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IL GIUBILEO TIRA FUORI IRTI DALLE SECCHE



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È la holding aquilana Irti la società ad essersi aggiudicata la fetta più cospicua (158 miliardi) della torta miliardaria degli appalti del Giubileo del Duemila. Un record significativo visto che sono uscite battute ditte del calibro della "Impregilo" e dell "Todini". A rivelarlo è stato l'altro giorno il quotidiano Milano Finanza (Mf) che, in un lungo servizio dal titolo "Il Papa e Cimoli (l'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, n.d.r.) salvano la Irti Spa", fa i conti in tasca alla holding aquilana che, a giudizio della seconda testata finanziaria italiana (dopo la "bibbia" del "Sole 24Ore"), sarebbe stata addirittura sull'orlo del fallimento.

Ma la grande commessa legata alle opere per il Giubileo ed in particolare alle Fs rappresenterebbe la svolta per la società aquilana formata dai figli ed eredi del capostipite Iniseo Irti. La holding ha innanzitutto vinto la tranche più più cospicua (42 miliardi) dei sette appalti che compongono la faraonica opera da 173 miliardi stanziati per la realizzazione del nuovo tracciato del passante ferroviario dei Laghi (tratto "La Storta-Cesano") la ferrovia oltre alla costruzione della stazione dell'Olgiata. "Ma se si percorrono le tappe delle gare bandite dalle Fs attraverso il braccio operativo della Italferr- spiega Mf- si scopre che l'appalto del "passante" dei Laghi per la Irti e l'ultimo episodio di un periodo fortunato". Già nel 1997, la holding era riuscita ad aggiudicarsi l'appalto (50 miliardi) del tratto ferroviario, finanziato con i fondi del Giubileo, tra La Storta e la stazione di San Pietro.

Non solo. Lo scorso febbraio, la Tav (la società delle Fs che si occupa della realizzazione dell'alta velocità) ha appaltato alla Irti la tratta urbana di Roma della linea alta velocità Roma-Napoli per un tratto di due chilometri oltre al raddoppio della linea Roma-Sulmona sempre per un tratto di due chilometri. Totale dei due appalti: 65 miliardi e 700 milioni che aggiunti agli altri fa, appunto, 158 miliardi. "Una svolta per la Irti" sentenzia il quotidiano finanziario che illustra nel dettaglio la situazione nella quale si era venuta a trovare la Irti che "aveva cominciato a navigare in cattive acque già da qualche anno, colpa della forte crisi che ha colto il settore dell'edilizia all'inizio degli anni '90. E quando ha raggiunto il culmine il processo di sfaldamento dei partiti politici, Dc in testa, alla quale la famiglia Irti era tradizionalmente legata. Nel giro di poco tempo, dunque, sono venuti a mancare molti punti di riferimento e la società all'improvviso si è trovata faccia a faccia con lo spettro del fallimento".

A questo punto, sempre secondo Mf, la holding avrebbe imboccato, tanto per restare in tema, un doppio binario: tentare il risanamento e contemporaneamente intessere trattative per la vendita del gruppo. Il processo è sfociato in un'operazione di consolidamento della situazione debitoria per 47 miliardi e 700 milioni sostenuta da un pool di banche che hanno concesso alla società nuova finanza per 12 miliardi e 600 milioni".