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I FORZATI DELLA GIUSTIZIA



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In Procura indagati o testimoni “eccellenti” sono stati spesso costretti a fare la fila: a volte, infatti, sono risultate insufficienti le stanze dove poter effettuare gli interrogatori. È uno degli esempi dell’aria nuova che tira al Palazzo di giustizia dell’Aquila da qualche tempo. Da quella “notte degli arresti”. Per molti è l’effetto-Tragnone, il Pubblico ministero che ha fatto saltare il coperchio della “Clientopoli” abruzzese e che non accenna a fermarsi, continuando ad aprire inchieste a raffica che coinvolgono il mondo politico.

Il Palazzaccio di via 20 settembre ha completamente cambiato volto. L’attività è frenetica. Non s’era mai visto tanto via vai di carabinieri, poliziotti, finanzieri, avvocati. Prima, nel pomeriggio si potevano contare con una mano sola le luci accese sulla facciata principale. Ora invece, tutto il palazzo è spesso illuminato. Anche fino a notte tarda. «Pensi- racconta una signora che abita proprio davanti al palazzo- che dalla mia finestra ho visto, più di una volta, il giudice Tragnone uscire da quel cancello con l’auto blindata verso mezzanotte. Come l’ho riconosciuto? L’ho visto tante volte in Tv».

L’effetto Tragnone sembra aver trascinato tutto il Palazzaccio. Ma l’aria nuova si respira soprattutto negli uffici della Procura. Il Pm aveva sempre avuto orari strani e continuati. Molti lo considerano un marziano. Ma ora tutto il personale, dai segretari alla polizia giudiziaria, agli autisti, partecipa all’attività incessante, dalla mattina alle 8,30 a tarda sera. Sono stati organizzati dei turni che garantiscono un’assistenza continuativa al magistrato dopo la fatidica ora del pranzo, alle 14. Pranzo che Tragnone (e i suoi collaboratori) sono ormai abituati a saltare, facendo fare affari d’oro al bar del Tribunale che sforna panini a tutto spiano. Sembra che spesso sia lo stesso magistrato ad offrire la colazione a tutti quelli che rimangono: viene consumata nell’ufficio di un dirigente, è l’unico momento di relax. Poi ricomincia il tran tran: fascicoli e faldoni che passano da un ufficio ad un altro, riunioni, interrogatori. E lo spazio che comincia a mancare. Due esempi: gli atti riguardanti la vicenda dei Pop hanno occupato già tre interi armadi, mentre il sostituto procuratore Antonio La Rana, due volte alla settimana “applicato” alla procura dell’Aquila, ha il suo ufficio in una stanzetta della polizia giudiziaria.

Dopo il pranzo alla boy-scout, in Procura riprende il tran tran che ha modificato anche le abitudini dei giornalisti che frequentano il Palazzaccio. Cronisti, cameraman e fotografi sono da tempo costretti a lunghe attese davanti alla porta a vetri della Procura, in attesa delle “novità”. A loro è stata riservata una panca spartana. E sistematicamente qualcuno si affaccia dalla porta per fare la solita battuta: «Ma che state aspettando, il treno?».

«Non si vedeva tanta agitazione dall’epoca del processo per la strage di Patrica, nell’Ottanta- commenta Salvatore Giannangeli, uno dei personaggi “storici” del Tribunale, custode del palazzo fino al 1988 ed ora passato ad un altro incarico-. Qui dentro, in quei giorni, non si viveva. Polizia, carabinieri, trasferimenti di terroristi imputati o testimoni. Un caos. Lo stesso che si sta vivendo dai primi di ottobre. Eppoi, qui le autorità ed i politici li vedevamo soltanto per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Ora invece sono venuti a farci “visita” parecchi pezzi da novanta che prima vedevamo soltanto in Tv o sfrecciare sulle auto blu».