LogoLogo

L'ASSE ABRUZZO-MOLISE, UN NUOVO "PARADISO" PER LA MAFIA



Segui Angelo De Nicola su Facebook


dal nostro inviato ANGELO DE NICOLA - CASTEL DI SANGRO (L'Aquila) - "Dio c'è". A giudicare dal ripetersi della scritta su cartelli e cavalcavia dell'"asse" (le statali 17, 652, 158 e 85) che collega, come un cordone ombelicale, l'Abruzzo al Molise per sfociare in Campania, in queste zone "Dio" regna eccome. Dove "Dio", secondo la leggenda, sta camorristicamente per Raffaele Cutolo ed il "c'è" per il controllo di quel determinato territorio segnato. "La camorra qui non esiste" replicano, invece, un po' tutti, amministratori e forze dell'ordine. Che insistono: "E se ci fosse, se ne troverebbe traccia in atti giudiziari, in inchieste specifiche, in precisi atti parlamentari. No, alla camorra queste povere zone interne non interessano".

Eppure qualcuno, peraltro più nel versante abruzzese che non in quello molisano dell'asse che sfocia in Campania, è disposto ad ammettere che qualche rischio c'è: per la contiguità territoriale, perché queste sono zone tranquille, perché l'immigrazione dalla Campania storicamente c'è sempre stata, perché con una frequenza sospetta sono stati sorpresi qui a villeggiare pezzi da novanta dalla Nco; come nel caso, un anno fa, della caccia all'uomo scatenatasi per la presenza del braccio destro di Francesco Schiavone, detto Sandokan, il boss del clan casertano dei Casalesi. "Perché - dice un vecchio poliziotto che deve saperla lunga - gli abruzzesi sono molti riservati, troppo riservati: così, se viene il Tizio napoletano che, pur facendo il manovale, chiede di acquistare appezzamenti di terreno a Rivisondoli per cifre a parecchi zeri, non si dice nulla a nessuno. Si intasca il gruzzolo, e buona notte".

Insomma, "Dio" potrebbe aver cambiato pelle in questo angolo di paradiso che ha in Roccaraso, la "Cortina del Sud", la sua punta di diamante: dismessi i panni del "turista" che si fa sorprendere magari per una smargiassata in piazza con la pistola, potrebbe aver indossato il colletto bianco: appalti e speculazioni, affari puliti insomma. A Castel di Sangro, 5.700 abitanti, ci sono ben 7 istituti di credito. Se davvero c'è stato questo salto di qualità della criminalità organizzata, allora la guardia dovrebbe essere alzata, e di parecchio. "Noi la guardia la teniamo altissima - dice il capitano Nicola Candido della Compagnia dei carabinieri di Castel di Sangro che è proprio al centro dell'"asse" - perché a più riprese s'è parlato di possibili rischi. Tracce o sospetti di infiltrazioni della criminalità organizzata a noi non risultano ma sappiamo che siamo una zona franca da presidiare al meglio".

Presidiare, appunto. Sull'"asse" abbondano i posti di blocco: ben cinque (due dei carabinieri, due dei vigili urbani ed uno della polizia stradale che qui ha un piccolo presidio) l'altra mattina nel tratto tra Sulmona e Castel di Sangro (circa 35 km); quattro (due dei carabinieri, uno della Polstrada ed uno di vigili) nel tratto fino a Venafro (circa 45 km). "Questo "budello" che ci attraversa - conferma il capitano Candido, un pugliese che s'è fatto le ossa nei quartieri tosti di Torino - è una preoccupazione ma anche un grande vantaggio. Presidiarlo significa capire chi arriva e se, quindi, ci sono presenze sospette o indesiderate, ma anche chi esce ed a fare cosa. Non solo: qui non registriamo rapine da due anni, dopo l'ultima compiuta da napoletani, subito acciuffati, alle Poste di Roccaraso. Evidentemente i malintenzionati sanno che il territorio è controllato. Il budello resta, però, un grande canale di arrivo per la droga dalla Campania".

"La camorra nell'Alto Sangro? Ma no, qui il vero problema è la droga - conferma il vicesindaco di Castel di Sangro, Umberto Murolo -. Anche tra i giovanissimi si sta diffondendo in maniera preoccupante l'uso di sostanze stupefacenti. Per il resto la nostra è una zona tranquilla. Certo, qui è sempre venuta gente dalla Campania: lo stesso mio nonno emigrò nel 1860 da Secondigliano. Ma se non sono turisti che vengono ad acquistare qui una seconda casa per le vacanze, chi viene ad impiantare un'attività che per lo più è legata al commercio, una delle nostre poche risorse, è bravissima gente che spesso fugge da Napoli proprio perché sceglie una situazione decisamente più tranquilla.

Speculazioni edilizie? L'ultima risale a venti anni fa: vennero parecchie ditte campane, molte delle quali scalcinate tanto che c'è oggi una cascata di fallimenti. No, alla camorra non può interessare una zona interna così depressa come la nostra". E l'invasione dal Napoletano non s'arresta. Satura ormai Roccaraso, dopo le grandi speculazioni edilizie alla quali anni fa si interessò pure l'imprenditore Corrado Ferlaino, nell'Alto Sangro c'è chi è disposto ad acquistare pagliai e ruderi anche a 4 milioni a metroquadrato. Alto Sangro, poveri ma belli.