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La Missione di Celestino - Capitolo 13

Un romanzo di Angelo De Nicola

La missione di Celestino


«“Cardine su volo”...Ancora la parola “volo”. Abbiamo capito che ce l’hanno in testa ben fissa, quest’idea. L’avevamo già capito anche dopo l’Undici Settembre. sovrintendente, stavolta che significa la frase del quarto messaggio? E che significa questo numero, “0712”? Perché questo computer ci mette così tanto...».
«È la linea. Connessione impossibile... Aggiorna... Niente da fare... No, ecco, ecco. Ecco la “home page”. Trenta secondi e sono pronto».
«Non nascondo che mi sto sempre di più incuriosendo. Da bambino il gioco dell’oca mi sembrava stupido stupido: tiravi i dadi, contavi, e poi da capo. Non c’era da metterci grande intelligenza...».
«L’intelligenza se la sono rubata tutta loro. Signor Giacomo, a giudicare dai risultati che sono venuti fuori, prevedo altri guai...».
«Parli!».
«Venga con me. Loro, stavolta, si sono superati. Mi faccia solo prendere certe cartelline dal mio archivio che potrebbero servirci. Le metto in una valigetta».
«Parli, Cristo!».
Il sovrintendente, come era accaduto in occasione della prima casella, quella della targa stradale a Collemaggio, aveva subito fatto il collegamento. «Loro sanno cosa io so» si ripeteva nel pensiero. E ne era spaventato.
«Parli, sovrintendente, per favore!».
«Loro sanno quello che io so. Cioè quello che mi appassiona, quello che mi piace, quello che mi emoziona, oserei dire la mia vita. Sanno tutto. Signor Giacomo, io non ce la faccio più. La questione è più grande di me. Io che cosa c’entro?».
«Niente, come non c’entro nulla nemmeno io. Pedine siamo, pedine. Ma dove stiamo andando?».
«In una chiesa».
«Un’altra chiesa? Pare facile, in una città di chiese! È questa qui?».
«No, quella è dei Gesuiti. Andiamo a trovare altri “combattenti” di Dio. È a due passi. Vuole uno dei suoi orzi? Un caffè?».
«Sì, per endovena! Le sembra il momento per un caffè...».
«Che fretta c’è. Il quadro della situazione mi sembra chiaro, chiarissimo».
«Se magari me ne volesse far partecipe... È questa la chiesa?... San Pietro a Poppletum, secolo XIII. Bella, però!».
«Per fortuna la porta laterale è aperta. Venga».
«San Pietro? Dovrei capire qualcosa?».
«No, è un altro il Santo al quale hanno voluto portarci. Si sieda su quel banco. Le spiego. È una cosa lunga».
«Abbiamo tempo fino al 28 agosto, ovvero fra tre giorni, il giorno dell’apocalisse».
La chiesa era vuota. Ma il sovrintendente, seduto su un banco di fronte ad una parete coperta di affreschi posta nella parte sinistra del transetto, proprio di fianco al portale laterale, cominciò a parlare a bassa voce, come se avesse avuto paura che qualcuno lo stesse ascoltando.
«...Allora...L’anagramma del quarto messaggio porta a una frase che non è una frase ma un nome, “San Ludovico Re”».
«Non capisco».
«Nemmeno io avrei capito nulla, se non mi ci fossi imbattuto tempo fa. Anche perché ho scoperto che “San Ludovico Re” si confonde con “San Luigi IX Re”: in realtà sono la stessa persona. Molti non lo sanno».
«Continuo a non capire».
«La questione è complicata. Dovrò essere necessariamente lungo, cerchi di seguirmi».
«Sono pronto».
«Allora... San Ludovico Re... Ricorre, ora che ci penso, il 25 agosto! Ho un caro amico che tiene molto al suo onomastico».
«Cioè oggi...».
«Incredibile... Avevano previsto anche questo».
«L’incredibile, dopo le Twin Towers, è diventato il credibile. Mi pare di averglielo già detto. Vada avanti, per favore».
«Stento a crederci. 25 agosto... Oggi».
«Vada avanti».
«Allora... Ecco la scheda...».
«Internet?».
«E me lo chiede?».
«Cristo!».
«No, la correggo: Crociate in nome di Cristo...Leggo: “Celestino V, il Papa che istituì la Perdonanza”...».
«Salti le premesse, comincio a spazientirmi».
«Ha ragione, mi scusi. “Bla-bla, bla-bla... Celestino V forse adesso ha un volto. Nelle tante rappresentazioni che sono state fatte, Pietro Angelerio mostra caratteristiche differenti, spesso mascelle volitive, probabile indice della sua origine contadina, aspetto rude, come può essere quello di un eremita il cui viso è stato esposto al sole limpido e ai rigori dei monti d’Abruzzo... La fantasia era molto libera quando solo affreschi e pitture di contemporanei potevano tramandare le caratteristiche fisiche dei personaggi della Storia. Nella chiesa di San Pietro a Poppletum, sotto un affresco con la figura di San Ludovico Re, è stato scoperto di recente un altro affresco, dove è apparsa l’immagine di un personaggio con tiara e aureola. Papa Santo, dell’epoca, non può che essere Celestino V. Questo ha riferito il parroco ai fedeli, accennando alle prime ufficiose affermazioni del personale della Soprintendenza di fronte all’eccezionale ritrovamento. La scoperta diviene particolarmente significativa poiché la sovrapposizione della figura di San Ludovico Re, che nel suo regno allestì due Crociate nel 1248 e nel 1270, anno in cui morì, porta inevitabilmente a retrodatare l’affresco sottostante rispetto al primo. Le guide turistiche della città non precisano la data dell’affresco di San Ludovico Re, mentre altri affreschi della chiesa vanno dal 1300 al 1600. Lasciando agli storici dell’arte il compito di fornire l’esatta datazione, è ragionevolmente presumibile che l’interesse per un Re artefice di Crociate possa essere venuto meno non appena l’epoca di tale confronto con l’Islam tramontò definitivamente, fatti salvi motivi particolari di devozione degli abitanti di questa città. Se tale assunto ha fondamento, la stessa rappresentazione di Ludovico, Re di Francia e figlio di Bianca di Castiglia, deve risultare alquanto antica, non ritenendosi che il sogno delle Crociate sia sopravvissuto oltre il XIV-XV secolo. Consegue, pertanto, che la rappresentazione di Celestino, morto nel 1296, potrebbe essere stata realizzata da chi era in grado di ricordare il suo volto, quindi non oltre il XIV secolo. Inoltre la presenza dell’aureola sul suo capo esclude che l’affresco sia anteriore al 1313, data della santificazione del Papa Eremita. In attesa della pronuncia ufficiale degli storici”...».
«Dobbiamo leggerla proprio tutta questa scheda? Il discorso mi pare chiaro».
«No, ma quest’altro passaggio mi sembra interessante: “... l’affresco emerso in San Pietro a Poppletum offre all’umanità del terzo millennio il vero volto di Celestino V. Il dato è particolarmente significativo se si considera che la stessa figura di Celestino, come tramandata dalla Storia, è soggetta ad una revisione che probabilmente gli rende giustizia: non già ignorante, debole e incapace, ma uomo energico, consapevole, deciso, dotato del carisma di chi rampogna cardinali e regnanti, fondatore di monasteri e chiese. Possiamo proprio dire che va emergendo il nuovo e vero volto di Celestino. Una domanda s’impone: perché cancellarlo, lui protettore della città, amato dalla gente? A chi era sgradito? L’interrogativo è più intrigante di qualsiasi tentativo di risposta”».
«La questione non mi pare pregnante. Potrà risolverla lei con le sue ricerche. Il nodo che ci riguarda, dunque, sono le Crociate».
«Esattamente».
«Mi corregga se sbaglio. Dunque, il messaggio è: chi sta lanciando i dadi di questa partita si sente portatore di una sorta di crociata, o meglio di anti-crociata o crociata-contro. Così come questo Santo Re Lu... come si chiama, mi aiuti?».
«Ludovico o Luigi IX che, peraltro, fu canonizzato, leggo in quest’altra scheda che ho nella cartellina, proprio “da Bonifacio VIII nel 1297... Lo scopo delle Crociate di Luigi IX era la liberazione di Gerusalemme, ma si accompagnava al desiderio di evangelizzare i saraceni, ahimè senza tener conto della loro fede! Incoraggiò le congregazioni religiose nelle loro opere (francescani e dominicani, a questi furono affidati i tribunali contro gli eretici). Offrì protezione al Papa, senza allearsi al partito guelfo pur trovandovisi implicato qualche volta. Comprò, per una somma esorbitante, la Corona del Cristo e costruì la Sainte Chapelle per custodirla. Oggi la Sainte Chapelle esiste ancora ma la reliquia è messa al sicuro nella cattedrale di Notre Dame de Paris. Morendo mormorò: ‘Tu sei polvere e tu ridiventerai polvere’... La sua fama fu grande, ma ci si può chiedere perché fu così intollerante con i Catari, i puri della Chiesa d’Amore, atrocemente perseguitati e massacrati, contro chi era incolpato d’eresia, permettendo che venissero torturati, impiccati e arsi dall’Inquisizione che lui sostenne sempre; perché obbligò gli ebrei a portare l’insegna della loro religione; o perché volle convertire a tutti costi i saraceni”».
«Pure! Mi aiuta a dire quello che stavo dicendo: questo Re Santo portò la Guerra Santa nei Territori Santi per questi nostri “amici” che ci stanno facendo impazzire con un maledetto gioco dell’oca. Sbaglio?».
«Esatto. E c’è di più...».
«Di più?».
«Sì, perché c’è un altro collegamento tra Celestino V e le Crociate».
«Quale?».
«Niente di storicamente dimostrato, almeno fino ad oggi. Ma sembra più di una leggenda. Si tratta dei Templari».
«La questione si complica».
«E parecchio. Le leggo il resoconto di una fortunata trasmissione della Rai-Tv che si è occupata della faccenda».
«Inutile chiederle se è su internet...».
«L’intuito non le manca, signor Giacomo. Leggo: “Celestino V, un eremita che fu insieme un Santo e un Papa ma non volle andare a Roma, forse per custodire un gran segreto...E lo fece in una città decisamente particolare... Si dice infatti che la città dove venne incoronato Papa, nata a metà del 1200, sia stata costruita facendo riferimento alla pianta di Gerusalemme e fin dal ‘600 si è ipotizzato che le mappe delle due città in origine fossero sovrapponibili. Un vile. Così Dante, a detta di molti, avrebbe definito Celestino V nella Divina Commedia. Ma Pietro dal Morrone, un eremita divenuto Papa suo malgrado, era veramente un vile oppure ha difeso fino in fondo un segreto più prezioso dello stesso Papato”?».
«Non mi rifaccia tutta la storia. Stringa, per favore...».
«Allora... dicevo, “nel 1274, ormai sessantenne, Pietro Angelerio compì un’impresa quasi leggendaria per quei tempi. Si recò a piedi, in pieno inverno, a Lione, in Francia, dove Papa Gregorio X aveva indetto un Concilio. Riuscì a ottenere il riconoscimento dei Celestini e la protezione del pontefice, senza cui rischiava di essere considerato eretico. Ma come ha fatto a compiere questo viaggio? Forse, ad aiutarlo, furono i Templari che, nella loro Regola, avevano anche il compito di proteggere i pellegrini. Sembra che lo ospitarono a Lione e lo fecero ricevere dal Papa. I Templari ricorreranno spesso nella vita di quello che è stato dipinto un povero monaco eremita di poco coraggio”...».
«Stringa! ».
«Sì, ha ragione. Questa scheda non è delle più efficaci. Ne ho una decisamente migliore...Allora... Ah, eccola... “Pietro era stato ospitato a Lione in una magione templare, come si chiamavano le residenze dei cavalieri di tale Ordine, divenuta poi convento dei Celestini. Può forse ipotizzarsi un travaso di Templari nelle fila dei Celestini? O comunque una trasmissione di qualcosa dai Templari ai Celestini? La trasformazione della magione di Lione in convento di Celestini farebbe propendere per una risposta affermativa. Al ritorno da Lione, giunto a Collemaggio, Pietro avrebbe sognato la Vergine che lo invitava a costruire in quel luogo una chiesa in suo onore”».
«In sogno?».
«Sì, proprio così. In sogno... “La Vergine era molto venerata dai Templari che hanno riempito l’Europa di Vergini Nere, potente simbolo per gli studiosi di esoterismo. Probabilmente la leggenda potrebbe celare un incarico dato dai Templari a Pietro, che lo avevano aiutato a Lione, di costruire appunto una chiesa a Collemaggio”».
«Un sogno costoso!».
«Difatti. La scheda spiega sul punto: “Se Pietro é tornato nel 1275 da Lione e nello stesso anno ebbe l’ordine dalla Vergine, è evidente che nel giro di pochi anni riuscì a reperire i fondi, a fare il progetto, a comprare il terreno e ad edificare una chiesa che a parere di Mario Moretti, il sovrintendente ai Beni architettonici ed artistici che negli anni Settanta ha in buona parte restituito alla costruzione l’originario aspetto spogliandola del rivestimento barocco”...».
«Aspetti, aspetti. Cioè la chiesa non era come la vediamo oggi?».
«Assolutamente no. Stavo dicendo: “...Spogliandola del rivestimento barocco, ebbe nel 1300 un ampliamento delle navate laterali ma che come la vediamo ora è come la volle e la vide il Santo pontefice. Santa Maria di Collemaggio venne consacrata nel 1288 e nel 1294, anche se non completata in tutto, poté essere teatro dell’incoronazione di Celestino. Come furono trovati i fondi? Chi fece il progetto? Chi lo realizzò? Se si sviluppa la congettura che dietro la Vergine si nascondono i Templari, non è da scartare l’ipotesi, che darebbe una facile risposta agli interrogativi formulati, secondo cui gli stessi cavalieri a cui la tradizione attribuisce il merito di aver portato dalla Terra Santa ‘alcune carte contenenti il segreto della costruzione’ avrebbero aiutato Pietro nella realizzazione del progetto. Furono dunque i Templari a volere che Pietro costruisse Collemaggio? E perché? Forse per realizzare un altro trasferimento di energia tra luoghi sacri? Collemaggio potrebbe derivare da colle-magione, il colle dove sorgeva una magione oppure rientrante nel territorio di una magione. Ecco dunque Collemaggio con un riferimento eclatante a una presenza templare che non deve meravigliare se, nel 1310, si é svolto in questa città il processo all’Ordine dei Templari e se a Ocre, non lontano da qui, vi fu un ‘Magnus Magister Templarorum’, ovvero Tommaso d’Ocre”».
«Celestino? Templari? Un suo sogno...».
«Non è detto. C’è anche la questione della Sindone e di San Giovanni Battista...».
«Pure la Sindone! Un’altra sua visione?».
«No. La questione è seria. Le leggo ancora la scheda nei tratti salienti, così come li ho evidenziati nel testo con delle sottolineature: “È facile immaginare un tesoro templare sotto Santa Maria di Collemaggio, un tesoro non tanto costituito d’oro o preziosi, ma di insegnamenti sull’arte della costruzione, sulle origini del Cristianesimo... Ma anche altri elementi hanno fatto ipotizzare un’origine templare della Sindone. Tra questi un singolare fatto, narrato in un famoso documento che va sotto il nome di ‘manoscritto Schifman’, la cui redazione, che alcuni indicano di ispirazione massonica, viene fatta risalire al 1745. In questo testo c’è scritto:...il Gran Maestro Jacques de Molay, confidò in seguito al giovane conte di Beaujeu, nipote sia del Gran Maestro Guglielmo di Beaujeu che di Jacques de Molay, che lo scrigno che gli stava per affidare, custodiva la reliquia più preziosa che Baldovino, Re di Gerusalemme, aveva consegnato all’Ordine: l’indice della mano destra di San Giovanni Battista e altri elementi del tesoro templare, tra cui i rotoli con le misteriose conoscenze dell’Ordine. Fatte queste dichiarazioni Molay fa giurare il giovane Beaujeu di salvare il tutto e di conservarlo all’Ordine fino alla fine del mondo”...».
«La fine del mondo, appunto. Forse parlano di ciò a cui dovrò assistere se continuo a correre dietro ai suoi strampalati sogni. Cosa c’entra San Giovanni Battista con Celestino?».
«Non abbia fretta, come al solito. Mi faccia finire che per la fine del mondo c’è tempo...».
«Fino al 29 agosto, non manca poi molto».
«29 agosto, giorno della decapitazione di San Giovanni Battista...e della concessione della Bolla della Perdonanza».
«Come? Celestino scelse il giorno di San Giovanni Battista per la sua incoronazione?».
«Esattamente. E senta cosa c’è scritto qui: “Alcuni hanno affermato che tra le reliquie conservate in Santa Maria di Collemaggio, come risulta da una tavoletta in latino conservata nella stessa chiesa, oltre a buona parte del corpo di Celestino viene indicata una reliquia molto particolare: ‘Hic est index Joannis Baptistae Praecursoris Domini’ vale a dire l’indice di Giovanni Battista precursore del Signore!”».
«Cristo!».


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