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Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza - Capitolo 31

Un saggio di Angelo De Nicola

Presunto innocente



31. “J' ACCUSE” SENZA PIETA'
14. 3. 1991



Con quali argomenti i legali di Michele Perruzza cercheranno stamani di evitare l'ergastolo? Quale “linea” seguiranno gli avvocati Domenico Buccini e Leonardo Casciere per cercare di riabilitare quell'ometto dietro le sbarre della « gabbia» per definire il quale è stato saccheggiato il vocabolario degli “orrori” («mostro», «dongiovanni delle bambine», pedofilo)?
Il processo per il delitto di Balsorano non è finito, è vero. Ma dopo sei udienze, dopo la durissima requisitoria del Pm, e dopo i mirati interventi, ieri, della parte civile che si è allineata alla richiesta (l'ergastolo) del dottor Mario Pinelli, gli “spazi” per la difesa appaiono esigui. Probabilmente solo un colpo di scena, legato a fatti e personaggi degli atti processuali, può portare la difesa fuori dal tunnel.
La voce di Cristina. Gli ultimi “buchi” nella ragnatela delle tesi dell'accusa sono state ricuciti dai legali dei genitori della vittima. Gli avvocati Antonio Milo e Giancarlo Paris per strade diverse ma entrambi “guardando” la vicenda con gli occhi gonfi di lacrime dei giovani genitori di Cristina, si sono impegnati ad arrivare al cervello e al cuore dei giudici ed in particolare dei sei giurati popolari. Entrambi hanno escluso tutte le “vie” alternative al muratore, e soprattutto quella del figlio tredicenne. Entrambi, ricordando gli scabrosi contorni della triste vicenda « di una dolce bimba, uccisa due volte hanno « costretto» la madre di Cristina, Dina Valentini, ad abbandonare l'aula tra i singhiozzi.
Ad entrambi il “maestro” ed ora avversario Buccini (presidente dell'Ordine degli avvocati d'Abruzzo e di Avezzano), ha voluto alla fine stringere la mano.
Un miliardo di risarcimento. L'avvocato Milo, mettendo a frutto la sua specifica e già sostanziosa preparazione a dispetto della giovane età, ha fatto un intervento “tecnico”. Ha cioè cercato di spiegare agli “incompetenti” giudici non togati con richiami alla dottrina, la filosofia del nuovo codice di procedura penale, il concetto del dolo omicidiario e le sue differenze con l'omicidio preterintenzionale e colposo e l'alibi.
Concetti generali che ha poi trasferito sui passaggi - chiave del processo: le “prove” contro Michele Perruzza sono emerse chiaramente nel dibattimento nel quale i testimoni (a carico e discarico) hanno evidenziato un “mare” di contraddizioni; il muratore ha agito con la volontà di uccidere per garantirsi l'impunità; Perruzza non riesce a dare certezza di dove era e con chi era né all'ora presumibile del delitto né dopo, durante le ricerche della bambina scomparsa, quando con la moglie è andato alla caserma dei carabinieri di Balsorano (già avvertiti telefonicamente) per far vedere che proprio lui aveva dato l'allarme. «Condannate questo “dongiovanni di basso volgo” - ha concluso Milo - e alleviate la sconfitta dei genitori di Cristina... Chiediamo un miliardo di risarcimento da devolvere a Telefono Azzurro».
Quella donna diabolica. L'avvocato Paris ha messo sotto i riflettori, con un'appassionata arringa che alla fine ha sconvolto fino alle lacrime anche lui, gli altri attori di questo dramma. Michele Perruzza: non è un pazzo.
Ha agito con la piena padronanza psicologica di sè stesso perché, nelle sue perversioni sessuali con oggetto bambine, era sempre riuscito a restare impunito. Stavolta, invece, con la povera Cristina che, ormai nuda, voleva scappare impaurita per lo spingersi troppo del “gioco” iniziato da “zio” Michele», non l'avrebbe fatta franca.
Perciò la uccise.« La bambina che vuol scappare - dice Paris - ha provocato in Perruzza un improvviso trauma che lo ha riportato alla sua realtà di ignorante, dai mille problemi, di uomo solo, emarginato anche dalla micro-società in cui vive». Il figlio tredicenne: questo «ragazzino dall'animo buono» che si offre subito ad aiutare la cuginetta per riparare la bicicletta è un altra vittima, un dramma nel dramma, tirato per i capelli da persone senza scrupoli, a fare per forza il protagonista di una vicenda che lo segnerà per tutta la vita, solo per coprire il padre.
La moglie Maria Giuseppa: questa donna diabolica acconsente a far definire suo figlio come uno schizofrenico. «Questa donna - ha urlato Paris -, fa certificare un'inesistente patologia da una psicologa che visita il tredicenne in una sola seduta. Una sola seduta e tre misere cartelle di relazione sono bastate per bollare come pazzo un ragazzino! Una sola seduta di una psicologa che, come abbiamo scoperto dopo, è stata giudicata non idonea all'iscrizione all'albo regionale... Cristina, questa vispa bimbetta saltellante che chiamavano Biancaneve - ha concluso rivolgendosi ai giudici - non l'abbiamo conosciuta, ma è nostra e vostra figlia. Come sono nostri fratelli la madre Dina e il padre Giuseppe. Ed al disperato Giuseppe voglio rubare un sentimento. Questa sua poesia dedicata a Cristina: “Come scordare i tuoi bacetti la buonanotte quando la sera t'accompagnavo al letto. Il nostro, Cristina, è uno strazio che durerà per sempre”».


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