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ADDIO A JACOVITTI, CREO' DAL NULLA CAMPO FELICE



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L’AQUILA Con la morte, a 93 anni, di Aldo Jacovitti, se ne è andato un pezzo della storia d’Abruzzo. Un “trattore di idee”. Un innovatore che è stato capace di trasformare l’Altopiano delle Rocche da terra di pastori in stazione turistica. Operazione ardita, in quell’Abruzzo degli anni Sessanta, ma fatta con una tenacia che gli hanno attirato anche tanti anticorpi (come quelli degli abitanti di Lucoli, tagliati fuori dalla strada di collegamento dall’A24).

Nato nel 1923 a Roma, il Cavaliere iniziò la sua attività nel 1945 come amministratore della mitica Clasa (Carburanti lubrificanti affini) quando, dopo aver frequentato l'Accademia della Guardia di Finanza, lasciò il servizio attivo, laureandosi successivamente in Economia e commercio. Nel 1967 diviene presidente della società che nel settore della distribuzione dei prodotti petroliferi è una grande azienda italiana indipendente a capitale interamente nazionale e familiare, ha raggiunto una posizione di rilievo tra le società del settore, ed ha una vasta organizzazione articolata su cinque filiali, due agenzie, tre depositi costieri e sette depositi interni di oli minerali e circa 700 stazioni stradali di rifornimento, tra cui cinque grandi aree di servizio sulle autostrade. È stato sindaco di Rocca di Cambio, suo paese di origine, per tre amministrazioni lasciando nel 1964 quando inizia la coraggiosa e pionieristica attività per la realizzazione della stazione invernale di Campo Felice.

Un sogno, Campo Felice, realizzato. Così come ha fatto in tempo a veder realizzato l’altro suo sogno, la galleria di Serralunga che collega la piana della stazione all’Altipiano delle Rocche. «La “mia” galleria» l’ha definita in un libro celebrativo in cui, racconta Jacovitti, «l'ostilità dei “soliti noti”, non paghi dei ritardi causati, paralizzò il lavoro e di conseguenza anche gli stanziamenti. Non era certo un’opera che "serviva a me personalmente" ma a tutta la comunità». Il sogno è stato portato a termine grazie all'intervento di Gianni Letta, come si ricorda nel libro.

«È stato un grande figlio di questa terra- dice il sindaco di Rocca di Cambio, Gennarino Di Stefano- a cui ha dedicato la sua vita trasformandola, con la sua audacia e la sua tenacia, in quello che è oggi. Sapeva guardare lontano: portò per tre volte il Giro d’Italia sulle Rocche. Vedeva giusto». «Un innovatore- conferma Antonio Pace, già sindaco-: fu il primo nel centro sud a mettere i cannoni sparaneve. Non è stato un visionario».
I funerali oggi alle 15, a Roma, nella chiesa di San Roberto Bellarmino in piazza Ungheria.

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Angelo De Nicola