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FIGLIA SEGRETA FA APRIRE LA TOMBA DEL PADRE



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L'AQUILA - «Se è stato possibile riesumare la salma, per compararne il Dna, del cantante Yves Montand e del terrorista Gianni Nardi, lo deve essere anche nel nostro caso di una persona morta ormai da tanti anni». Questa, in sostanza, la singolare motivazione con la quale il Tribunale per i minori dell'Aquila ha ordinato di riesumare la salma di un lancianese morto nell'1984, per stabilire se si tratti del padre di una ragazza, oggi quattordicenne.

Una persona, quella sepolta 14 anni fa, la cui famiglia è molto nota e in vista, sia a Lanciano che a Pescara, dove vive ed è proprietaria di case e terreni. Una storia legata agli interessi di una cospicua eredità e con qualche contorno pruriginoso, che rischia di sollevare uno scandalo e di travolgere così un'incolpevole minore.

Perciò comprensibile il riserbo e doverosa la tutela delle identità dei protagonisti. Nomi che, peraltro, non aggiungerebbero nulla ad un dramma che ora vivrà un nuovo atto nella macabra operazione di riesumazione. Un'operazione sulla quale ora ruota tutta la causa diretta ad ”ottenere la dichiarazione giudiziale di paternità”.

La minore, attraverso la madre che su di lei esercita la patria potestà ed assistita dagli avvocati Nicola Fantini del foro di Lanciano e Riccardo Lopardi di quello dell'Aquila, nel 1996 decise di avviare un'azione diretta al riconoscimento della paternità, con l'obiettivo di rientrare con una maggiore quota nell'asse ereditario del defunto. Il Tribunale per i minori dell'Aquila (competente perchè la ricorrente è, appunto, una minore), tra le altre istruttorie, deise anche di ascoltare un esperto in medicina legale, il professor Giuseppe Del Porto per superare le difficoltà di cause di accertamento di paternità che, una volta, prima dei progressi della scienza, venivano decise spesso sulla base della cosiddetta ”voce popolare”, ovvero che fosse ”voce di popolo” che la madre (certa) avesse avuto una relazione con il padre (presunto).

Il professor Del Porto, nell'udienza tenutasi nel giugno scorso, lamentò notevoli difficoltà nell'espletamento di una perizia sul Dna (vera e propria carta d'identità genetica) sulla salma di una persona morta da così tanto tempo. È vero che altri specialisti si avventurano in queste perizie, avrebbe spiegato ai giudici il professor Del Porto, ma il risultato sarebbe inattendibile per le alterazioni che il Dna subisce col tempo.

La possibilità, dunque, di espletare una perizia decadde. Tanto più che la parte avversaria alla ricorrente (ovvero un fratellastro, figlio ed erede del defunto) non s'era opposta alla richiesta di accertamento della paternità. Un mutato atteggiamento della parte resistente (che ha chiesto con espressa istanza di rigettare la domanda della ricorrente) e, soprattutto, una più attenta lettura della ”letteratura” in materia di esami del Dna, hanno fatto cambiare idea al Tribunale per i minori.

Così il Tribunale aquilano (Manera presidente, Eramo, Rossini e Berardi), qualche giorno fa, con un'ordinanza ha deciso la perizia. Per il 18 marzo prossimo è stato convocato per l'incarico come consulente tecnico di ufficio il professor Giancarlo Umani Ronchi, uno specialista di fama mondiale al quale sono stati affidati molti dei più intricati casi riguardanti esami del sangue o del Dna.

Non ultimo, il professor Umani Ronchi (spesso consulente tecnico della Procura della Repubblica di Roma) è stato chiamato a dirimere il caso del ”miracolo” di Civitavecchia, ovvero della Madonnina che avrebbe pianto sangue umano.

Dunque, la perizia sul Dna è possibile. I giudici, nell'ordinanza, citano i casi del cantante francese Montand e del terrorista Gianni Nardi per i quale la perizia per accertarne sangue e Dna è stata fatta a distanza di parecchi anni dalla morte dopo la riesumazione del cadavere. Ma i giudici avrebbero potuto citare anche il caso dello zar Nicola II, sulla cui presunta salma (dimostratasi effettivamente quella del monarca russo) è stato effettuato un esame del Dna ad oltre 70 anni dalla morte.

Senza contare che anche dallo scheletro trovato tra i ghiacci disciolti dalle Dolomiti, morto da migliaia di anni, è stato possibile estrarre il Dna.