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RUGBY, FINALE SCUDETTO PER L'AQUILA A ROMA:
ENTUSIASMO ALL'INIZIO TANTA TRISTEZZA ALLA FINE



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dal nostro inviato - ROMA - "Gli aquilani ci hanno dato una bella lezione di tifo, di entusiasmo, di sport. Davvero una bella giornata per Roma ma anche per i nostri amici dell'Aquila". Il sindaco di Roma, Francesco Rutelli, non ha perduto il sorriso, a fine partita, pur sonoramente fischiato (dai sostenitori locali) quando è stata annunciata dall'altorparlante, con enfasi, la presenza del primo cittadino "Caput Mundi". "Ci tenevo ad esserci- ha detto Rutelli al Messaggero, dopo aver seguito con ardore l'intero match-. Un po' perchè Roma merita questo piccolo grande slam con gli scudetti nel calcio, la "mia" Lazio, nella pallavolo ed ora nel rugby. Anzi, avrei voluto incontrare il sindaco dell'Aquila, ma non l'ho visto. Sì, il rugby in Italia può crescere, specie dopo il meritato ingresso nel torneo del "Sei nazioni". Eppoi è uno sport "povero" che pure riesce a muovere le masse come è accaduto oggi (ieri, per chi legge, n.d.r.) con un'invasione di aquilani a Roma...". Ieri, per tutta la mattina, un serpentone di auto targate "AQ" e di bandiere neroverdi è scivolato lungo l'autostrada A24 Roma-L'Aquila. Roma-L'Aquila, appunto. Nel rugby, da sempre fratelli (il movimento della pallaovale romano e aquilano ha lo stesso padre: Tommaso Fattori) ma anche accesi nemici. Contrasto che s'è poi complicato per i "tradimenti" dei figli Caione e Castellani. Un odio che, ieri, proprio la finale scudetto ha ritrasformato in amore. Fratelli forse no; fratellastri sì.

Parentela o meno, nella tribuna dei vip a fine gara la delusione era palpabile, mitigata comunque dalla considerazione che, in fondo, è stata una festa ugualmente. "Prefetto da trasferta? E come potevo perdermi la finale scudetto- dice il prefetto Giovanni Troiani- Da quando sono arrivato all'Aquila questa febbre ha contagiato anche me. Questa è la terza partita a cui assisto e sto cominciando a capire le regole; non è, come credevo, un gioco violento. Affatto, Scontri duri ma leali, davvero uno bello sport che si attaglia, ritengo, al carattere degli aquilani. E' andata male, ma ci rifaremo". Il senatore Ferdinando Di Orio non riesce a darsi pace dopo essersi sbracciato ed urlato, fuori da ogni protocollo, fino ad essere rimasto con un filo di voce: "Che rabbia. Che rabbia quell'inizio di partita. Nel secondo tempo, ad un certo punto, ho pensato che potevamo farcela. Ma ora non dobbiamo mollare: il rugby aquilano ha bisogno di maggior sostegno. Noi faremo del tutto" conclude il senatore parlando al plurale, sicuramente, anche a nome del deputato Francesco Aloisio che ha dovuto rinunciare, proprio lui, ad assistere alla partita perchè un piccolo malore (nulla di grave: un calo di pressione) lo ha colto durante il viaggio dall'Aquila. Una doppia sofferenza per l'onorevole "Ceccopeppe".

"Ah, certo, serve una maggiore appoggio a tutti i livelli- insiste il vicepresidente del Consiglio regionale Stefania Pezzopane che non ha mancato di sottolineare l'assenza al Flaminio del sindaco Biagio Tempesta-. Mi dispiace tantissimo per i ragazzi che, pure, si sono battuti al massimo delle loro possibilità. Ora tocca anche a noi aiutarli a costruire una solida realtà che possa affrontare, nella prossima stagione, addirittura l'Europa". E dalla Regione (notata anche la mancata presenza, pur annunciata, del presidente Giovanni Pace) giungono segnali importanti. "Abbiamo già dato, come Aptr, all'Aquila Rugby quest'anno un contributo straordinario di 250 milioni- dice un accorato Totò Di Giandomenico, presidente dell'ente turismo regionale- ma per questa, come per altre realtà sportive della regione, possiamo e dobbiamo fare di più. Lo faremo anche per affrontare, come nel caso dell'Aquila Rugby, l'impegno europeo". "Beh, noi stiamo facendo già molto, mi pare- dice Rodolfo De Laurentiis, presidente dell'Arpa (sponsor da sempre dell'Aquila Rugby con Aptr e Carispaq), che dice di essersi molti divertito, nonostante la delusione, con moglie e figlia al seguito in tribuna-. Sosteniamo da tempo L'Aquila Rugby e continueremo a sostenerla". Ma anche dal Comune dell'Aquila c'è piena disponibilità: "Fin da domani- promette l'assessore allo Sport, Luigi D'Eramo- siamo pronti a metterci a completa disposizione".

Gli aquilani in tribuna cercano di cambiare discorso. "Ormai il rugby in Abruzzo non è solo L'Aquila: abbiamo già raggiunto i 1.500 praticanti con squadre che nascono anche sulla costa" spiega Mauro Zaffiri, presidente del Comitato regionale della Federugby. È affranto: ha sofferto due volte, lui, padre del capitano neroverde Maurizio. "Il "piccolo" Maurizio, uno degli otto giovani atleti presenti in questo match usciti dal "mio" Cus" ci tiene a precisare Franco Hostiè, dirigente storico della Federazione e del rugby aquilano ed altro padre sofferente. "Il "mio" Maurizio, così come sono "miei" Masi, Perugini, Aloisio..." gli fa eco Gino Donatiello, ex tecnico neroverde. "Sì, il vivaio fa dell'Aquila una realtà d'eccellenza italiana- conclude il ragionamento Mauro Zaffiri-. Il salto di qualità è legato solo ad una questione economica: serve, insomma una stabilità che dia la possibilità di programmare a lungo termine". "Secondi nel campionato maggiore, secondi nell'under 21: questi risultati, con i nostri giovani, nessuno in Italia può vantarli" taglia corto Vittorio Festuccia, consigliere comunale.

E Luciano Fabiani, presidente della Holding Carispaq ed ex dirigente: "Caione ha alzato il trofeo così come lo alzò nella finale scudetto vinta dall'Aquila nel '94. Comunque sarebbe andata, L'Aquila avrebbe vinto lo stesso". "Grazie, grazie a tutti" avrebbe certamente detto papà "Tommasino".