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Presunto innocente, cronaca del caso Perruzza - Capitolo 114

Un saggio di Angelo De Nicola

Presunto innocente



114. PERRUZZA, IL CASO ORA È RIAPERTO
24. 11. 2000



Ci sono volute ben tre decisioni della Cassazione e otto anni di battaglie legali, ma alla fine la difesa di Michele Perruzza l'ha spuntata. Da ieri alle 19, quando s'è appreso il verdetto della Suprema Corte che rigettava il ricorso presentato dalla Procura generale dell'Aquila, il caso del delitto di Balsorano è ufficialmente riaperto.
Riaperto nel senso che ora la difesa (gli avvocati Cecchini, De Vita e Maccallini che da otto anni assistono gratuitamente il muratore) potrà presentare la richiesta di revisione del processo principale. Il passaggio di ieri in Cassazione era decisivo, così come lo furono i due precedenti quando la difesa vi fece ricorso perché, come commentò Cecchini, «si vuol far abortire questo processo satellite», ovvero quello nel quale Michele e sua moglie, Maria Giuseppa Capoccitti, sono finiti accusati di aver istigato il figlio minore Mauro all'autocalunnia, cioè ad autoaccusarsi del delitto di Cristina.
Quel processo satellite che per due ben volte (prima il Tribunale di Avezzano e poi quello dell'Aquila) tentarono di non celebrare e che, per due volte, la Cassazione “impose” che venisse fatto, è stato usato dalla difesa come grimaldello per far saltare i cardini del processo principale.
Operazione riuscita davanti al Tribunale di Sulmona e sostanzialmente “benedetta” dalla Corte d'Appello dell'Aquila. Contro quest'ultima sentenza s'era opposto l'Avvocato Generale, Gaetano Dragotto, il cui ricorso è stato ieri demolito dalla stesso rappresentante della pubblica accusa che l'ha bocciato come “inammissibile”.
Avendo convalidato la sentenza d'Appello e le sue motivazioni (in primis quella secondo la quale Mauro è un testimone inattendibile), la Cassazione ha dunque confermato il contrasto di giudicati (tra quello principale e quello del processo satellite), condizione indispensabile per proporre l'istanza di revisione.
Che sarà formalizzata, ha annunciato ieri la difesa, ai primi dell'anno davanti alla competente Corte d'Appello di Campobasso. La quale, se accoglierà la richiesta, fisserà un nuovo processo sulla base anche delle nuove prove emerse (in primis le clamorose perizie disposte dal Tribunale di Sulmona).
La difesa esulta. Cecchini: «Ha trionfato la moralità del diritto. Dopo 8 lunghi anni, la Corte di Cassazione ha detto basta all'ingiuria. È una giornata memorabile». Maccallini: «Il muro eretto a difesa della tesi di Stato è crollato. Passa in giudicato una sentenza che scardina completamente l'impianto accusatorio sul quale era stata costruita la condanna all'ergastolo di Michele Perruzza. Si riapre la vicenda che, da oggi, è un caso irrisolto».


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