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"La maschera di Celestino", il nuovo libro di De Nicola

La Maschera di Celestino
"La cronaca locale", 22 giugno 2005
di Patrizia Tocci



Avete tra le mani il nuovo libro di Angelo De Nicola, La maschera di Celestino, Edizioni Textus?

Allora seguite i consigli del grande Italo Calvino: staccate il telefono e il fax, spegnete tutti i cellulari, rifugiatevi in una stanza dove sarà possibile mettersi comodi e chiudersi una porta alle spalle. Sono 118 pagine, un bel formato, una elegante copertina; una preziosa ed agile prefazione di Dacia Maraini, un titolo ambiguo e misterioso quanto basta per attirare la curiosità del lettore. Ma prima di cominciare davvero la lettura una sguardo alla dedica: "alla mia città".

E' una dedica insolita ma sentita: L'Aquila è infatti la vera protagonista del libro; ci sono le sue chiese e i suoi palazzi, le sue piazze e le sue atmosfere descritte attraverso lo sguardo dei due personaggi principali; uno indigeno (il sovrintendente) e l'altro straniero (l'agente segretissimo...

Attraverso la ricostruzione del pontificato di Celestino V, delle sue disavventure si ricostruisce anche la storia della odierna Perdonanza aquilana; agli ingredienti più classici del giallo (i messaggi e i codici cifrati, la sfida tra l'assassino e l'investigatore, il colpo di scena finale che ovviamente non sveleremo, i dialoghi stretti e serrati) si mescolano ricostruzioni storiche ed altre più fantasiose; come in un gioco dell'oca la trama del libro ci trascina nelle numerose caselle di vario tipo e di vario genere, organizzate però in un percorso plausibile, convincente ma soprattutto avvincente.

Non è una di quelle letture da sospendere; l'attualità più recente si confonde con la storia più lontana, dai Templari ad Aldo Moro, dall'Opus dei all'attentato dell'11 settembre, dal Vaticano ai Servizi segreti, dalla visita di un papa alla chiesa di Collemaggio alle crociate...

Maestro insuperabile sicuramente, e punto di riferimento Umberto Eco, sia ne "Il nome della rosa" che nel meno conosciuto "Il pendolo di Focault"; due romanzi che sono all'origine di un filone oggi molto di moda, basti citare Dan Brown e il suo "Codice da Vinci". Però "La maschera di Celestino" è più autentico e meno di maniera proprio perché non solo è imperniato su una cerimonia che davvero esiste come la Perdonanza e che davvero affonda le sue radici nella storia di Pietro da Morrone eletto papa con il nome di Celestino V, ma ha un debito- confessato dallo stesso De Nicola- con un altro grande scrittore, Ignazio Silone e il suo "Povero cristiano". Silone ha creato per tutti ma in particolare per noi abruzzesi, un ritratto indimenticabile dell'eremita Celestino; e anche De Nicola è innamorato di questo papa scomodo, dell'uomo di pace che sentiva la cocente nostalgia dell'aria e della luce delle nostre montagne.

Questo è infatti il cuore "segreto" del libro: ogni tanto l'autore lascia trapelare una bella descrizione, una frase poetica, un sentimento commosso tenuto però sempre a freno dalla dimestichezza con le parole della cronaca. E' il primo romanzo di Angelo De Nicola; i libri precedenti hanno infatti un taglio più giornalistico e sono legati strettamente all'attualità. Ma lo scrittore e il giornalista- come spesso ci ha dimostrato la letteratura- possono nutrirsi l'uno dell'altro: cronaca, storia e invenzione sono ben mescolati in questo libro. E questa- oltre allo stile, asciutto ed incisivo- è un'altra delle tante ragioni per cui leggere "La maschera di Celestino".

Che c'è? Non mi ascoltate più? Avete già chiuso la porta?
Patrizia Tocci




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