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"Banditi i telefonini dalla scuola"



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AVEZZANO (L’Aquila) - Il ”preside di ferro” colpisce ancora. Stufo di sentir trillare a scuola i cellulari, Angelo Bernardini, dirigente scolastico del Liceo scientifico ”Pollione” di Avezzano, ha emanato la circolare ”Scuola e telefoninomania” sollevando polemiche come la precedente clamorosa iniziativa (”Dal burqa al sedere scoperto”) che, un anno, fa varcò persino i confini nazionali.

E come era avvenuto in occasione del divieto di indossare a scuola i pantaloni a vita bassa tanto di moda tra i giovanissimi, anche per il caso dei telefonini Bernardini ha colorito la sua circolare fino a scomodare Meucci, inventore nel 1871 del primo brevetto sulla trasmissione dei suoni per mezzo delle onde elettromagnetiche. Da allora, scrive il preside nella circolare destinata a alunni e docenti, «divenuto sempre più il principale mezzo di comunicazione, il telefono ha permesso agli uomini di accorciare le distanze, di sentirsi vicini, di avere notizie in tempo reale, di portare immediati soccorsi e salvare tante vite umane». Ma, a giudizio del dirigente scolastico, l’uso del telefono cellulare «non fa parte degli strumenti richiesti per la didattica e per l’apprendimento nè degli arredi della scuola... maneggiarlo durante le lezioni crea distrazione, disturbo e distoglie l’alunno da quello che deve essere la sua attenzione ed il suo lavoro scolastico». E per quegli studenti che dovessero far finta di non capire, la circolare puntualizza: «Fermo restando che, al di fuori dell’istituto, ne fate l’uso che volete, a scuola, durante lo svolgimento delle lezioni, il telefonino non deve comparire e deve rimanere depositato e spento nelle cartelle».

A scuola, dunque, telefonini al bando. Anche perché, secondo Bernardini, i ragazzi ne fanno un uso smodato e preoccupante, in stridente contrasto anche con le palesi difficoltà economiche «di non riuscire ad arrivare a fine mese» lamentate da non poche famiglie. «Anche a me è capitato di vedere alunni in giro con due o addirittura tre telefonini; di sapere di altri che, se non hanno il telefonino appresso, non sanno come iniziare la giornata; di altri che senza telefonino hanno crisi di panico, ecc... Se riflettiamo su questo ci accorgiamo che qualcosa non va per il verso giusto». L’analisi del preside, però, si ferma qui: «Ma di questo potete parlare all’interno della vostra famiglia anche perché un ragazzo che non lavora e si porta appresso tre telefonini da qualcuno li avrà pur dovuti avere!». «Oggi -conclude la circolare- numerose parole vengono formate con la parola dipendente e, ahimè, hanno tutte valore negativo in quanto indicano la perdita di una parte della propria libertà: tossicodipendente, videodipendente, alcoldipendente».

Immediate le reazioni. I genitori hanno espresso soddisfazione, praticamente all’unanimità, alcuni confessando di non riuscire a venire a capo di questa ”dipendenza” dei propri figli. Diverso il parere degli studenti: «Troppo, inutile clamore si sta dando alla vicenda, così come è stato fatto per la circolare contro i pantaloni a vita bassa- ha commentato Luigi V., 17enne studente del Liceo avezzanese-. Sono d’accordo sul fatto che i telefonini in classe debbano rimanere spenti, per una questione di educazione e civiltà: i loro squilli, si sa, indubbiamente disturbano le lezioni, ma punto e basta. Non serve tutto questo rumore, spesso, a mio parere, predisposto ad arte, che si fa ogni volta attorno ad una circolare del nostro preside».