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Perdonanza: Basta Vietcong, Occorre un Concorso di Idee Internazionale

Intervista ad Angelo De Nicola per il sito capoluogo.it
31 agosto 2008




L'Aquila, 31 ago. - Il nostro sito si prefigge (ma ormai non è più solo nel farlo) di portare alla luce e all'attenzione del mondo la Perdonanza, Celestino e Collemaggio (magari scoprendo qualcosa di più sulla basilica). Il miglior modo per farlo, è coinvolgere altri, dotati di carisma, prestigio ma soprattutto un cervello con delle idee dentro, e non la mortale sonnolenza e immutabilità aquilana, perdurante nei secoli. Come se questa città passasse tra tesori e frutti a portata di mano, e non se ne accorgesse... Cominciamo con un'intervista.

Angelo De Nicola, uno che di perdonanze se ne intende per averle seguite e commentate sul Messaggero dal 1983 e per averci scritto nel 2005 anche un romanzo, "La missione di Celestino", in cui si ipotizza quello che il capoluogo.it va sperando da anni: che cioè il Papa venga ad aprire la Porta Santa.

Domanda: De Nicola, cominciamo da qui: perchè il Papa non viene ad aprire la Porta Santa?
Risposta: «È uno dei nodi centrali della questione Perdonanza. Ci si potrebbe chiedere perchè l'Osservatore Romano non pubblica nemmeno una notiziola nelle brevi sull'apertura della Porta Santa. Certo, la questione è complessa: Celestino V, con il suo "gesto eroico" (la definizione è di Papa Paolo VI) delle dimissioni ha imbarazzato, imbarazza ed imbarazzerà la Chiesa. Ma ci sono anche colpe, diciamo così, nostre».

D.: Nostre di chi?
R.: «Della Curia aquilana e dell'amministrazione comunale».

D.: Partiamo dalla Curia...
R.: «Con tutto il rispetto per mons. Molinari, che peraltro è stato il mio indimenticato insegnante di religione al Liceo, la Curia dovrebbe fare di più in termini diplomatici. Se io fossi l'arcivescovo mi incatenerei a piazza San Pietro per difendere le ragioni del nostro Celestino e chiedere la dovuta attenzione. Alla speranza del capoluogo.it ma anche di tutti gli aquilani sulla venuta del Papa per aprire la Porta Santa, l'arcivescovo da sempre risponde che "Il pontefice verrà quando lo deciderà lui". Come dire che l'acqua è calda. Ci vuole un progetto della Curia, non l'affidarsi alla speranza, con tutto il rispetto, di un "miracolo" in Vaticano. Bisogna fare di più. E non sbagliare le occasioni come avvenne nella visita all'Aquila, per i seicento anni della nascita di San Bernardino, di Giovanni Paolo II il 30 agosto del 1980. È vero che la Perdonanza moderna (quella rilanciata da don Tullio De Rubeis e Errico Centofanti) non era ancora ripartita, cosa che poi avvenne nel 1983, ma il Pontefice che viene nella città della Papa della pace e, nel suoi discorso sul sagrato di Collemaggio, non nomima nemmeno il padrone di casa per giunta a lui gerarchicamente superiore perchè Santo, è un mistero vaticano che qualcuno ci dovrebbe spiegare».

D.: Si sbagliò anche con il Premio per la Pace nel 2001...
R.: «Esatto. L'amministrazione sfilò davanti a Papa Wojtyla consegnandoli i 100.00 dollari del Premio per la Pace. Che beneficio ne abbiamo tratto? Nonostante l'imbarazzo secolare per Celestino e la sua Bolla, il Papa i soldi se li è presi, sicuramente per nobilissimi scopi, ma alla Perdonanza che ne è venuto? Sappiamo tutti come è andata a finire con il Premio per la Pace: "La città dei premi patacca" hanno titolato i giornali nazionali».

D.: E le colpe dell'amministrazione comunale?
R.: «La questione viene da lontano. l'errore di fondo è che si considera la Perdonanza di questo o di quel sindaco, di questo o di quel sovrintendente (per non sbagliare, da un po', abbiamo soppresso la figura) dalla personalità più o meno forte. Niente di più sbagliato. La Perdonanza è della Municipalità. A cominciare dalla proprietà della Bolla. Dunque, basta con la Perdonanza di Lombardi, di Centi, di Tempesta o di Cialente. Occorre un progetto di lungo respiro affidato a professionisti con un "motore" (una Fondazione, un’Istituzione, la si chiami come si vuole) fisso e fuori dalle lottizzazioni individuato magari un concorso di idee, gestito dal Comune, a livello nazionale se non internazionale. Certo, occorrono soldi e menti. Questo, non altri, è il compito della politica che non può celarsi dietro la scusante che non ci sono risorse: ma altrove come fanno, con lo Spirito Santo? I vietcong con le cerbottane non bastano».

D.: I vietcong?
R.: «Faccio un esempio. Insieme con il foto-writer Vincenzo Battista, e con altri amici come l'associazione "Scherza col cuoco" ed il Lions Club dell'Aquila, abbiamo prodotto in questa 714.ma edizione, nell'ambito del progetto no-profit "Cordata per l'Africa", un minifestival nel monastero di clausura di San Basilio, il più antico della città, quello delle ultime suore celestine che hanno impiantato una missione in Africa che porta il nome di Celestino V e che si dibatte in mille difficoltà. La tre giorni, che ha avuto l'onore di far parte del programma ufficiale della Perdonanza, ha riscosso un successo travolgente con circa mille presenze e 3.000 euro raccolti per la missione in Africa. Qualcuno ha definito il concerto, nel coro del monastero, offerto dal chitarrista Agostino Valente lo spettacolo più suggestivo di questa Perdonanza mentre di sicuro la performance "Celestino sopra le mura" dell'attore Alessandro Sevi è stata tra le cose più originali degli ultimi tempi».

D.: Sì, ma cosa c’entrano i vietcong...
R.: «Voglio dire che è stata un bella cosa. Una bella gara di solidarietà. Un evento sì, ma poco più che cittadino. Vietcong, appunto che combattono con le cerbottane rispetto alle portaerei come Cammino di Santiago di Compostela, Assisi, Loreto, San Giovanni Rotondo, o Palio di Siena, Quintana, ecc. Qui ci vuole ben altro».

D.: Cosa?
R.: «Un testimonial, innanzitutto, che sposi la causa. I grandi concerti e-o eventi, ormai, li fanno ovunque: l'importante, invece, è lanciare il messaggio celestiniano che, perlatro, ha la forza per "bucare": il Ghandi del Duecento, il Martin Luther King dei suoi tempi. Il candidato alla presidenziali Barack Obama, l'altro giorno nella convention dei Democratici a Denver, ha citato Gioacchino da Fiore, la cui profezia peraltro ha a che fare con Celestino. E se avesse citato Celestino V? E se fosse venuto qui a omaggiare il Papa della Pace "osteggiato" dal Vaticano? E se viene Al Gore, Bill Clinton e-o la moglie? E se viene Tony Blair? E se viene Papa Ratzinger che, peraltro, è stato a pochi chilometri da qui, al Volto Santo (?) di Manoppello? Chi ce lo ha portato lì, lo Spirito Santo? Il Dalai Lama è già venuto a Collemaggio, nel 1994, e l'allora arcivescovo dell'Aquila, Mario Peressin, non volle concedere il permesso di entrare nella basilica.... Il Cammino di Santiago era dimenticato da Dio e dagli uomini. Poi è arrivato Paulo Coelho col suo romanzo...».

D.: Sì, ma quest’anno è venuta Ela Ghandi...
R.: «Ottima scelta. Ma purtroppo non l'hanno saputo nemmeno i vietcong».




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