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BRUNO SAMMARTINO SCOPPIO' IN LACRIME: RICORDO I SACRIFICI DI MIO PADRE



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dal nostro inviato
PIZZOFERRATO (Chieti) - Nello slang della foltissima (e oggi potente) comunità italiana, Pittsburgh ("città dell'acciaio" in America, nello Stato della Pennsylvania) è stata da sempre ribattezzata "Pizzoburgo". Proprio a Pizzoburgo, da Pizzoferrato, (piccolo centro abbarbicato su un costone dell'entroterra chietino) 47 anni fa partì con una valigia di cartone Bruno Sammartino, "The Living Legend" (la leggenda vivente) per essere arrivato a detenere il titolo della World Wrestling Federation per un totale di 12 anni. L'atleta, che fu anche lo sportivo preferito di Mohamed Alì, in una parola "il Marciano della lotta" sulla cui vita verrà anche girato, l'anno prossimo, un film hollywoodiano.

Ieri la "leggenda vivente" è tornata nel suo paese natio che gli ha tributato una accoglienza da eroe. Un "Bruno Sammartino Day" con un monumento in suo onore (realizzato in pietra, e non poteva essere altrimenti, dall'artista Antonio Santeusanio; una targa all'ingresso dell'abitazione paterna; una conferenza dal tema "Sulle orme di Bruno, alla scoperta del wrestling" (a cura dello staff del sito www.wrestlingmania.it nel quale ancora si venera Sammartino) ed una su "Gli emigranti abruzzesi e l'America" dell'antropologa Adriana Gandolfi; una dimostrazione di full- contact con un campione del mondo originario anche lui di Pizzoferrato; uno spettacolo teatrale titolato "Bruno la roccia" di Stefano Angelucci Marino e, non ultimo, un libro memoria degli alunni della locale scuola elementare che gli hanno dedicato pure una toccante poesia. Ma soprattutto Bruno ("assistito" da suo cugino Sinibaldo Sammartino) è stato sommerso dai baci e dagli abbracci dei paesani (coetanei, più giovani, bambini) che hanno voluto toccare con mano la leggenda, la roccia venuta dalla roccia.

E lui, il gigante buono oggi con i capelli bianchi ed i suoi 64 anni portati benissimo (ogni giorno fa footing per 8 Km) è scoppiato in lacrime come un bambino quando è stata scoperta la targa a casa sua, in via Roma. "Mi vengono in mente - ha detto quasi per scusare l'attimo di debolezza - i sacrifici che fece mio padre Alfonso e mia madre per costruire queste quattro mura. Grazie a tutti".

Di grazie la leggenda ne avrà detti un centinaio nel momento più toccante del "Bruno Sammartino Day": quello dell'inaugurazione del monumento a lui dedicato con tanto di consegna della cittadinanza onoraria. "Io parlo solo in dialetto - ha detto al microfono infiammando i paesani -. Anzi, anche in America penso in pizzoferratese e poi mi esprimo in inglese. Mi sete fatto propriu nu' bello regalo".

"Non a caso Sammartino ha sottolineato il dialetto - ha commentato il giovane e dinamico sindaco di Pizzoferrato, Palmerino Fagnilli, che ha presenziato alle celebrazioni insieme con l'assessore alla Provincia di Chieti, Nuccio Campli -. Silone disse che l'italiano è una lingua che si impara a scuola. Pizzoferrato ha voluto recuperare una parte importante delle sue radici celebrando un idolo, un atleta ma soprattutto un uomo che ha portato il nome del nostro paese in cima al mondo". "Qualcuno ha cercato di insinuare - ha confermato "La Leggenda" - che Sammartino fosse un nome inventato, una trovata pubblicitaria. Io gli ho sempre risposto che ero Bruno Sammartino di Pizzoferrato. Un piccolo paese in provincia di Chieti che lasciai arretrato e povero e che oggi, invece, mi pare un gioiello. Ricordo che davanti a casa mia, in via Roma, passavano le pecore, le capre, i carretti, i traini. Oggi ci sono tutte queste macchine e questo benessere. I sacrifici che hanno fatto quelli come mio nonno, come mio padre e, in parte, come me non sono stati inutili".

Una vita di sacrifici, appunto. Sammartino, oggi ricco e famoso, non li ha dimenticati. Perciò, in lacrime, ha chiamato vicino a sé, dal pubblico, Vittorio Santucci ed il figlio di quest'ultimo, Frankie ("La Leggenda" lo ha volutamente chiamato Francesco), venuti appositamente dall'America per le celebrazioni di ieri. Vittorio Santucci, dalla vicina Rocca Cinquemiglia, fece quel viaggio in America con Sammartino nel 1947. Dopo una vita di sacrifici (ha gestito per decenni un bar-ristorante nel quartiere italiano di Bloomfield) è riuscito a realizzarsi. Frankie, oggi, è invece un affermato medico (anche di Bruno) tanto che a Pittsburgh è stato eletto "medico dell'anno" nel 1999. "Bruno quando arrivò in America era così magro - ha raccontato ieri Vittorio Santucci - che tutti lo prendevano in giro. Oggi... nessuno si permette".