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Il Barbiere della Sera

Presunto Innocente
Caro Barbiere,

Ti segnalo, sperando di farti cosa gradita e magari utile, il recente libro sul caso del delitto di Balsorano. Un caso di malagiustizia vista però dalla parte di un umile muratore abruzzese della Valle Roveto e non da quella di Berlusconi. Un "caso Cogne" ma senza un Taormina.

Si tratta del volume "Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza" del giornalista aquilano Angelo De Nicola per la collana "Narrativa" delle "Edizioni Tracce" di Pescara con prefazione del giornalista e scrittore Renato Minore.

La pubblicazione (già in ristampa e vincitrice per la narrativa del prestigioso Premio "Un libro per l'estate 2003" promosso dal Radiocorriere Tv) è una selezione dei articoli scritti da De Nicola per il Messaggero nel corso dei tredici lunghi anni in cui si è dipanata la vicenda: dalla morte della piccola Cristina Capoccitti, nell'agosto del 1990, alla morte in carcere per infarto, nel gennaio scorso, di Michele Perruzza, il muratore di Balsorano condannato con sentenza definitiva all'ergastolo per omicidio e ratto a fine di libidine ma "sospettato" di essere innocente alla luce degli esiti di un processo-satellite rispetto a quello principale.

E la "innocenza" del "mostro di Balsorano" significa automaticamente gettare la croce addosso al di lui figlio, Mauro, all'epoca dei fatti tredicenne, che confessò a principio di essere l'autore del delitto della cuginetta per poi cambiare versione e puntare l'indice contro il padre.

"Quella che voglio offrire ad un'opinione pubblica che ancora si appassiona a questo caso- si legge nella "nota dell'Autore"- è una testimonianza. Ovvero una serie di 'fotografie', per un caso scattate sempre dalla stessa mano, raccolte in un 'album'. Un diario giornalistico che, lungi dal dare una risposta sull'innocenza o meno di Michele Perruzza, ripercorre tutte le tappe di questa storia maledetta, ma in presa diretta, senza interpretazioni a posteriori.

Sarà il lettore a tirare le somme dopo aver assistito, articolo dopo articolo con tanto di titolo e data di pubblicazione, ad una tragedia vera che il miglior drammaturgo non sarebbe stato capace di inventare. In fondo, quella che il lettore avrà la pazienza di leggere è, prima di ogni altra cosa, una catarsi. Una purificazione innanzitutto dell'autore".




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