Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 116

Michele Perruzza in ceppi

116. PERRUZZA, MAZZATA SULLE SPERANZE – 20. 2. 2002
Inammissibile. Una sola parola rischia di essere una pietra tombale sulle residue speranze di Michele Perruzza. La Cassazione ha respinto, dichiarandolo “inammissibile”, il ricorso proposto contro il no della Corte d’Appello di Campobasso sull’istanza di revisione del processo conclusosi con la condanna al carcere a vita.
La Suprema Corte, dunque, ha “benedetto” le scelta fatta dalla Corte di Campobasso (competente in questi casi, sul Distretto abruzzese) che, in sostanza, aveva stabilito che i nuovi indizi emersi in un procedimento “satellite” (davanti al Tribunale di Sulmona) non hanno il crisma della prova e, anche se lo fossero, non bastano a neutralizzare gli elementi a carico dell’ergastolano. …

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Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 65

Michele Perruzza

65. IL DNA LA PROVA REGINA – 13. 12. 1992
Quarantacinque pagine dopo le trentacinque del processo di primo grado e le centotre dell’Appello. Completo delle motivazioni della Corte di Cassazione, depositate l’altro ieri, va in archivio il fascicolo del delitto di Balsorano che si era aperto con mille pagine con cui il Pm, Mario Pinelli, chiese il rinvio a giudizio di Michele Perruzza.
Le 45 pagine firmate dal giudice Corrado Carnevale chiudono una vicenda che, almeno dal punto di vista giudiziario, non ha più zone d’ombra.
Per Perruzza è ergastolo. Senza speranza. …

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Il saggio “Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza” – Capitolo 63

Il giudice Corrado Carnevale

63. PERRUZZA, ULTIMA SPERANZA – 27. 9. 1992
A volte anche un’intervista mancata può diventare una notizia, importante e significativa. «Il detenuto Perruzza Michele condannato all’ergastolo non è idoneo per sostenere un colloquio in carcere con un giornalista»: questa, nel freddo linguaggio ministeriale dell’”Ufficio centrale detenuti”, è stata la risposta alla richiesta ufficiale del cronista di poter intervistare il presunto “mostro” di Balsorano. Di potergli rivolgere alcune domande. Di invitarlo ad uscire dal suo coerente, testardo, mutismo. Di spiegare cosa veramente accadde quella sera del 23 agosto 1990 in quel boschetto di more a Case Castella lì dove oggi c’è un tempietto a ricordo di Cristina Capoccitti. Di sfogarsi alla vigilia del decisivo processo davanti alla Corte di Cassazione che domani deciderà se concedergli ancora speranze. …

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