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Celestino V "Il Papa della Pace"

La Maschera di Celestino

DOPPIO CONFRONTO TRA ISLAM E CATTOLICESIMO

di Federica Farda


Cattolicesimo e Islam a confronto: padrini San Pietro Celestino e San Tommaso apostolo, due santi ”abruzzesi”, due paladini di pace; artefice dell’evento il romanzo ”La maschera di Celestino”.

Questa è stata la chiave di lettura proposta a Francavilla al Mare (Ch) nella splendida cornice del cortile di palazzo San Domenico sede del Mumi (Museo Michetti) e della locale Amministrazione civica di fronte ad un pubblico attento anche se non numerosissimo forse per via della serata non proprio estiva che strideva con la data (era il 5 agosto e questo già è un evento in sè).

Sotto il quadrato di cielo stellato, che comunque si intravedeva dal cortile del Mumi, si erano dati appuntamento per discuterne padre Gian Maria Polidoro, presidente associazione ”Pax International” già promotore dello storico incontro dei capi di stato Usa - Urss ai tempi della guerra fredda tra le due super potenze, padre Lorenzo Polidoro, rettore della chiesa Mater Domini di Chieti, il siriano Mahmoud Mimmo Srour, assessore Regione Abruzzo ai Lavori pubblici e alle Politiche per il Mediterraneo, il padrone di casa Roberto Angelucci, sindaco di Francavilla e il giornalista Angelo De Nicola, autore de ”La maschera di Celestino”. Moderatore della serata un avvocato, e non poteva essere altrimenti, l’avvocato ortonese Remo Di Martino, uno dei difensori italiani di Tarek Aziz.

Cattolicesimo e Islam, dunque il tema della serata, ma anche Pace e Perdono e quando si parla di Papa Celestino V, o meglio dell’eremita fra Pietro da Morrone poi divenuto Santo, non si può non prescindere da queste due tematiche strettamente collegate. E padre Gian Maria Polidoro entra subito in argomento leggendo pagina 96 del libro in cui si definisce Celestino «un crociato della Pace, colui che aveva capito che la Pace era necessaria al progresso, compreso quello economico. Tant’è che la Perdonanza si rivelò un volano eccezionale per la Pace ed il progresso. Quel progresso che le continue guerre inibivano».

Tesi condivisa con il quasi suo omonimo, ma non parente, padre Lorenzo Polidoro, fratello invece del compianto giornalista Guido che tra i suoi preziosi articoli allevò l’autore de ”La maschera di Celestino”, Angelo De Nicola. «La guerra dei musulmani - ha rilanciato padre Lorenzo - è quindi una guerra per impadronirsi dello strapotere economico e tutto è iniziato da quell’11 settembre 2001. Da lì è incominciata la ”sete” di vendetta dell’occidente, i nostri piani per controattacarli, anzi per controattacarci, dato che poi tutto si trasforma in boomerang. Ma io - ha concluso padre Lorenzo - proprio quella sera ho conosciuto Papa Celestino V. Si celava nelle vesti di don Benzi che intervistato dopo tanti politici a ”Porta a Porta” concludeva la trasmissione sventolando il Vangelo affermando ”questa è l’unica arma in nostro possesso”. Proprio come Pietro da Morrone: il Perdono l’unica arma vincente, una lezione che era valida allora ma attualissima anche oggi visto il clima non proprio pacifico».

Non dobbiamo cadere nella trappola poichè la guerra in atto è soltanto una guerra interna all Islam. Questo, invece, è stato il parere di Mimmo Srour che ha premesso di «non rappresentare l’Islam anche se lo conosce bene» e si è detto possibilista su una pace in tempi abbastanza rapidi. «Purchè - ha aggiunto - non cediamo al loro gioco di reagire alle ingiustizie che il mondo oggi vive e costruite ad arte da qualcuno a tavolino. In questo i mezzi di informazione hanno un peso importantissimo: in tal senso ha più ascendente un’Oriana Fallaci che con le sue dichiarazioni colpisce anche i musulmani moderati che George Bush e i suoi propositi di vendetta. Nel discorso di pace un ruolo decisivo lo ha proprio l’Italia. La nostra nazione è il giusto mediatore, è il perfetto ago della bilancia e non solo perchè al centro del Mediterraneo. Non scordiamoci il fatto che il Medioriente fino al VII secolo aveva in comune, con tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, la lingua, la storia e la religione: in pratica era un’unica civiltà, anzi era la culla delle civiltà. Poi l’avvento della religione musulmana con il loro handicap: non aver ancora avuto l’Illuminismo. E noi italiani - ha concluso l’assessore regionale - in questo li potremmo aiutare più di ogni altra nazione europea poichè non abbiamo mai dato ospitalità o protezione a loro rifugiati politici».

Dichiarazioni che l’assessore regionale alle Politiche per il Mediterraneo, Mahmoud Srour, ha ripreso e ampliato a Castel del Monte (Aq) dove la vigilia di Ferragosto il libro è stato presentato nel teatro, davvero affollato, ”Francesco Giuliani” ruotando intorno al tema ”Celestino e la Pace”, presente, oltre Angelo De Nicola autore del libro, padre Nando Simonetti dei frati minori d’Abruzzo di San Bernardino e moderati dallo scrittore Vincenzo Battista.

«Dopo l’11 settembre - ha esordito Mimmo Srour - il bacino del Mediterraneo appare una catena con anelli sempre più deboli che rischiano continuamente di spezzarsi: non passa giorno che dal punto di vista umano si paga un prezzo altissimo da qualsiasi ottica si esamini la situazione. Lo ripeto è una guerra tutta interna all’Islam e noi stiamo commettendo l’errore di cadere nella loro trappola. Cerchiamo di reagire! Lo scrissi all’indomani dell’11 settembre 2001: allora ero sindaco, già da qualche anno, di Sant’Eusanio Forconese, un piccolo paese, poco più di 450 abitanti, della vallata aquilana dell’Aterno. Ebbene questo piccolo paese pagò un prezzo altissimo nella tragedia delle Torri gemelle: sepolta lì sotto rimase Lorena Lisi, una ragazza nata a New York da genitori di Sant’Eusanio. Io conoscevo bene Lorena, ritornava ogni estate nel paese dei suoi genitori, parlavo con lei, anzi vi posso dire che non condivideva totalmente la politica di Bush, ma non per questo non era innocente. Non facciamo di tutta un’erba un fascio: dobbiamo distiguere i musulmani dei vari Paesi, tra loro hanno in comune la relegione che talvolta praticano in maniera diversa. Si, ad esempio, i messaggi -continua Srour- di Bin Laden, trasmessi ora da Al Jazeera, mi fanno più paura rispetto ai primi che erano soltanto rozzi e poco pericolosi. Attualmente, invece, questi ”comunicati” sono molto raffinati e pertanto più subdoli. Però ciò non è un motivo per rifiutare di tendere una mano agli integralisti moderati. Solo così sconfiggeremo la guerra. E parlo - prosegue l’assessore - da italiano, purchè la nostra nazione non si conceda lussi. Purtroppo il nostro popolo negli ultimi anni ha distrutto la propria identità politica: un patrimonio costruito dai vari Moro, Andreotti, Craxi. Un patrimonio che era un lasciapassare: ricordo ai tempi della guerra in Libano, noi sotto la guida del generale Angioni, non perdemmo neanche un italiano al contrario, invece, degli americani. Le crociate, nononostante tutto, lasciarono qualcosa di buono. In Medioriente - conclude il responsabile della Regione Abruzzo alle Politiche per il Mediterraneo - tuttora vivono segni positivi lasciati dai crociati e ciò ve lo posso assicurare personalmente».

Aldo Moro, lo statista DC barbaramente ucciso nel 1978 dalle Br, il ”campione dell’utopia” che nella ”Maschera di Celestino” è contrapposto a Celestino V, il ”profeta disarmato”, vale a dire due facce della stessa medaglia, ”la lotta contro ogni forma di crudele gestione del potere politico” che si misura con un ”cristiano senza Chiesa” che predicava maggior spazio per la Chiesa spiritualis. Papa Celestino V, nel libro paragonato ad Aldo Moro, a Castel del Monte è stato accostato dal giovane francescano padre Nando Simonetti al ”collega” Benedetto XV, il ”Papa della guerra giusta”, ma anche «il primo ufficiale - ha sostenuto il frate - sponsor dell’Europa unita». Benedetto XV predicava la pace come fraternità, la pace come dono, poichè sosteneva che «la pace non è l’assenza di guerra, ma è frutto di un percorso di fede». Ma anche la pace come carità giacchè «non è possibile parlare di pace senza ridurre - come già si sosteneva nel 1800 - gli armamenti, i veri padri della guerra».

Il religioso ha concluso il suo intervento con la lettura di una bella pagina di Guerra e Pace di Tolstoj in cui il grande autore russo faceva scrivere a una delle sue ”principesse” «Si direbbe che l’umanità abbia dimenticato le leggi del suo divino Salvatore il quale predicava il perdono alle offese, e faccia consistere il più grande merito nell’arte di uccidersi a vicenda». Parole a dir poco profetiche per il sovrintendente, uno dei due protagonisti narranti de ”La Maschera di Celestino”, che circa la volontà di abbattere il muro dell’odio nonostante l’attuale situazione in Medioriente a ulteriore riprova dei fallimenti dell’azione militare, dichiara «La Politica, anche quella degli uomini di fede, deve riconquistare il suo primato sulla Guerra. La Pace non può che essere figlia di sacrificio e studio comuni delle tre religioni monoteiste alle quali, oggi, si chiede un contributo per la sua costruzione».
Federica Farda




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