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PASSIONE ITALIA, DI ABRUZZO CE N'È ASSAI POCO NELLA GRANDE MOSTRA FOTOGRAFICA NAZIONALE



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L’AQUILA - Se l’obiettivo era di fare la fotografia, in senso lato, dell’Italia di oggi a 150 anni dall’Unità calandosi nel concreto di ciascuna regione, ebbene per quel che riguarda gli abruzzesi l’album finale è uscito con immagini un po’ sfocate: un Abruzzo che non è l’Abruzzo vitale, in un oggi omissivo nel quale né le conquiste né il terribile sisma del 6 aprile 2009 trovano cittadinanza.

È l’impressione che molti osservatori (addetti ai lavori e non) hanno colto nel visitare l’attesissima mostra nazionale (collegata ad altre duecento in sede locale) Passione Italia in corso di svolgimento (fino al 30 novembre) presso il Centro della Fotografia Italiana a Bibbiena (Arezzo) nell’ambito di un progetto promosso da Seat Pagine Gialle, in collaborazione con Fiaf (Federazione italiana associazioni fotografiche), Nikon ed Epson. Un progetto ambizioso, con il patrocinio dell’Unità tecnica di Missione della Presidenza del Consiglio dei Ministri per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, dei Ministeri per i Beni e le attività culturali, della Gioventù e del Turismo, dell’Unione delle Province d’Italia, del Comitato Italia 150, del Gai (Giovani artisti italiani) e di numerose Province, nasce dalla volontà di realizzare una «fotografia della realtà nell’Italia di oggi» coinvolgendo cittadini, istituzioni, enti e imprese. Nell’intento di fotografare, appunto, «uno spaccato dell’Italia istantaneo ma completo, descritto con l’attenzione e la passione di una contemporaneità legata al passato ma con l’occhio vigile al futuro».

Ebbene, l’Abruzzo ne esce male, quantitativamente e qualitativamente. Le tematiche su cui i fotografi erano stati chiamati a cimentarsi erano: «Storia e identità» (al centro del percorso il lento, difficile ma incessante processo attraverso il quale si sono fatti gli Italiani); «Lavoro, scienza e tecnologia» (ritratto dedicato al mondo del lavoro per verificare come sia cambiato negli anni modificando condizioni sociali e cultura nazionale); «Ambiente ed energia» (la nuova cultura ambientale ed energetica); «Natura e paesaggio» (le bellezze nazionali, i paesaggi urbani delle città d’arte, delle periferie e delle nuove edificazioni) e «Vita quotidiana» (scuole, luoghi di lavoro, famiglia, luoghi di ritrovo, tempo libero).

Ebbene, se questi erano i temi, appare esigua la presenza abruzzese (29 iscritti singoli più due gruppi, non si sa quanti effettivi partecipanti, appena dodici singoli ammessi con 33 foto di cui però sei della serie sul sisma) in rapporto al numero noto di praticanti di buon livello e stonano, nelle immagini ammesse, alcune assenze inspiegabili, tanto più gravi perché relative a soggetti irrinunciabili che la stessa Fiaf aveva segnalato. Assenti, soprattutto: le emergenze del patrimonio artistico e artigiano (cattedrali romaniche, ceramica, merletti), le specialità agrarie e dolciarie (zafferano, liquirizia, confetti), le industrie e gli istituti di ricerca all’avanguardia (Sevel, Micron, Mario Negri Sud), installazioni tecnologiche esemplari o strategiche di portata ultra nazionale (i campi eolici, Telespazio). Assente persino (proprio nei giorni del clamore internazionale suscitato dalla citazione, del ministro Gelmini, di un tunnel fisico dall’Abruzzo alla Svizzera di 700 km), quell’unicum mondiale costituito dai Laboratori sotterranei di Fisica nucleare del Gran Sasso. Per non parlare della catastrofe aquilana dell’aprile 2009, presente solo con una sequenza monocorde sul terremoto.

Nulla di tutto ciò appare in mostra o in catalogo. L’Abruzzo appare amputato dei suoi maggiori vanti. Che se poi si volesse pesare lo spazio delle località principali o degli eventi di spicco accanto all’assenza del capoluogo regionale, la sola Pescara con una minima presenza costituisce l’eccezione in una rassegna dedicata a centri ed episodi di contorno. Ne esce in sostanza un onorevole «dietro le quinte» ma non certo la sostanza della regione, i suoi risultati, il suo livello di crescita, come insomma abbia speso questi faticosi 150 anni.

Di chi la colpa? Della scarsa attenzione dei fotografi abruzzesi? Dell’incapacità di guida di chi ne aveva incarico? Della miopia dei selezionatori? Della fretta nella selezione (mille immagini di 625 autori quelle utilizzate per mostra nazionale e catalogo, scelte tra i 2.329 fotografi e 147 gruppi che avevano inviato nel complesso 34.789 foto). Di certo qualcuno dall’Abruzzo aveva proposto, per esempio, uno spaccato proprio sui Laboratori del Gran Sasso. Che non ci sono nè nella mostra nè nei due volumi-catalogo, uno che raccoglie le fotografie della Mostra fotografica nazionale, l’altro che presenta una selezione delle oltre 200 mostre locali sparse sul territorio nazionale. Una risposta, forse, all’Abruzzo e agli abruzzesi dovrebbe essere data.

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Angelo De Nicola