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"TROPPE STRANEZZE IN QUELLA STORIA D'ABRUZZO"



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L'AQUILA - Gianni Melilla è citato 6 volte, altri esponenti Ds addirittura di più (Enrico Paolini 8, Mimì D'Aurora 9) ma il record è del capo della segreteria del presidente della Regione, Franco Cicerone, citato 11 volte. Come sempre accade in campagna elettorale anche le belle cose finiscono per inquinarsi. È il caso del libro "L'Abruzzo nella storia d'Italia" (mille pagine, costo 150 mila lire) della collana "Le regioni dall'Unità ad oggi" della prestigiosa casa editrice Einaudi. Il volume (curato da Massimo Costantini e Costantino Felice con la collaborazione di 16 studiosi) che oggi viene presentato all'Aquila (ore 15,30, all'Emiciclo) presente l'abruzzese Pierluigi Ciocca, vice Governatore di Bankitalia, sta sollevando un vespaio di polemiche.

Ieri, con una nota, la presidente provinciale aquilana di An, Carla Mannetti, ha dato voce al malcontento: "Nell'opera finanziata con i nostri soldi- scrive- a scatola chiusa prima che venisse scritta... mi stupisce constatare che i politici Ds vengono citati più di personaggi che pensavo fondamentali nella storia abruzzese. Gli Spaventa, la famiglia Mezzanotte, Gabriele Vignani, Camillo Corradini, Cesare De Lollis, Lorenzo Natali, Adelchi Serena, Giovanni Pansa, Gennaro Finamore, vengono citati meno di Cicerone, Melilla, Paolini, D'Aurora, Stefania Pezzopane. Non compare mai lo scrittore Fedele Romani o il vescovo di Chieti, il pur leggendario Venturi. Anche i cattolici sono espulsi dalla storia abruzzese: Monterisi, Confalonieri, Falcucci, la Micarelli. La stessa cosa vale per le donne: non c'è traccia della Bonanni, della Marinucci, della Bellisario e persino della presenza abruzzese di Natalia Ginzburg".

La Mannetti va oltre: "Quello che colpisce è ben altro: la completa estraneità delle Università abruzzesi ed il fatto che nessuno degli autori presenti nell'opera è un docente di storia contemporanea dei nostri atenei. Cosa vuol fare l'assessore Pezzopane: vuole chiudere le Università abruzzesi?".