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Un Po' di Pace Non Farebbe Male, Anzi..." di Eugenio Tella

La Maschera di Celestino
Tema di uno studente del Liceo Scientifico dell'Aquila.



Tutto è iniziato una triste mattina di scuola quando la professoressa di Italiano e Latino entrò in classe e ci propose un tour per scoprire meglio L'Aquila.

Quando ci spiegò meglio di cosa si trattava rimasi a bocca aperta: proprio il giorno prima stavo parlando con i miei genitori dell'Aquila e della figura di Celestino V, e ora mi si stava proponendo un tour su quegli argomenti! Era fantastico! Era l'occasione che aspettavo per approfondire meglio la storia del luogo in cui abitavo. Accolsi la proposta con molto entusiasmo, quasi esultando.

Dopo qualche settimana la professoressa ci portò il libro "La maschera di Celestino", che iniziai subito a leggere. Più leggevo e più avevo voglia di vedere ciò di cui si parlava nel libro, fino a quando arrivò il giorno del tour. Era, purtroppo, una giornata nuvolosa, però non era il tempo che mi interessava, ma quello che saremmo andati a vedere. Partimmo davanti alla scuola e iniziammo la nostra "gita" dal Castello.

Lì andammo a vedere il codice di Celestino V e la sua copertina in tessuto, lo stesso delle sue pantofole. Erano quasi 18 anni che vivevo in quella città, ed era la terza o la quarta volta che entravo in quel museo, ma solo allora capii l'importanza di quel codice. Ho avuto per 17 anni davanti agli occhi un "libricino" e, solo vedendolo con gli "occhi del turista", riuscivo veramente ad apprezzarlo. Proprio da questo libro partì la nostra immersione nel passato.

Poi andammo nella Chiesa di San Pietro. Lì davanti ci passavo quattro volte a settimana, eppure non ho mai trovato quella chiesa aperta. Quando ci entrammo, con tutta la classe, mi vennero in mente le parole del libro, quando i due protagonisti andarono lì per cercare un indizio. Sentii dei brividi e capii che se ci fossi entrato senza aver prima letto il libro non sarebbe stata la stessa cosa.

Ci dirigemmo subito verso l'affresco sul transetto della chiesa. Si vedeva molto chiaramente che l'immagine di San Ludovico Re era stata messa lì per coprire quella di Celestino V. Lì iniziammo un discorso molto interessante sul fatto che Celestino fosse stato un Papa scomodo e sul bisogno di "nasconderlo" da parte della Chiesa.

Iniziò a piovere, per questo prendemmo l'autobus per andare al Comune. Arrivati ci fermammo un po' dentro il cortile interno per fare un excursus sulla storia di quel palazzo (Palazzo Regina Margherita), sulla storia della torre che stava accanto e sulla storia della campana che prima suonava dall'imponente cima della torre, poi fusa dagli spagnoli per costruirci l'artiglieria. Dopo questa molto interessante, se pur breve, divagazione entrammo nel "labirinto" dei corridoi del Comune, fino ad arrivare nella stanza dove si conserva l'originale della Bolla di Celestino V.

Questa stanza era molto piccola e chiaramente non adatta ad ospitare turisti, anche per il fatto che veniva usata come ripostiglio con degli ingombranti schermi vecchi.

Ciò però non toglie il fatto che si creò un'atmosfera ricca di mistero e passione per la storia quando l'autore del libro iniziava a mettere miracolosamente insieme una dopo l'altra parole che ti incuriosivano sempre di più e ti facevano capire l'importanza vera di Celestino V.

Appena finimmo di vedere, tre alla volta, la bolla (coperta da una bandiera perché non può prendere luce) andammo a Collemaggio.

Entrammo nella Basilica e ci dirigemmo subito verso l'abside per vedere l'affresco di Saturnino Gatti, nascosto dietro il coro e che rappresenta Celestino che si spoglia delle sue vesti papali e le calpesta, come fa San Michele Arcangelo con il drago, e, al centro, la croce di Cristo senza un chiodo. Purtroppo quando andammo noi stavano facendo dei lavori e, quindi, ci fu possibile solo vedere una riproduzione dell'affresco nella Sacrestia. Facemmo un ultimo giro per la chiesa e poi ce ne andammo.

Questo tour è stato molto interessante e molto ricco di spunti. Angelo De Nicola, l'autore del libro, ha avuto un'ottima idea perché ci ha permesso di approfondire la storia della nostra città natale e ci ha fatto capire che c'è qualcosa che non va: non è possibile che abbiamo tanti luoghi meravigliosi e ricchi di storie e poi nemmeno gli abitanti ne sono a conoscenza. Bisognerebbe accogliere l'appello che ha lanciato e ricordarci che quello che ha fatto è solo l'inizio.

Ora tocca a tutti noi, cittadini dell'Aquila, sfruttare meglio tutti questi luoghi, prima conoscendoli, e poi facendoli conoscere a tutti. Se Celestino V ha scelto L'Aquila come città per costruirci la sua Basilica e per regalargli la Perdonanza ci sarà un motivo. Quindi dobbiamo raccogliere il messaggio che ci ha lanciato 700 anni fa e renderlo attuale diffondendolo. Perché, non dimentichiamocelo, Celestino predicava la pace, e ora un po' di pace non farebbe male, anzi...

Eugenio Tella
classe IV sez. I
Liceo Scientifico "A. Bafile", L'Aquila