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IL SENATORE ACHILLE ACCILI

Mappa della città
di Goffredo Palmerini


Avverto tutto il peso della responsabilità, data la modestia della mia persona, di tracciare un ricordo del senatore Achille Accili, della sua vita politica ed istituzionale a favore della Città, dell’Abruzzo e del nostro Paese. E tuttavia mi sento onorato. Achille Accili è ormai parte della storia della nostra terra.

Una parte significativa, per l’opera che Egli ha reso, con dedizione e passione, alla comunità aquilana e regionale. Una vita davvero spesa bene a servizio dell’Abruzzo, con uno stile esemplare. Recentemente, tornando ad Acciano, il paese natale del quale per molti anni fu Sindaco, Achille Accili s’era intrattenuto con Americo Di Benedetto, l’attuale primo cittadino, sui problemi del territorio aquilano e dell’Abruzzo, parlandogliene con la competenza dei politici di rango e con richiami alla sua esperienza parlamentare. Gli aveva confidato come fosse nato il suo impegno civile e politico, tanti anni fa in Germania, durante la prigionia condivisa con il prof. Roberto Lucifredi, che un grande ruolo avrebbe poi recitato nella politica nazionale, deputato per sei legislature e più volte nel Governo del Paese.

Quel colloquio fecondo aveva maturato l’impegno politico di Achille Accili, già all’alba dell’Italia repubblicana, nelle file della Democrazia Cristiana. Sindaco di Acciano e infaticabile amministratore, Segretario provinciale della Dc, quindi dal 1968 Senatore della Repubblica per cinque Legislature e Sottosegretario ai Trasporti nel IV Governo Andreotti. Ma non è mia intenzione citare la sua corposa biografia. Piuttosto, con brevi riflessioni, vorrei descrivere quel che ha significato per la mia generazione il suo impegno politico, il suo modo d’essere. Insomma il suo insegnamento, portato con la vita di tutti i giorni.

È stata una vera scuola che ha fortemente impresso l’esperienza politica della mia come della generazione precedente. L’impegno politico, cioè, vissuto come servizio verso i cittadini, curandosi dei problemi generali della comunità come pure dei singoli bisogni, con la dedizione del buon padre di famiglia.

Un grande pedagogo, dunque, che ci ha insegnato quanta umiltà occorra per conoscere la realtà che ci circonda, quanto sia importante il colloquio diretto con le persone, quanta generosità di lavoro sia necessaria per servire la comunità, qualunque sia il livello delle responsabilità istituzionali ricoperto. Ed infatti non c’è persona che Egli non abbia conosciuto nel territorio provinciale, non c’è stato amministratore d’ogni colore politico con il quale il Senatore Accili non abbia aperto un dialogo costruttivo, operando fattivamente per la soluzione dei problemi d’ogni piccola o grande comunità. Mai atteggiandosi a maestro - Egli che davvero lo era - ci ha insegnato di quali valori profondi deve nutrirsi l’impegno istituzionale e politico. Per noi, giovani cattolici democratici che muovevamo i primi passi nelle Istituzioni, i suoi riferimenti a Giuseppe Dossetti, a Giorgio La Pira, a Giuseppe Lazzati, ai Costituenti ed ai grandi Padri della Repubblica, erano un richiamo costante per definire gli argini del nostro percorso.

L’amicizia con Amintore Fanfani e con Lorenzo Natali, a livello nazionale ed in Abruzzo, hanno connotato la sua lunga esperienza politica. Eppure, con una cifra tutta personale, Achille Accili ha saputo coltivare un dialogo sempre senza barriere, in linea con il disegno moroteo dell’allargamento della democrazia italiana. Per questo Egli ha avuto con le personalità politiche cittadine ed abruzzesi d’ogni estrazione, anche in momenti di duro confronto, una disponibile attitudine al dialogo ed alla ricerca delle ragioni che uniscono.

Lascia una bella eredità d’impegno civile e di opere, per l’Abruzzo e per L’Aquila. Basti emblematicamente citare l’assidua cura ch’Egli dedicò alla statizzazione del nostro Ateneo, al suo consolidamento ed al suo sviluppo, per definire quale fosse il suo modo d’accompagnare la soluzione di grandi e piccoli problemi. Di ciò l’Abruzzo e la Città gli saranno sempre grati. Ma gli dovremo tutti essere riconoscenti per un modo di essere e di vivere il ruolo politico ed istituzionale come autentico servizio. Con ciò di fatto convenendo con Paolo VI, quando il grande pontefice affermava che l’impegno politico, vissuto bene, è uno delle più alte espressioni della “charitas” cristiana, dell’amore verso il prossimo.

Uno stile, quello di Achille Accili, contrassegnato dalla semplicità nei rapporti, dalla vicinanza alla gente, dalla schiettezza, dal rispetto dell’avversario, da un profondo senso etico e da una forte passione. Uno stile che oggi stride con certe distanze mediatiche, con la volatilità di pensiero, con l’incoerenza dei comportamenti, con la labilità dei riferimenti ai grandi valori. Nella difficile transizione che vive l’Italia, dove sovente domina l’apparenza piuttosto che l’essenza, quando talvolta persino l’opulenza viene ostentata a valore, esempi di vita quale quello testimoniato dal senatore Accili – come di molte altre Personalità d’ogni credo politico della sua generazione – sono indispensabili riferimenti per poter migliorare il rapporto tra Istituzioni e cittadini, per recuperare la necessaria credibilità della politica, per costruire nel reciproco rispetto il futuro del nostro Paese. Occorre dunque recuperare la giusta austerità, nella consapevolezza che l’Italia può avere un grande futuro se non perde la memoria dei buoni esempi del proprio passato, quale quello dato dal Senatore Accili.

Del suo esempio e della sua opera possono andare fieri i suoi figli e chiunque l’abbia conosciuto. L’Aquila e l’Abruzzo non lo dimenticheranno.

17 ottobre 2007
Goffredo Palmerini




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