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"DS, UN PARTITO IN PREDA AD UNA DERIVA MASSIMALISTA"



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"Il panorama politico aquilano riflette, né più né meno, quello nazionale: una parte della destra dalle posizioni grossolane che mette in discussione la Resistenza ma col vero obiettivo di cambiare la Costituzione, ed una sinistra, o almeno una parte di essa, che si agita senza costruire, magari tentando di contrapporre la piazza alle istituzioni così com'è avvenuto in occasione della celebrazione del 25 aprile con l'indegno spettacolo in piazza Nove Martiri".

All'indomani delle recenti polemiche nel capoluogo per la festa della Liberazione, non è tenero Alessandro De Angelis, giovane ricercatore aquilano presso la Cattedra di Storia contemporanea dell'Università di Bologna, esperto di storia dei partiti ed evoluzione della sinistra ed autore del libro "I comunisti ed il partito".

"Il comunicato dei Ds dell'altro giorno sulla cerimonia alternativa in piazza Nove Martiri - dice De Angelis - è da gruppuscolo extraparlamentare degli anni '70 e non da grande partito democratico di sinistra come i Ds. Un partito che, ormai, si divide su tutto. Una deriva massimalista che, però, a tutti i livelli, è figlia di una strategia: quella di alzare i toni qualche giorno prima di un evento costringendo i riformisti tra due fronti, la piazza e le istituzioni. Ma è una strategia che porta ad un suicidio senza se e senza ma".

Domanda: Nei Ds, e nella sinistra in genere, anche all'Aquila ci si agita senza costruire nulla?
Risposta. "Non se ne può più di fascismo e stalinismo in un Paese che ha un alto tasso di disoccupazione, che non investe in ricerca e sviluppo, la cui Università non è altezza delle sfide e in cui il futuro delle giovani generazioni è più incerto di quello dei padri. E allora su questo si misura la credibilità di una classe dirigente non nelle polemiche sulle piazze e sulle strade. A Bologna c'è via Stalingrado, città il cui nome è stato cambiato anche in Russia, ed all'Aquila c'è la piscina "Adelchi Serena": la costruì il gerarca, è una semplice intitolazione non un busto in piazza Duomo, non mi pare un grande problema. Poi c'è la gazzarra delle destra a Bologna e della sinistra all'Aquila che urlano al fascismo ed al comunismo. Ci si agita e non si costruisce nulla".

D.: Un'inutile "agitazione", dunque, anche in piazza Nove Martiri per il 25 aprile?
R. "Quello che non capisco è il perché gli stessi che negli anni passati hanno attaccato il sindaco Tempesta per non essere andato a porgere omaggio ai Nove Martiri, ora si lamentino perché un sindaco di destra onori un'occasione di unità e comune coscienza nazionale come la Liberazione. Tra l'altro la targa dei no-global con la Resistenza non ha nulla a che fare, così come Giuliani non è un martire, la polizia italiana non è quella fascista. La confusione è il brodo di coltura degli estremisti. I Ds dovrebbero condannare quella targa anche perché, a differenza dei Nove Martiri, è estranea alla storia della città".

D.: In sostanza, lei ritiene fondamentale l'unità, dei Ds e dell'Ulivo...
R. "Che cosa è l'unità? È un fatto culturale. Ci si puòdividere per incontrarsi di nuovo e-o si può lavorare per dividersi su tutto. Come si fa? Io credo che parlare, fare polemiche, andare in tv, dichiarare tutto ed il suo contrario per un momento di gloria che passa subito, sia sbagliato".