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11 SETTEMBRE, TUTTI CHIEDONO NOTIZIE, MA CI VORRANNO GIORNI



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L’AQUILA - «Siamo sommersi dalle telefonate, sia di abruzzesi che vivono in America che dall’Abruzzo. Ma purtroppo non abbiamo nessuna notizia precisa: ci vorranno giorni per chiarire la situazione». Enzo Centofanti è il presidente per tutto il Nord America della più importante associazione di italiani all’estero, il "Comitato tricolore per gli italiani nel mondo".

È stato un dirigente dell’Alitalia, direttore delle vendite per l’area tra New York e Philadelphia, dove vive. Ma soprattutto è un abruzzese. «Abruzzese di Ari, in provincia di Chieti, viva l’Abruzzo» dice per telefono al Messaggero, da Philadelphia, anche per sdrammatizzare «il clima di guerra che stiamo respirando. Non ho provato nulla di simile nemmeno quando, giovanissimo, sono stato in un campo di concentramento in Kenya- spiega ancora Centofanti- quando l’Etiopia, dove allora vivevo, fu occupata dagli inglesi. Ricordo che quando fui internato conobbi un aquilano, il dottor Bellisario Lolli, che è il padre dell’onorevole Giovanni».

Centofanti a New York è di casa, come tutti gli abruzzesi-americani. «La comunità abruzzese -dice- nell’area della "Grande Mela" è molto numerosa e molto ben inserita. Impossibile quantificare quanti siano gli abruzzesi, ritengo parecchie decine di migliaia. Si spiega, perciò, la grande preoccupazione che ha attanagliato tutta la comunità abruzzese in Nord America ma anche i tanti che in Abruzzo hanno parenti, amici, conoscenti o interessi a New York. Il dramma nel dramma è che noi, attualmente, non abbiamo alcun tipo di notizia da poter dare. Per avere elenchi di persone ferite, disperse o purtroppo decedute, ci vorranno giorni e giorni. Abbiamo la sensazione di brancolare in quella maledetta, terribile, nuvola di povere che ha inghiottito Manhattan».

Una comunità "potente" e rispettata quella abruzzese a New York. Oltretutto le nuove generazioni hanno anche abbandonato lo stereotipo dell’emigrante povero venuto da uno sperduto paesino dell’Abruzzo. «Sì, è vero- commenta Centofanti-, l’immagine che abbiamo oggi nella Grande Mela è assai positiva. Non siamo più quelli che si ritrovavano al ristorante "Mamma Mia", copia perfetta di una trattoria meridionale; oggi il nuovo locale di moda è "Abruzzo", i cui titolari sono della provincia dell’Aquila, lungo la 52.esima strada, a due passi dalla strada più "in" di New York, Fifth Avenue, la Quinta strada».

Tante, almeno una decina, le associazioni di abruzzesi a New York, anche loro in fibrillazione nel tentativo di fare da ponte con gli altri corregionali in America e, soprattutto, con l’Abruzzo. L’associazione più "forte", per usare lo stesso termine di Centofanti, è quella degli orsognesi, ad Astoria nel quartiere di Queen dove hanno un club assai rinomato. «Orsogna, provincia di Chieti, viva l’Abruzzo» conclude Centofanti.

Angelo De Nicola