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SPALLONE: «CHIUDIAMO LE DISCOTECHE E APRIAMO LE CASE CHIUSE»



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AVEZZANO (L’Aquila) - «Chiudiamo le discoteche e riapriamo le ”case chiuse”». Eccola, concentrata come fosse una ricetta da presentare in farmacia, la ”terapia” per guarire i giovani proposta dal sindaco di Avezzano, Mario Spallone. Uno che di medicina se ne intende. Non tanto perché è stato il medico personale di Palmiro Togliatti, ma soprattutto perché l’ormai settantasettenne ”professor Spallone”, classe 1917, è proprietario di un’industria: ben sei cliniche private, con oltre mille dipendenti.

Proprio da una delle sue cliniche, la più lussuosa e curata non foss’altro perché porta il nome di sua moglie (Luana), l’eccentrico sindaco ha lanciato la sua ricetta ”miracolosa”. A Villa Luana, realizzata a Poli (in provincia di Roma che si raggiunge uscendo dall’autostrada A24 lungo una lingua d’asfalto tra campi di grano sul cui ciglio, ironia della sorte, signorine di colore su cassette vuote di frutta fanno quasi da pietre miliari), ieri mattina il primo cittadino ha convocato una conferenza stampa. Ad Avezzano, infatti, il Comune è piombato nel caos dopo che, dieci giorni fa, il sindaco è stato colto da un malore, rivelatasi poi un leggero, ma pericoloso, infarto. L’opposizione a Spallone (eletto un anno e mezzo fa battendo al ballottaggio il candidato dei Popolari, l’avvocato Cesidio Di Gravio, buttiglioniano) sostiene che il sindaco «non è più nelle condizioni di salute per governare». Per tutta risposta, dopo aver fatto tanto di corna a chi lo vuole malaticcio, quasi morente, ”il professore” ha risposto contraccando alla sua maniera. Un guerriero in vestaglia, pantofole ed il classico bastone, segno di comando e testimone degli acciacchi.

E nel suo fiume di parole, in un’oratoria stile ”il Migliore”, Spallone ha parlato di una società (quella di Avezzano ma non solo quella) malata. Anzi, affetta dalla ”lebbra”. «Sono tutti mazzettari e portaborse- ha quasi urlato-, fanno politica solo per curare gli interessi personali. In questa società malata, l’unica vera speranza sono i giovani. Per far crescere al meglio i nostri ragazzi, però, vanno chiuse le discoteche e riaperti i ”bordelli”».

Le discoteche? Professore, perché? «I giovani nelle discoteche si ”bevono” il cervello. Non è tanto un fatto di droga, quanto invece l’azione traumatizzante svolta da luci accecanti e musiche assordanti che minano le menti dei nostri ragazzi». E le case chiuse, perchè? «Tante ragazze, quasi bambine, per la strada sono una tragedia; per loro stesse e per chi vi ricorre, li ritorno ad una sana sessualità farebbe bene a tutti». Firmato, il professor Spallone.