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Sorpresa a "Colacchi": in Libreria Entra la Bolla

La Maschera di Celestino
da "L'indiscreto", 7 luglio 2005
di Christian Marchetti


“Ma allora è vero!”. L’atteggiamento incredulo dei titolari della libreria Colacchi dell’Aquila è tutto un programma. Dopo ”appena” 711 anni, lo scorso 16 giugno la Bolla del Perdono emanata da Celestino V nel 1294 per concedere gratuitamente, annualmente e lontano dalle mura Vaticane l’indulgenza ai fedeli, è uscita da Palazzo Margherita, sede del Comune dell’Aquila, per entrare nel loro esercizio commerciale. Quattro “passi” in pieno centro storico, coperta dal drappo con le insegne comunali, scortata da due vigili urbani e dal sindaco dell’Aquila, Biagio Tempesta.

”Oh, è vero!”, hanno esclamato ancora i gestori della libreria, che forse fino a quel momento avevano pensato ad uno scherzo. Magari un’altra marachella architettata da Angelo De Nicola (caposervizio della redazione aquilana del ”Messaggero” e personaggio non nuovo a colpi di scena in stile teatro barocco) il quale, con il prezioso documento come ”scenografia”, ha presentato ”La maschera di Celestino”, sua ultima fatica editoriale di cui ”L’indiscreto” vi ha parlato in anteprima sul numero di maggio.

Fedele al luogo comune che lo vuole sindaco eclettico e fuori dalle righe- per alcuni forse anche tropo- Tempesta si è messo davanti alla Bolla e gonfiando il petto ha detto: ”Il gesto di portare in questa sede questo preziosissimo pezzo di storia susciterà polemiche, ma a me non interessa”. ”Questo libro merita”, ha detto ancora il primo cittadino prima di aprire il romanzo di De Nicola a pagina 48, dove viene ricordato che la Bolla del Perdono fu affidata alla Municipalità e non al Vaticano. ”Gesto simbolo di quel papa rivoluzionario ed ingiustamente ostracizzato dalla Chiesa che era Celestino V”, ha aggiunto De Nicola.

Del libro (edito da Textus) vi abbiamo offerto un’ampia panoramica. Un giallo storico ”ambientato all’Aquila- ricorda l’autore- anche se la mia città non viene mai citata. Penso infatti ad un ipotetico lettore di Venezia che, incuriosito dai riferimenti alle tante emergenze architettoniche aquilane, se le venga a cercare”.

Se questo benedetto lettore di Venezia si sia già incuriosito non c’è dato di sapere. Di sicuro, è rimasto incuriosito l’aquilano, lettore e non. Anzi, in molti casi addirittura scandalizzato.

Ne è esempio un articolo, pubblicato proprio dal ”Messaggero” (altro colpo di scena), a firma di Amedeo Esposito. Questi ha definito la Bolla come la ”Thorà degli aquilani”, prima di aggiungere: ”Il sindaco Tempesta, ignorando gli elementi giuridici, indicati dal compianto avvocato Amedeo Cervelli, che impediscono l’uscita della Bolla dal Comune, o da altro luogo di conservazione, fuori del 28 agosto di ogni anno ha commesso diciamo... un’inammissibile leggerezza”.

Beh, qualcuno ha speso espressioni più colorite, posizionando tale ”leggerezza” nell’ambito più prosaico della ”cazzata”. Colpo di scena e di... testa di cui De Nicola si dichiara innocente: ”E’ stata una sorpresa”. In effetti...
Christian Marchetti




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