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È LA MONTAGNA DI GIOVANNI PAOLO II



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19-5-2005 SAN PIETRO DELLA JENCA (L'Aquila) - Immaginatevi la faccia: col sorriso furbetto uscendo al mattino, quasi di soppiatto, dal Vaticano; con un velo di malinconia nel rientrare, a sera, oltre Tevere. Centododici sono state le "scappatelle" di Karol Wojtyla II qui sul Gran Sasso una cui vetta a 2.424 metri, da ieri mattina nel giorno del suo 85mo compleanno, porta il suo nome: "Cima Giovanni Paolo II" raggiungibile attraverso il "Sentiero Papa Wojtyla" dalla "sua chiesetta" di San Pietro della Jenca, presepe di una vallata che sembra la Svizzera. Il numero di visite non ufficiali, anzi top secret fino alla sua morte, sul Massiccio abruzzese è tale da far sorridere a dispetto della grande perdita del Papa Santo, rafforzando quell'immagine, che sta diventando un'icona, di un Papa sportivo e montanaro, un po' guascone, che in tuta da sci nera e berretto di piumino bianco "scappa" dagli impegni e dall'aria rarefatta delle stanze vaticane per una sciata o una passeggiata sui monti.

«Il teologo della montagna» lo ha definito ieri il cardinale Martins, riprendendo la definizione dell'arcivescovo di Ventimiglia- Sanremo, nell'omelia proprio mentre su San Pietro della Jenca infuriava quel vento che ha sempre accompagnato il Papa Santo nei suoi grandi eventi. "Il Papa montanaro". Un'immagine, questa, indissolubilmente legata all'Abruzzo. E, soprattutto, al Gran Sasso. Una montagna scelta sicuramente per la vicinanza con Roma (nemmeno 45 minuti d'autostrada) ma anche perchè a Giovanni Paolo II ha sempre ricordato, nell'aria fresca e nel paesaggio ruvido, i suoi monti Tatra, in Polonia, dove fino al 1978 il sacerdote Karol Wojtyla sciava in libertà. Qui suo fratello maggiore Edmondo gli trasmise l'amore per lo sci: «Ho dato sempre (e continuo a dare) una grande importanza all'antico principio: "Mens sana in corpore sano"- disse il Pontefice in un discorso a Budokan, il 24 febbraio 1981-. Lo sforzo fisico, particolarmente quello sportivo, deve servire a ciò. Un motivo supplementare, ma molto importante quando si trattava di intraprendere questo sforzo (nelle diverse forme), fu per me sempre l'amore verso la natura: verso i laghi, i boschi, le montagne, sia in estate, come in altre stagioni, e in particolare in inverno, quando occorre fare il turismo servendosi degli sci».

Un "papa montanaro" attento anche al turismo: «Questa "Cima" diverrà luogo di pellegrinaggio ed aiuto spirituale per tutti» ha detto ieri l'arcivescovo dell'Aquila, Giuseppe Molinari. «Certo ora il Gran Sasso è più ricco, più bello» gli ha fatto eco il ministro Gianni Alemanno. Su tutti è scesa la benedizione di Papa Benedetto XVI: «Auspico che quanti sosteranno presso questa vetta siano spinti ad elevare lo spirito a Dio». Così ha detto ieri il Papa all'udienza generale del mercoledì. Quell'udienza alla quale il "Papa montanaro" si presentava spesso ritemprato dalle sue centododici "scappatelle" sul suo Gran Sasso che, infatti, quasi sempre sono avvenute il martedì, ovvero il giorno in cui aveva meno impegni ufficiali: il suo giorno libero, insomma.

«Un montanaro, un montanaro vero» ha detto chi ha avuto il privilegio di sciarci o passeggiarci insieme. Un amore per la montagna, in particolare per il Gran Sasso, è testimoniato dalle parole che lo stesso Wojtyla pronunciò nel 1993 all'Angelus recitato proprio sul Massiccio abruzzese, in occasione della benedizione della chiesetta della Madonna della neve costruita dagli alpini a 2.000 metri di quota: «Il silenzio della montagna e il candore delle nevi ci parlano di Dio».

Angelo De Nicola