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La Missione di Celestino - Capitolo 24

Un romanzo di Angelo De Nicola

La missione di Celestino


«Dovevamo capirlo prima. A ben riflettere, i segnali che loro ci hanno mandato erano chiarissimi. Ma noi li abbiamo interpretati con la nostra testa. Stupidi, siamo stati degli stupidi». Il sovrintendente s’era seduto, affranto, sullo scalino del mausoleo di Celestino V nella navata opposta a quella della Porta Santa brulicante di pellegrini ignari di quanto era avvenuto.
Con un’operazione fulminea, due individui vestiti da fraticelli che qualcuno della Sicurezza soltanto ora ricorda di aver visto, di spalle, andar via fin troppo speditamente, approfittando della generale e concentrata attenzione sul fronte della Porta Santa, avevano profanato le sacre spoglie di Celestino. Di nuovo, i resti del Santo erano stati violentati. Superando senza difficoltà il sistema d’allarme, che pure era stato garantito come a prova di bomba, due o forse più complici erano riusciti ad aprire l’inferriata e a trafugare la Testa del Santo. Solo la Testa, come in un macabro ultimo messaggio. Quel mucchio di ossa stanche, quel corpo martoriato, quel simbolo già violato in passato, giaceva ancor più piccolo, piccolo da far tenerezza, dentro un mausoleo che non era riuscito a proteggerlo. Violato per la seconda volta.
«Come potevamo prevederlo? Come?» disse, quasi implorando comprensione, il signor Giacomo.
«Ma sì! Il simbolo della Pace, il simbolo del Perdono. Le Crociate, i Templari, Gerusalemme. Chi è?».
«Celestino V!».
«Appunto. Era lui l’obiettivo. E nonostante questo rapimento fosse già...».
«Il rapimento di Aldo Moro! Cristo».
«Appunto. E nonostante tutto questo fosse già accaduto ci hanno voluto beffare un’altra volta, come adulti che giocano a nascondino con i bambini, mettendo a segno la più eclatante delle azioni».
«Non esageriamo. Se è così, il Papa può dirsi salvo. L’obiettivo, il mio obiettivo, è stato raggiunto».
«Si sbaglia, signor Giacomo. E di grosso. A quale conclusione arriverà anche il più modesto degli osservatori? Che penserà l’uomo della strada, delle strade del mondo? Penserà che loro, snobbato il Papa di Roma, hanno “ucciso” questo Papa. Hanno decapitato il simbolo eterno della Pace e del Perdono. Voi pensavate a proteggere il Papa e noi decapitiamo, rubandone la simbolica reliquia, questo Papa. Il pontefice che si dimise in polemica con la caduta morale della Chiesa. Un messaggio dirompente. Un salto di qualità. Niente sangue, niente morti. Solo la beffa di rubare al mondo occidentale, fisicamente e spiritualmente, uno dei suoi simboli rendendo il gesto ancor più significativo. Un simbolo che quello stesso mondo occidentale non ha mai compreso e ha cercato, addirittura, di rimuovere o quantomeno snobbare per sette lunghi secoli. E quando si andrà a scavare sulla figura di Celestino V, ai più semisconosciuto, tutti capiranno ancor di più la portata del messaggio; del perché loro hanno colpito non il Papa ma questo Papa. Crollerà un’altra torre, la terza...».
«Cristo! E dire che noi avremmo potuto fare qualcosa. Quel maledetto gioco dell’oca portava dritto dritto qui a questo mausoleo. Dovevamo capire! Proteggerlo, questo povero cristiano, simbolo di Pace che sembra non avere pace. Il Codice celestiniano... il Servo dei servi di Dio... la Bolla rubata... il Chiodo. Era lui, era lui l’obiettivo. Era lui».
«Dovevamo capirlo, certo. Ma cosa avremmo potuto fare? Ci avrebbero preso per pazzi. Nessuno ci avrebbe dato credito. Piuttosto, ora cosa diremo? Che diremo alla stampa?».
«Balordi. Che sono stati due balordi».


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