'è un pericolo di esasperazione degli animi nella popolazione?
R. Ritengo di sì. Non dimentichiamo che le zone interne vivono con maggiore drammaticità i gravi problemi dei nostri giorni. Uno per tutti la disoccupazione. A maggior ragione, dunque, occorre una politica non miope che impedisca pericolose esasperazioni. (5)

* * * *

Nel mentre il 1997 sta volgendo al termine, la ricandidatura appare per Centi quasi un miraggio. "Sogno di fare il sindaco del Duemila", così titolai l'intervista "al caminetto" di fine anno:

"Sono stati anni di una fatica immane, durante i quali ho dovuto rinunciare a tutto. Anche perché, se per esempio mi reco ad acquistare il dopo-barba, mi sembra quasi che stia rubando del tempo a ciò che devo fare per la collettività. Mi piacerebbe, dopo tanto lavoro, veder realizzato quanto la mia amministrazione ha lavorato per costruire. Sì, non lo nego, il mio sogno è di essere il sindaco del Duemila".

Appare più stanco dell'anno passato ma non per questo meno determinato il sindaco Centi nell'affrontare la tradizionale intervista di fine anno col Messaggero. E siccome la fine di questo 1997 coincide, ormai, con la fine della legislatura, tirare le somme diventa ancor più significativo. Anche se gran parte dell'interesse è concentrato sulla ricandidatura.

Domanda. Sindaco, si ricandida o no?
Risposta. Non c'è ancora l'ufficialità ma da quanto verifico all'interno dell'Ulivo, ed anzi di un Ulivo "allargato", c'è convergenza attorno a questa ipotesi. Forse proprio perché è stato compreso lo sforzo fatto dalla mia amministrazione di programmare grandi scelte, liberandosi dalle zavorre del passato, per costruire la città del Duemila. D'altra parte, le recenti vittorie elettorali dei sindaci ricandidati dimostrano che è giusto ed opportuno che un primo cittadino possa percorrere l'intero iter delle due legislature che la legge gli consente perché sarebbe davvero difficile, in soli quattro anni e visti i tempi ancora troppo lunghi della burocrazia, realizzare un programma valido.

D. E se l'Ulivo dovesse puntare su un altro "cavallo", lei come si regolerebbe? Si ricandiderebbe da solo?
R. È un'eventualità che al momento non calcolo.

D. Veniamo al bilancio. Un anno fa, nell'intervista al Messaggero promise l'apertura del megaparcheggio e vantò ottimi risultati nella lotta alla disoccupazione...
R. Ribadisco che farei carte false per poter essere il sindaco che taglia il nastro del megaparcheggio, un'opera giustamente tanto attesa dai cittadini e per di più indispensabile per sbloccare l'avvio del piano traffico che è praticamente ultimato. Detto questo, non posso nascondere che abbiamo perduto un altro anno. Evidentemente, gli intoppi burocratici sono stati tali e così complessi che è stato necessario del tempo. Comunque, il presidente dell'Asm, Carmine Ricci, proprio sul Messaggero ha comunicato che a breve la struttura potrà aprire. Evidentemente, siamo riusciti a superare tutti i problemi.

D. E l'occupazione...
R. A parte il caso del "Calzaturificio", una ferita che stiamo cercando di suturare con due insediamenti da 35 posti l'uno sempre nel settore calzaturiero, i livelli sono rimasti stabili e francamente già questo, visto il panorama nazionale, mi sembra un buon risultato. Comunque, abbiamo fatto una stima che circa 4-500 posti di lavoro saranno attivati entro il 1998 per il potenziamento di alcuni insediamenti esistenti e l'arrivo di nuovi. E a costo di finire sott'inchiesta, siamo uno dei Comuni in cui le concessioni edilizie per nuovi insediamenti hanno una corsia preferenziale.

D. Le "zavorre" del passato: a cosa si riferiva?
R. Al fatto che non sono state fatte scelte. Quella della discarica è la prima scelta strutturale che è stata compiuta. "La Cona", chi ben ricorda, fu una localizzazione temporanea. Stesso discorso per il canile municipale, finalmente localizzato. Eccola la immane fatica: superare tutti gli ostacoli burocratici, recuperare ciò che non è stato fatto in passato, convincere le popolazioni della bontà delle scelte, affrontare eventuali ricorsi amministrativi. Ci vogliono anni! Ecco perché sogno di esserci.

D. Grandi progetti ed idee, ma i cittadini guardano spesso al lampione rotto sotto casa...
R. Anche sotto questo profilo abbiamo fatto molto. Addirittura, dopo anni, abbiamo ritrovato anche il senso estetico della città: basti pensare al rifacimento delle antiche "coste", ai continui lavori nel centro storico, ai restauri. A proposito, restaureremo anche la Fontana Luminosa con lo stesso sistema usato per le due fontane di piazza Duomo. Senza contare il grande centro polivalente che sta per sorgere a Paganica: uno spazio che servirà soprattutto ai giovani la cui voglia di organizzare concerti è stata di recente dimostrata dallo straordinario successo della manifestazione "No playback".

D. Insomma, come dovrà essere questa città del Duemila?
R. Meno rancorosa, liberata dal mito di un grande passato, cablata, al centro di un polo di alta specializzazione scientifica e del sistema dei parchi. Spero davvero di essere il sindaco di questa città. (7)

* * * *

Il megaparcheggio di Collemaggio ("Farei carte false per tagliare il nastro") e la discarica localizzata a monte Manicola ("La prima scelta strutturale"): eccoli i due temi che contribuiranno, in maniera probabilmente decisiva oltre alla martellante opposizione soprattutto di Giorgio De Matteis e Antonello Oliva (i due "mastini" che aprirono la strada alla vittoria del centrodestra), a far perdere le elezioni all'uscente Centi al quale, turandosi il naso, un già troppo diviso centrosinistra decide di dare fiducia ricandidandolo. Due temi, il megaparcheggio e monte Manicola, che hanno condizionato la vita aquilana dell'ultimo decennio di fine secolo così come l'inizio del Terzo millennio.

La questione del megaparcheggio, davvero nodale se si vuole capire la storia recente aquilana, si divide in tre fasi-tronconi: la progettazione ed approvazione dell'opera; l'inchiesta giudiziaria (o meglio le inchieste) e l'attivazione. Antonio Centi ha attraversato trasversalmente, spesso tra i prim'attori, tutte e tre le fasi non riuscendo però a coronare il suo sogno di tagliare il nastro. Stessa sorte è toccata al suo successore, Biagio Tempesta che, comunque, ha avuto la soddisfazione di aprire la struttura.

Centi, ad esempio, era presente mentre Tempesta non c'era alla famosa seduta del 22 luglio del 1987 nella quale il Consiglio comunale fu chiamato a ratificare la deliberazione della Giunta comunale n. 933 del 15 maggio 1986 dal titolo "Costruzione di parcheggio e terminal autolinee nel vallone di Collemaggio con pedonalizzazione meccanizzata del centro storico, primo tronco, convenzione con la Alosa Spa". Alla determinante seduta su un tema che ha già sollevato feroci polemiche, sono presenti solo 14 consiglieri su 40 (l'assenteismo vero e-o strumentale non è, dunque, un problema di oggi). All'appello nominale rispondono, insieme con il sindaco (che allora presiedeva anche l'assise) Enzo Lombardi, gli assessori (che allora potevano anche essere contemporaneamente consiglieri) Franco Mucciante e Marino Volpe per la Dc, Pasquale Corrieri per il Psi e Francesco Giugno per il Psdi (sono assenti, invece, gli assessori Giampaolo Arduini, Giovanni Giuliani che non parteciparono nemmeno alla seduta di Giunta in questione, nonché Carlo Iannini e Romano Ferrauto); sono inoltre presenti i consiglieri di maggioranza Domenico Barone, Goffredo Palmerini, Giuseppe Placidi, Domenico Ragone e Roberto Spagnoli (assenti, invece: Giampiero Berti, Mauro Chilante, Tonino De Paulis, Umberto Di Prospero, Elda Fainella, Romano Fantasia, Umberto Giammaria, Ermanno Lisi, Enzo Luzi, Filippo Palumbo, Ettore Pietrosanti, Romeo Ricciuti, Gianfranco Sciarra, Marcello Verderosa, Alvio Vespa). Per l'opposizione rispondono sì all'appello: Edoardo Caroccia, Antonio Centi, Carlo De Matteis e Emilio Nurzia, tutti del Pci, (assenti, invece: Loretta Del Papa, Giorgio Iraggi, Ernesto Palmerini, Biagio Tempesta, Paolo Vecchioli, Stefano Vittorini, Mauro Zaffiri).

Al momento della votazione si allontana Mucciante. Restano 13 consiglieri: "Con 9 voti favorevoli e 4 astenuti (gruppo Pci) espressi per alzata di mano" si delibera "di ratificare ad ogni effetto di legge, la deliberazione della Giunta municipale di cui in narrativa" (9).

Proprio su quella delibera di Giunta, un anno e mezzo dopo il passaggio in Consiglio, viene aperta la prima inchiesta. Scrive Sandro Marinacci:

L'inchiesta avviata dalla magistratura sul megaparcheggio di Collemaggio fa segnare una svolta. Il Procuratore della Repubblica, Mario Ratiglia, ha emesso un pacchetto di comunicazioni giudiziarie all'indirizzo del sindaco Enzo Lombardi, del vicesindaco Romano Ferrauto (e assessore all'Urbanistica), e a carico di altri quattro assessori comunali: Francesco Giugno, Marino Volpe, Carlo Iannini e Pasquale Corrieri. Una settima comunicazione giudiziaria è stata emessa a carico di Franco Mucciante, assessore ai Lavori pubblici all'epoca dei fatti. Altre due comunicazioni, infine, hanno raggiunto Francesco Irti e Dante Rossi, legali rappresentanti rispettivamente delle società Irti e Alosa, imprese consociate per la realizzazione del parcheggio finanziato attraverso la legge 64. I reati ipotizzati sono il concorso in interesse privato in atti d'ufficio continuato, e truffa aggravata.

L'attenzione del magistrato si sarebbe appuntata su una delibera del 1986 con la quale si definì la convenzione con l'Alosa. Quella convenzione fu piuttosto chiacchierata, giacché prevedeva condizioni molto favorevoli alla società. Fra le altre cose prevedeva i prezzi vigenti nel 1981 nella Regione Campania, i più alti in assoluto. A Viterbo, dove l'Alosa sta realizzando anche lì un parcheggio, i prezzi previsti dalla convenzione con quella amministrazione comunale fanno parte del prezziario della Regione Lazio.

Un'altra originalità di quella convenzione prevedeva una revisione prezzi a partire dal giungo 1987, al di là dell'avvio dei lavori. Tanto discutibile era quella convenzione che la stessa amministrazione comunale corse in parte ai ripari, sottoscrivendo con l'Alosa una seconda convenzione, nel settembre del 1988, nella quale si modificava la data della revisione prezzi a partire dall'inizio dei lavori.

Le comunicazioni giudiziarie sono state emesse a carico degli assessori che parteciparono alla seduta di Giunta che deliberò la convenzione con l'Alosa.

Sul parcheggio di Collemaggio c'è un'altra notizia. Il commissario agli Usi Civici, Ugo De Aloysio, ha respinto il ricorso della Lega Ambiente, dell'Arci e della famiglia Iorio, che ipotizzavano esistenza di vincoli nell'area del vallone. Il Commissario ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali (1,5 milioni di lire) ed al risarcimento dei danni (2 milioni) in favore del Comune. Danni derivati dal ritardo dell'inizio dei lavori. Il Commissario ha anche trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica perché verifichi eventuali valutazioni penali del comportamento dei ricorrenti, giudicato "surrettizio e strumentale per aver agito con malafede e colpa grave".

In una dichiarazione rilasciata all'Ansa il sindaco Lombardi si dice "sconcertato dall'iniziativa della magistratura. L'unico punto sul quale il Procuratore può aver posto l'attenzione- continua la dichiarazione di Lombardi- può essere la delibera del 15 maggio 1986, ma quella era solo un delibera di massima che doveva servire a rendere esecutivo il progetto con la presentazione degli elaborati per accedere ai finanziamenti della 64. Se non l'avessimo fatto avremmo perso quei finanziamenti". (10)

L'inchiesta dura circa un anno e mezzo e, dopo la cosiddetta formalizzazione, passa anche di mano: dal Procuratore Mario Ratiglia al Giudice istruttore Romolo Como. Il quale, nel giugno del 1990, chiude il caso con una sentenza istruttoria destinata a far discutere. Poiché, tra l'altro, vi si legge:

Non può allo stato ritenersi sussistano i presupposti per il proscioglimento nel merito, non essendo stato il procedimento completamente istruito sul punto e non assumendo carattere di evidenza gli elementi di prova già in atti o la stessa formulazione dell'accusa per una declaratoria con le specifiche formule "il fatto non sussiste" o "l'imputato non lo ha commesso" ovvero "il fatto non è previsto dalla legge come reato" (art. 152 cpv. cpp abrogato). Va poi rilevato che l'ipotesi di reato contestata al capo A) come interesse privato in atti di ufficio secondo lo schema normativo dell'art. 324 cp risulta espressamente abrogata dall'art. 20 della legge 86/90, per cui il fatto non è più previsto come reato da nessuna disposizione di legge. In ogni caso, non si potrebbe diversamente qualificare il fatto, ricomprendendolo nella rubrica dell'art. 323 (abuso d'ufficio) comma secondo nella nuova formulazione data dalla medesima legge n. 86, sia perché risulta diversa la fattispecie criminosa rispetto a quella contestata agli imputati, sia perché è prevista una pena (nel minimo) più severa in confronto a quella dell'abrogato art. 324 e quindi non applicabile a fatti commessi prima della entrata in vigore della legge modificatrice. E se in ultima ipotesi si volesse qualificare il fatto come abuso non aggravato (e punito con pena minore) ai sensi della prima parte dell'art. 323 nella nuova formulazione, il reato sarebbe compreso quoad poenam nel ricordato provvedimento di amnistia. (11)

Così Alessandro Orsini sintetizza quella decisiva sentenza:

È arrivata a conclusione, dopo circa un anno e mezzo, l'inchiesta della magistratura aquilana nei confronti di amministratori comunali e costruttori riguardo al megaparcheggio di Collemaggio. Il giudice istruttore, Romolo Como, ha infatti emesso la sentenza istruttoria nella quale, accogliendo le richieste formulate nei giorni scorsi dalla Procura della Repubblica nella requisitoria, ha deciso che non si farà nessun processo. Il sindaco Enzo Lombardi, il vicesindaco Romano Ferrauto, gli assessori Carlo Iannini, Mariano Volpe, Pasquale Corrieri, Francesco Giugno, l'ex assessore Franco Mucciante e gli amministratori delle ditte Irti (Francesco Irti) e Alosa (Dante Rossi) sono stati tutti prosciolti dall'accusa di interesse privato in atti d'ufficio "perché il fatto non costituisce reato" essendo stato estinto di recente da una nuova legge. Per quanto riguarda invece la seconda imputazione, la truffa, per gli stessi il giudice ha deciso di non doversi procedere essendo lo stesso reato coperto da amnistia.

Nessun processo, quindi, nessun reato da perseguire. Ma l'inchiesta, originata in seguito ad un articolo del Messaggero, ha contribuito se non altro a fare chiarezza su alcuni punti controversi, come ad esempio la legittimità della variante al Piano regolatore e la regolarità delle autorizzazioni. La perizia tecnica, redatta dall'ingegnere romano Giorgio Cota su ordine del giudice, è servita poi anche a chiarire aspetti della convenzione tra Comune ed impresa Alosa che avevano fatto non poco discutere all'indomani dell'intesa.

Si è trattato di un'inchiesta avviata di gran carriera ed arenatasi ad un certo punto in pastoie procedurali che hanno fatto perdere tempo, con passaggi di mano tra Pm e giudice istruttore. Ma alla fine, dopo la perizia e la legge che ha abrogato il reato di interesse privato previsto all'articolo 324 del codice penale, tutto è scivolato via celermente.

Anche per quanto riguarda la truffa, infatti, il magistrato ha ritenuto di dover applicare subito l'amnistia, senza entrare nel merito specifico dei fatti, per i quali ci sarebbero dovuti essere probabilmente altri accertamenti. L'amnistia, che in fondo tende a "pulire" i tavoli dei magistrati il più possibile, ha tagliato, come si dice, la testa al toro. Né ci si potrà più tornar sopra, vista l'irrinunciabilità del provvedimento di clemenza dopo la sentenza istruttoria (12).

Tutt'altro che una piena assoluzione, dunque. Tre anni dopo, lo stesso magistrato, diventato nel frattempo Giudice per le indagini preliminari, riapre l'inchiesta. Scrive ancora Alessandro Orsini:

Il megaparcheggio torna ufficialmente nel mirino della magistratura. I primi atti del sostituto procuratore Fabrizio Tragnone che avevano fatto pensare ad una riapertura delle indagini, come anticipato qualche settimana fa dal Messaggero, hanno convinto il Gip, Romolo Como, che ha disposto l'effettiva riapertura delle indagini.

La Procura insomma torna a lavorare, stavolta su presunte irregolarità nell'assegnazione dell'appalto, nella redazione del progetto e nei lavori per la costruzione del parcheggio a tre piani nel vallone di Collemaggio con un terminal per gli autobus. Sì, torna al lavoro. Perché già quattro anni fa l'allora capo della Procura, Mario Ratiglia, iniziò ad indagare su quell'imponente opera, finanziata con oltre 60 miliardi di lire. Un'opera che fu avversata da numerose forze politiche anche in sede di giudizio amministrativo e sugli usi civici. Un'opera da sempre vista con sospetto, tanto che all'inizio degli scandali di Tangentopoli a Milano ci fu chi, nel muro di cinta del cantiere, scrisse un eloquente "Di Pietro pensaci tu!".

L'inchiesta venne archiviata nel giugno del '90 dal dottor Romolo Como, allora nelle vesti di giudice istruttore. Fu una sentenza di "non doversi procedere" nei confronti dei nove sotto inchiesta. Il reato di interesse privato era stato infatti abrogato per legge, mentre la truffa era coperta dall'amnistia: un proscioglimento obbligato, scrisse il giudice istruttore in sentenza, nonostante le indagini non fossero concluse.

Ora si riparte da capo, anzi si è già ripartiti. Con un Pm diverso, il dottor Tragnone, e con lo stesso giudice preliminare, il dottor Como. Il quale deve aver considerato che gli atti presentatigli dal Pm nella richiesta di riapertura dell'inchiesta possono avere qualche sbocco. Che cosa ha in mano il dottor Tragnone per ritenere di poter riprendere ad indagare? Difficile dirlo anche se il magistrato ha interrogato una delle persone già sottoposte ad indagini nella precedente inchiesta. Si tratta del dottor Dante Rossi, chiamato come testimone, quindi senza avvocato, ed ascoltato per quattro ore. Tragnone avrebbe ripreso ad indagare in seguito ad un esposto che pare abbia riferito il contenuto di una telefonata intercettata che sarebbe assai interessante. Sicuramente però Tragnone in queste settimane deve aver aggiunto qualche altro tassello. Ed altri conta di aggiungerne continuando ad indagare. (13)

Ma anche questa seconda inchiesta langue. Tanto che cinque consiglieri comunali di Convenzione democratica (Francesco Aloisio, Paolo Aloisi, Massimo Cialente, Antonello Lopardi e Luciano Fabiani) scrivono una lettera-appello a Antonio Di Pietro:

Signor Procuratore, a seguito della decisione della Giunta municipale dell'Aquila, adottata con deliberazione n. 933 del 15/5/1986 e della deliberazione del Consiglio comunale n. 573 del 1.9.1986, di realizzare un'imponente opera pubblica (48 miliardi all'epoca) con finanziamento per l'80% dal "Fio" a mezzo concessione a un raggruppamento di imprese ("Alosa Spa" di Roma e "Iniseo Irti" Spa dell'Aquila), furono avanzati alcuni esposti alla Procura della Repubblica dell'Aquila avverso tale decisione, relativi a diverse presunte irregolarità degli atti deliberativi. Il Procuratore Capo dell'epoca, dottor Ratiglia, ritenne di aprire procedimento penale nei confronti dei legali rappresentanti delle società concessionarie, del sindaco e dell'intera Giunta municipale dell'epoca, per i reati di interesse privato e truffa. Il 4 giugno 1990 il Giudice istruttore dottor Romolo Como ha pronunciato la sentenza (in allegato) con la quale dichiara "non doversi procedere nei confronti degli imputati in ordine all'imputazione di cui al capo B) per essere il reato estinto per intervenuta amnistia e in ordine alla imputazione di cui al capo A) perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato".

Tale sentenza istruttoria, attenendosi alle disposizioni recate dal D.P.R. 75 del 12.4.90 e dalla L. 86 del 26.4.1990, accoglie la richiesta del Pm di "immediata declaratoria di proscioglimento per estinzione del reato in virtù di amnistia per la ipotesi di truffa e con la formula piena per la ipotesi di interesse privato in atti di ufficio" anche se il Giudice istruttore osserva che "le motivate osservazioni" del Pm "non possono che essere condivise, pure in una fase che potrebbe non essere conclusiva della istruzione" e, poco dopo, in ordine all'applicazione dell'amnistia, "né d'altra parte allo stato può ritenersi sussistano i presupposti per il proscioglimento nel merito, non essendo stato il procedimento completamente istruito sul punto".

Nel corso dell'inchiesta denominata "Mani pulite", notizie di stampa hanno informato del coinvolgimento nella stessa della Lodigiani Spa, socia della Alosa Spa (Astaldi, Lodigiani e Salvi), inducendo il gruppo consiliare comunale "Convenzione democratica" a chiedere al Procuratore dottor Ratiglia di completare l'istruttoria a suo tempo non completata, avvalendosi anche della Procura di Milano per acquisire elementi da parte dell'imputato. Il Procuratore dottor Ratiglia non risulta abbia raccolto l'invito, poi è sopravvenuta la sua scomparsa. In proposito il Gruppo Federalista Europeo alla Camera dei Deputati ha anche formulato un'interpellanza al Ministro di Grazia e Giustizia, tuttora priva di risposta.

In tempi più recenti e sempre da notizie di stampa, abbiamo appreso che il Lodigiani, in merito alle sue affermazioni circa l'erogazione di somme ad alcune Confederazioni sindacali, ha citato come altro erogatore per lo stesso titolo la ditta Astaldi, con il che si completa la composizione societaria della Alosa Spa.

Signor Procuratore, i sottoscritti consiglieri comunali sono stati eletti nel 1990 nella lista denominata "Convenzione democratica" che presentava candidati iscritti al Pds e cittadini non iscritti ad alcun partito o allontanatisi da tempo dal Psi, dalla Dc e da altri partiti tradizionali. Stanno combattendo una difficile battaglia in termini politici e assistono esterrefatti a uno stillicidio di avvisi di garanzia per reati urbanistici e altre piccole malefatte da parte di una Procura che non sembra intenzionata a far chiarezza su questi ma ancor più su ben più gravi episodi, come quello che Le abbiamo descritto, mentre l'opinione pubblica, disorientata, sta perdendo ogni fiducia e ogni rispetto per le istituzioni democratiche.

In questi giorni si sono verificati arresti di sindaco e assessore in carica, per reati che, se commessi, dimostrano lo scadimento della situazione, ma sono paragonabili a furti di galline, lasciando (tra quanto tempo?) lacerazioni e dubbi nella società. Nel frattempo le forze politiche "fanno quadrato" ed espongono al ludibrio l'Istituzione. Tutte queste iniziative giudiziarie nascono da esposti di privati cittadini e non dall'opposizione consiliare, che cerca di operare avvalendosi degli strumenti della democrazia politica.

Ci rivolgiamo a Lei perché dalle informazioni che Ella può attingere sulla vicenda scaturisca una parola conclusiva sulla specifica vicenda giudiziaria e si possa finalmente andare avanti nella ricostruzione politica dell'amministrazione comunale di questa povera città. Siamo fiduciosi che Ella interpreti nel senso giusto questa nostra richiesta e possa contribuire, con la chiusura di un pesante dubbio, a restituire fondamenta sane alla convivenza cittadina. (14)

Anche l'inchiesta- bis finisce in archivio. E nonostante le ripetute promesse di Centi, con tanto di sopralluogo alla struttura, il megaparcheggio resta chiuso. Lo aprirà Tempesta ma solo alla fine del suo primo mandato, nel maggio 2002, ovvero sedici anni dopo (quando, ormai, di "mega" alla struttura sarà rimasto soltanto il nome) la decisione della Giunta Lombardi. Il quale non mancò di criticare i suoi due successori. Scrivo:

Megaparcheggio di Collemaggio, nuovo atto. E mai che fosse una puntata di notizie buone per gli aquilani che, invece, attendono invano da anni la lieta novella dell'apertura. A parlare, ieri, è stato l'ex sindaco Enzo Lombardi (oggi consigliere comunale Udr) che può considerarsi, e lo ha rivendicato, uno dei "padri" dell'opera. In una lunga conferenza stampa, Lombardi ha in sostanza detto che, dal 1995 in poi, sono state prese soltanto scuse per non aprire la struttura: "Se fossi stato sindaco- ha detto-, il megaparcheggio oggi sarebbe attivato da anni. Hanno cercato in tutti i modi di mettermi i bastoni tra le ruote con inesistenti accuse: l'inchiesta ci ha dato ragione e noi avemmo il coraggio di non bloccare un'opera che tutto il Consiglio comunale votò, l'allora comunista Centi compreso, che per questo perse il posto di capogruppo".

Sì, ma perché Centi prima e Tempesta dopo non avrebbero voluto e non vorrebbero tagliare il nastro dell'opera pubblica più attesa dai cittadini? Sono stati e sono degli inetti? O, peggio, sono stati e sono in cattiva fede? Di fronte a queste domande, Lombardi ha risposto che c'è stata sia inettitudine (specie nell'epoca Centi) che malafede (specie nei dieci mesi di Tempesta). Per spiegare l'inettitudine, l'ex sindaco ha ripercorso tutta la storia per sostenere, in particolare, che i collaudi sia statici che amministrativi furono definiti già nel 1995 e che, dunque, nulla impediva di perfezionare l'apertura. Nemmeno i problemi legati alla gestione. "L'Arpa che oggi vorrebbe tirarsi indietro- ha detto Lombardi- aveva invece sposato in toto la soluzione di realizzare nel megaparcheggio il terminal ed addirittura la sede degli uffici dell'Aquila. Operazione che avrebbe se non altro ripulito la città da scandalose stazioni di bus piazzate qua e là"". Quanto alla malafede, Lombardi ha citato l'emblematico caso del collettore fognario. "Tempesta- ha detto l'esponente dell'Udr- in conferenza stampa "rivelò" di aver dovuto faticare per conoscere la situazione della pratica del megaparcheggio e che, così, scoprì l'esistenza di una "voragine" causata dalla rottura del collettore. Ebbene, io ho fatto una semplice richiesta che qualunque cittadino può fare in base alla legge sulla trasparenza e dal Comune in breve tempo mi sono state consegnate tutte le carte riguardanti la pratica. Quella poi della presunta voragine è il colmo. Già nel 1994, l'allora commissario Vincenzo Grimaldi segnalava la necessità urgente di consolidare tale collettore per evitare problemi tanto che qualche tempo dopo furono piazzati dei micropali. Il successivo crollo, niente di irreparabile, è della fine del 1997. Ebbene: cosa è stato fatto dal 1994 al 1997? E cosa è stato fatto dal 1997 ad oggi? Nulla".

Sì ma perché non si vuole aprire? Risposta di Lombardi: "Ci sono gli interessi di questo e quello e le cooperative di questo e quello. La verità è che l'opera è pronta dal 1995 ma ancora non apre". (15)

* * * *

L'altra grande sconfitta di Centi fu la questione della discarica comprensoriale che la sua Giunta individuò nella zona di monte Manicola, a due passi da Paganica. La decisione sollevò una sommossa popolare che, di fatto, creò un pericoloso precedente destinato a pesare su ogni scelta, impopolare quanto necessaria, che le amministrazioni comunali sarebbero poi state chiamate a prendere.

Negozi e scuole chiuse a Paganica- scrive Marcello Ianni in una delle tante cronache di quei giorni "caldissimi"-. Quella di ieri è stata una giornata convulsa. E quella di oggi s'annuncia una giornata ancora più tesa anche perché, con trepidazione si aspetta l'annunciata decisione del prefetto, Guido Iadanza. Se cioè optare per la linea dura oppure quella morbida contro i manifestanti.

Da giorni a Paganica si respira un'aria di "guerriglia passiva". Anche ieri è stata una giornata di protesta, di picchetti contro i tecnici del Comune che puntuali arrivano sui terreni per effettuare le misurazioni e puntuali i paganichesi alzano una "diga" umana. Tra il folto numero di persone sono arrivati anche l'avvocato Biagio Tempesta (candidato sindaco del Polo) ed il consigliere Luca Bergamotto (Rinnovamento Italiano). Presenze, queste ultime, duramente contestate dal sindaco Centi: "È vergognoso che si vuole strumentalizzare questa vicenda della discarica "tampone". Eppure, i cittadini di Paganica ogni giorno si ritrovano le strade pulite grazie al fatto che altre zone della città "sopportano" la discarica".

Ormai è una sommossa. "Ci devono passare sopra, ci devono calpestare. Andremo via solo con la forza". Questo il commento con cui esordisce Fernando Galletti, leader del comitato "No alla discarica". Una resistenza passiva con un nutritissimo schieramento di uomini e ragazzi che sorvegliano ininterrottamente i terreni che il Comune vorrebbe espropriare. I "guerriglieri" sono una cinquantina di persone munite di apparecchi ricetrasmittenti e telefonini cellulari per comunicare tra di loro. Le zone "off-limits" guardate a vista sono: la zona della Madonna delle Verdi, poi l'incrocio di Sant'Andrea, ed il boschetto San Valentino, quindi la zona del Colle, più il "quartiere generale" da dove da ieri sono state alzate sei tende e parcheggiati numerosi veicoli.

La protesta che va avanti da giorni è tenuta comunque sotto controllo dai carabinieri di Paganica che sono riusciti a mettere in pratica una difficile (e finora decisiva) opera di mediazione tra le parti. Anche ieri mattina alle 12 si sono presentati i tecnici per svolgere il lavoro, ma hanno dovuto nuovamente desistere perché bloccati dalla resistenza passiva dei paganichesi. Intanto sempre nella mattinata di ieri l'avvocato Silvio Tarquini, che assiste il Comitato, si è incontrato con Prefetto e Questore per avere delle risposte sui problemi riguardanti l'ordine pubblico: "Sono stati attenti e disponibili ad ascoltare- ha detto il legale-. Ora il Prefetto, dopo aver preso attenta visione degli atti deciderà il da farsi". (16)

Su questo tema, più che sugli altri, si svolge la campagna elettorale che darà poi la vittoria a Tempesta come ha poi dimostrato il successo di voti nella frazione paganichese, risultato decisivo.

La polemica politica la fa da padrona- commenta Alessandro Orsini- sull'emergenza- discarica. Attraverso il segretario provinciale Giuseppe Placidi ed il capogruppo Giorgio De Matteis, il Cdu ed il candidato sindaco del Polo, Biagio Tempesta, hanno sfidato il primo cittadino Centi ad un confronto pubblico sul problema discarica. "Un confronto pubblico per evitare demagogia e mistificazioni", ha incalzato De Matteis, secondo il quale Centi "deve spiegare chiaramente ai cittadini che stanno già pagando il prezzo, circa 3 miliardi, delle quattro proroghe all'impianto della "Cona": anche per quei soldi la colpa è dei paganichesi?". L'ex sindaco Placidi ha invece accusato Centi di "incapacità del controllo degli eventi", mentre Tempesta ha parlato di "terrorismo politico" messo in atto da Centi "che tenta di mettere alcuni cittadini contro altri cittadini", riferendosi a quelli di Paganica. "In attesa di risolvere definitivamente il problema discarica - ha concluso De Matteis - sfidiamo Centi a trovare un terreno su cui stoccare i rifiuti, con un costo di 800 milioni al posto dei miliardi che si spenderanno trasportando fuori l'immondizia".

Pronta la risposta di Centi. "Propongo al centrodestra di assumere il ruolo di mediazione tra l'amministrazione comunale ed i cittadini di Paganica. Intendo cioè prospettare ad An, Cdu, Ccd e FI di farsi carico responsabilmente di una posizione politica che non continui a mantenere in piedi l'illusione di poter cancellare la scelta di monte Manicola. Se il centrodestra non se la sente, la finisca di proporre fumisterie oppure, se in grado, proponga un altro sito praticabile in altra circoscrizione comunale, purché rispondente ai requisiti previsti dalla legge". (17)

In questo quadro, ovvero in una situazione sulla questione di monte Manicola completamente fuori dalla legge, l'intervista che il sindaco Centi mi concede, a soli due mesi dal voto, sembra quasi un canto del cigno:

"Nelle favole, quando i bambini attraversano il bosco, per farsi coraggio contro predatori e belve feroci, urlano a squarciagola. Ecco, questa impressione mi ha dato l'intervista rilasciata al Messaggero dall'onorevole Giovanni Dell'Elce che so essere persona assai garbata. Ha voluto gridare per darsi coraggio". Nel suo studio a Palazzo Margherita, il sindaco Antonio Centi, fresco ricandidato dall'Ulivo, nel tardo pomeriggio di ieri, si alzava e si sedeva, quasi a scatti, sulla sedia guardando l'orologio. Ma più che l'intervista, a rendere nervoso il primo cittadino era la preoccupazione "di dover affrontare l'assemblea pubblica più difficile di tutto il mio mandato". Quella nella tana del lupo, ovvero davanti all'intera popolazione della frazione di Paganica che da due mesi contesta ferocemente il fatto di dover ospitare la discarica-tampone.

Domanda. Sindaco, l'onorevole Dell'Elce l'ha data già per sconfitto?
Risposta. Il 24 maggio vedremo chi vincerà. Ma a parte le scontate previsioni di parte, Dell'Elce ed il candidato sindaco del Polo, Biagio Tempesta, anche lui di Forza Italia, nelle loro valutazioni in fondo mi hanno esaltato.

D. Esaltato?
R. Sì, Dell'Elce ha dichiarato che ho fatto solo politica. Sempre sul Messaggero, ieri, Tempesta ha detto che ho fatto solo il "capufficio". Ebbene: è proprio così. Ho cercato di fare politica ma, lavorando oltre dodici ore al giorno, ho cercato anche di dare riposte a quei problemi, anche minimi, che una macchina amministrativa arrugginita non riusciva a risolvere. Ho fatto il capufficio e non me ne vergogno. Anzi, per me questa "qualifica" ha la stessa importanza dell'incarico di coordinatore dei 200 sindaci di sette regioni di quell'area centrale che ha scoperto di potersi candidare al ruolo di "Locomotiva appenninica" e non farsi schiacciare da un'Italia Adriatica, un'Italia Tirrenica e un'Italia Padana. Questa è politica. Questo è fare tutto il possibile per ridare visibilità nazionale ed europea alla città dell'Aquila. Altro che chiacchiere.

D. Dell'Elce ha anche detto che la sua recente ordinanza che impone ai mendicanti di chiedere al Comune la licenza è "una cosa davvero ridicola"...
R. Lui la pensa così ma a me pare che l'iniziativa agli aquilani sia piaciuta e parecchio. Della questione s'è interessata proprio oggi anche la nota trasmissione di Canale 5 "Verissimo" nel corso della quale, il giudizio dato per strada dai cittadini è stato sostanzialmente positivo. Queste sono le iniziative che qualificano la nostra città a livello nazionale: difendere i bambini, non farli cadere nelle mani del racket che gestisce e controlla la mendicità. Guarda caso anche il Papa, l'altro giorno, ha lanciato un appello in tal senso.

D. E sulle accuse di non aver fatto nulla per l'occupazione?
R. Il problema è gravissimo ed ogni mattina è la mia prima preoccupazione nonché il mio primo impegno. Per quanto possa fare un sindaco, penso di aver dato il massimo soprattutto facendo giocare al Comune il ruolo di mediatore tra diverse iniziative e per la promozione di altre. Mi piace citarne una: il vertice per i cosiddetti "contratti di programma" che, d'accordo con i sindacati e con la Regione, abbiamo convocato per il prossimo 30 marzo. Per cercare di far incontrare realtà industriali grandi e medio-piccole al fine di creare indotto, abbiamo invitato: Italtel, Intercompel, Policarbo, Cst Bristol (la società che controlla la Tecnoelettronica), Alenia, Meltec e Elettronica aquilana. Quest'ultima, sulla quale mi sono impegnato allo spasimo, è il modello: lavorando per conto di Italtel e Alenia da 4 dipendenti è salita in poco tempo a 15. Dobbiamo proseguire così.

D. Tempesta sostiene che per il suo programma basta adottare quello presentato quattro anni fa da Centi visto che nulla è stato realizzato...
R. Veramente, secondo quanto ho letto, Tempesta sta attingendo a piene mani dal mio programma. L'idea, ad esempio, che ha lanciato, spacciandola per nuova, di costruire un teatro tenda non è altro che il centro polifunzionale che abbiamo già appaltato a Paganica. Ma a parte gli scopiazzamenti, il candidato del Polo dimostra di essere assai lontano dalle problematiche politiche. Ha sostenuto, per esempio, di voler realizzare un nuovo stadio. Ora, a parte che Tempesta dovrebbe meglio difendere quell'eccezionale monumento eretto dal Regime che è lo stadio "Fattori", struttura che oggi, grazie ad alcuni aggiustamenti, è pronta anche per la serie B, mi chiedo e gli chiedo: lo sa il candidato sindaco del Polo quanto sia difficile reperire finanziamenti per un'opera del genere? Lo sa che per semplici adeguamenti necessari ad adattare lo stadio del Castel di Sangro alla serie B, c'è voluto uno sforzo immane della Regione proprio per la difficoltà di reperire finanziamenti?.

D. Insomma, sindaco, allora vincerà lei?
R. Il 24 maggio vedremo chi vincerà. (18)



Note al testo


(1) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 1 aprile 1996 (torna al testo)
(2) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 2 aprile 1996 (torna al testo)
(3) Messaggio di auguri, 30 dicembre 1996 (torna al testo)
(4) Il Messaggero, Cronaca d'Abruzzo, 6 marzo 1997 (torna al testo)
(5) Il Messaggero, Cronaca d'Abruzzo, 11 giugno 1997 (torna al testo)
(6) Fu il presidente americano Franklin Delano Roosevelt ad inventare, nel 1933, le "conversazioni al caminetto", ovvero discorsi alla radio cosiddetti perché avvenivano nei pressi di uno dei camini della Casa Bianca. La definizione si è poi estesa ad un certo tipo di interviste (torna al testo)
(7) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 28 dicembre 1997 (torna al testo)
(8) Verbale di deliberazione del Consiglio comunale n. del registro 1353 (torna al testo)
(9) Ibidem (torna al testo)
(10) Il Centro, Cronaca dell'Aquila, 21 febbraio 1989 (torna al testo)
(11) Atti del procedimento n. 43/90 G.I. (torna al testo)
(12) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 6 giugno 1990 (torna al testo)
(13) Il Messaggero Cronaca dell'Aquila, 22 aprile 1993 (torna al testo)
(14) Lettera a Antonio Di Pietro, 30 agosto 1993 (torna al testo)
(15) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 4 aprile 1999 (torna al testo)
(16) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 12 febbraio 1998 (torna al testo)
(17) Il Messaggero, Cronaca dell'Aquila, 26 febbraio 1998 (torna al testo)
(18) Il Messaggero, Cronaca d'Abruzzo, 27 marzo 1998 (torna al testo)