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L’AQUILA SI METTE IN LUCE

Mappa della città
di Vittorio Storaro
Da ”Ulisse”, rivista di bordo dell’Alitalia, edizione ottobre 2003 n.235


Era il 1982 (ventuno anni fa!), quando a L’Aquila mi ritrovai coinvolto, insieme ad un gruppo di giovani, nell’impresa di mettere su quello che poi sarebbe diventato, sotto i nostri occhi e grazie a tanti sforzi, una grande manifestazione internazionale: ”Una Città in Cinema”. Ricordo il memorabile stage sulle potenzialità della luce naturale nella stupenda cornice del Parco del Sole a Collemaggio.

Da subito nacque un sodalizio particolare con l’ideatore del Festival, Gabriele Lucci, sodalizio che, rafforzatosi sempre più nelle successive edizioni di ”Una Città in Cinema”, mi ha permesso di trovare l’ambiente ideale dove incontrare tanti giovani desiderosi di scoprire i segreti del cinema e di proseguire nella sistematizzazione dei miei studi e ricerche sul piano filosofico e pittorico rispetto all’immagine in movimento. Negli anni, forti di queste esperienze sul campo, abbiamo intrapreso un percorso che ci avrebbe condotto ad immaginare e poi realizzare una Scuola interamente dedicata all’Immagine. Nasce così l’Accademia Internazionale per le Arti e le Scienze dell’Immagine, un percorso didattico quinquennale che coniuga il sapere teorico con quello pratico nella convinzione che l’immagine sia la somma dei vari elementi che la compongono, ognuno con una sua dignità e forza espressiva.

La realtà dell’Accademia dell’Immagine ha poi reso L’Aquila ancora una volta il centro propulsore di nuove “storie di luce” ed è qui che, accanto alla quotidiana attività didattica con i ragazzi dell’Accademia, abbiamo dato vita a nuove ricerche.

Rispettando a pieno quello che è il senso di una scuola di livello universitario cerchiamo di trasmettere ai più giovani nuove conoscenze, ma, attraverso il reciproco scambio, arricchiamo costantemente i campi di indagine.

Attraverso gli stage e i workshop svolti nel corso del Festival e degli anni di insegnamento ho conosciuto sempre meglio i tesori racchiusi in questa città: ho ben chiare nella mente le atmosfere magiche create dalle luci sulle facciate di chiese e palazzi nobiliari, e il rumore del carrello della cinepresa che attraversa i mille vicoli del centro. Tutto questo quasi a voler catturare l’immagine di un centro urbano fissato per sempre in uno spazio ed un tempo assoluti: un archivio di immagini che negli anni è divenuto il ritratto dell’essenza di una città, espresso con il linguaggio della luce. E proprio da queste suggestioni, con gli studenti dell’Accademia, abbiamo pensato di trarre una storia in cui impegnare i ragazzi in attività di ricerca.

È nato così il progetto di 15 monografie d’arte che, grazie ad una sintesi tra arte e tecnologie modernissime, sappiano ritrarre, attraverso la luce e il colore, altrettante città associate a grandi personaggi storici. La monografia che è stata dedicata a L’Aquila si intitola proprio L’Aquila - Una città in luce, un documento visivo in cui Buccio di Ranallo, poeta e cronista aquilano del 1200, interpretato da Lino Capolicchio, racconta la particolarissima storia della nascita di questo centro urbano. Questa esperienza è stata l’occasione per rendere ”opera” in sé conclusa un itinerario di venti anni attraverso la conoscenza delle bellezze artistiche, ma anche dell’animo, di quella che posso considerare la mia “seconda città”.
Vittorio Storaro, direttore della fotografia, premio Oscar




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