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Il 1948: L'Anno del Via alla Democrazia

Mappa della città
Reportage pubblicati sui periodici ”Regione Abruzzo” e ”ProvinciaOggi”
di Amedeo Esposito
giugno e luglio 1998



PREMESSA

Nel 1948 l’Italia, che già da due anni aveva scelto la Repubblica, si unì senza esitazione ai Paesi democratici dell’Occidente per “risorgere” dalle ceneri della devastante seconda guerra mondiale, fruendo degli aiuti americani. Dapprima (‘46-47) gli aiuti (derrate alimentari e medicinali, in particolare) “riservati” solo al nostro Paese, e successivamente in modo programmato con l’applicazione del Piano Erp (European Recovery Program) diretto all’intera Europa.

Gli aiuti, comunque utilizzati innescarono - com’è universalmente noto - la “guerra fredda” per la quale si evitò che alcuni paesi chiave dell’Occidente (Italia in testa, la più convinta allora nel combattere “l’impero del male”), cadessero in mano ai comunisti. Bloccando l’estendersi, come ognuno sa, dei tantissimi mostri creati all’Est, il cui emblema fu l’ormai abbattuto muro di Berlino.

Amedeo Esposito “leggendo” cronache e consultando documenti ufficiali del tempo, ha ripercorso per Provinciaoggi quegli avvenimenti ch’ebbero inizio nel 1948, come si legge nel “dispaccio” Ansa del 5 aprile dello stesso anno: «Washington - Il Piano Marshall entra in vigore oggi. Comincia infatti i suoi lavori un organismo provvisorio istituito dal Dipartimento di Stato con l’incarico di elaborare i particolari per l’acquisto di viveri, materie prime, carburanti e macchinari destinati alle 16 nazioni beneficiarie».


Gli aiuti americani all’Abruzzo

Con il Piano Marshall Spataro impose la Dc in Abruzzo
L’applicazione del Piano Erp investì consistentemente anche l’Abruzzo, allora regione del meridione a tutti gli effetti per la cronica depressione economica, conseguente ad una diffusissima povertà, causa prima della grande “emorragia demografica” degli anni ‘40-’50, per la quale più di un quarto della popolazione del tempo (circa 400 mila unità) fu costretta a solcare l’Oceano in cerca di una vita migliore.

Oggi i giovani e meno giovani hanno l’impressione di essere nati tutti ricchi. Non è così, ovviamente, perchè quel «sentirsi ricchi» deriva da dolorose scelte, quale quelle della via dell’emigrazione, e dagli avvenimenti, anche traumatici e paurosi, che furono vissuti dal 1948 in poi, sotto il grande “ombrello protettivo” dell’America. Da cui giungevano nelle nostre contrade, come in quelle delle altre Regioni ugualmente spopolate dal fenomeno dell’emigrazione, l’eco del sostegno e dell’amore per la propria terra degli abruzzesi che risiedevano negli USA.

Piano Marshall e ”guerra fredda” furono dunque anche in Abruzzo che, al pari di moltissime altre Regioni italiane, vantava nel 1948 un PCI forte, anzi fortissimo nelle zone costiere da Vasto a Giulianova, con roccaforti a Pescara, ed in alcune zone interne, quali la Marsica dove si vissero le grandi battaglie della riforma agraria.
Erano anni...


IL CINQUANTENNIO DEL PIANO MARSHALL

Il secolo che si chiude vede sempre più consolidata la leadership economica e internazionale, con gli Usa nel ruolo e responsabilità di leader, sorta in Occidente con la “seconda sistemazione postbellica” del Novecento.
Il Piano Marshall (1947-48) fu un’espressione alta di questa leadership: l’obiettivo trascendeva la sfera economica, puntando ad una ricostruzione e al rilancio anche politico e sociale dell’Europa.
Amedeo Esposito, giornalista storico, per ”Regione Abruzzo” ha ripercorso gli avvenimenti del 1948, vissuti in Italia e in Abruzzo, con il servizio, che pubblichiamo, sul cinquantesimo anniversario del Piano Marshall (o Erp). Si tratta di una “lezione breve” di storia, poco nota o del tutto sconosciuta dai giovani e meno giovani, che ha il pregio di “rammentare” come il Vecchio Continente risorse dalle ceneri della guerra per giungere all’attuale Unione Europea.


CON IL PIANO ERP SPATARO FECE RISORGERE L’ABRUZZO DALLE CENERI DELLA GUERRA

Il 1948 fu ”anno della speranza”, del Piano Marshall, che segnò l’inizio della ”guerra fredda”, anche in l’Abruzzo, dove alle tante difficoltà, la mancanza e il razionamento dei viveri, il mercato nero, la stentata ripresa delle modeste attività artigianali e delle ancor più striminzite industrie, si aggiunse la piaga della ripresa incontrollata dell’emigrazione. È emblematica la cronaca che facemmo sullo spopolamento di Rocca Calascio, in provincia dell’Aquila. L’ultimo nucleo familiare di quattro persone lasciò l’ormai spopolato borgo, per imbarcarsi a Napoli e andare negli Usa, proprio la mattina dell’inaugurazione della strada asfalta di accesso a Rocca Calascio. In un sol colpo la Valle Peligna perse 2000 posti di lavoro, per la chiusura dello stabilimento “Montecatini”, per la produzione di esplosivi, di Pratola Peligna.

Ennio Flaiano, come tantissimi intellettuali abruzzesi, lasciò Pescara per Roma dove esordì nel 1947 con il suo primo libro: “Tempo di uccidere”.

La diaspora degli emigrati abruzzesi, a grandi linee, prese le vie dell’Europa del Nord, delle Americhe: i disoccupati della Valle Peligna verso il Venezuela; quelli di Vasto-Ortona si recarono in Canada, in nome della fraternità che legò ortonesi e canadesi nel momento della tragica distruzione della Città di Tosti. Il grosso però, proveniente da ogni angolo dell’Abruzzo, seguendo i moltissimi parenti che già nei primi del Novecento avevano lasciato la loro amata terra, entrò, non senza difficoltà ed umiliazioni, negli Usa, da dove fecero sempre sentire alta e forte la loro voce, perchè l’Italia «e l’Abruzzo in particolare, tornassero a vivere ed a prosperare, in nome della democrazia», come scrisse nel 1949 sul New York Times il corrispondente da Roma, Michael L. Hoffman.

Entro questo scenario fu “calato” il Piano Marshall, con un’accentuazione nelle motivazioni ideologiche che indussero De Gasperi a dare uno specifico mandato a Giuseppe Spataro, capo indiscusso e carismatico dei Popolari abruzzesi di Sturzo, perchè la “guerra fredda” fosse sottile e profonda al fine di detronizzare l’egemonia comunista allora radicata in tutta la Regione.

L’ Abruzzo, al pari di moltissime altre Regioni italiane, vantava nel 1948 un Pci forte, anzi fortissimo nelle zone costiere da Vasto a Giulianova, con roccaforti a Pescara, ed in alcune zone interne, quali la Marsica dove si vissero le grandi battagli della riforma agraria.


Aiuti per sette miliardi di lire

Regione disastrata al pari di quelle di tutta Europa, l' Abruzzo ottenne aiuti per circa sette miliardi di lire, nei quattro anni di vigenza del piano, sui 1.222 milioni di dollari ch’ebbe l'Italia, pari ad 1/10 dei 12,5 miliardi di dollari (l’equivalente di circa 120 miliardi di dollari attuali) del totale degli aiuti attribuiti agli altri Paesi europei, in primo luogo Germania, Francia, Austria e Inghilterra.

Aiuti che vollero dire, ovviamente, come in ogni dove, “guerra” al comunismo nostrano, legato allora, almeno quello costiero, alle Formazioni titine più che a Mosca. Combattuta con particolare silenzioso vigore da Giuseppe Spataro - ch'ebbe l'incondizionato e diretto sostegno della Chiesa d'Abruzzo e Molise, della Dc e degli USA - contro il blocco egemonico del Pci, la cui sconfitta fu punto nodale della politica democristiana di Alcide De Gasperi.

Oltre al Leader democristiano, l'attuazione del Piano Marshall nella regione ebbe anche un “plenipotenziario”: l'inflessibile capo della missione Erp in Italia, James David Zellerbach, successivamente nominato ambasciatore a Roma, osannato dalla maggioranza degli italiani e nemico giurato dei comunisti. A Giuseppe Spataro, negli anni successivi, subentrarono nella “missione anticomunista” - i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti - l’onorevole Remo Gaspari per l’area costiera e l’onorevole Lorenzo Natali per quella interna e in particolare per la marsicana.


Il Piano “visibile” nel 1949

Zellerbach e Spataro resero "visibile" in Abruzzo il piano Marshall dal 12 al 16 ottobre del 1949, un anno dopo la sua entrata in vigore in tutta Europa. Il Capo della missione ERP, infatti, accompagnato da Spataro, visitò le quattro principali città abruzzesi, per constatare direttamente lo stato in cui versavano le genti abruzzesi tanto provate, per aver vissuto sulla propria pelle lunghissime battaglie di guerra e devastanti bombardamenti. Erano giunti da tempo (‘46-47) gli aiuti alimentari americani che sollevarono l'Abruzzo dalla fame e dalla prostrazione in cui la guerra aveva cacciato l'intera Nazione. Si attendevano però gli interventi Erp per la ripresa economica e produttiva, i cui obiettivi, illustrati dai presidenti delle quattro Camere di commercio, furono: comunicazioni e trasporti, agricoltura nel Fucino, bonifica montana, prodotti della pastorizia, industria del legno, giacimenti minerari, artigianato e turismo, ferrovia Teramo-L’Aquila. Direttrici forse piuttosto limitate, ma le sole possibili in quel momento, anche perchè il piano Marshall aveva rigidi schemi per gli interventi, diretti esclusivamente alla ricostruzione di ciò che era stato distrutto.

Ogni provincia, però, articolò proprie richieste superando notevolmente quegli schemi. Zellerbach - magnate della carta di S. Francisco e noto per la sua competenza in tutti gli USA - non si fece condizionare da alcuna perorazione che uscisse fuori dal programma proposto dal Governo italiano, come era stabilito nelle intese italoamericane. Per cui ogni provincia ottenne, su indicazione della Dc prima e del Governo poi, quel che il piano ERP contemplava in fatto di ricostruzione.


La “sentinella” Zellerbach

L'Aquila ad esempio vide riattivare le strutture delle ex Officine carte e valori della Banca d'Italia, distrutte dal bombardamento dell’8 dicembre 1943, dalla società Marconi Italiana (divenuta poi Ates, Sit-Siemens, Auso-Siemens e infine l’ITALTEL) che trasferì una linea di produzione di valvole termoioniche, da Genova nel capoluogo abruzzese. L’opificio aquilano, non si seppero mai le vere ragioni, fu controllato costantemente da Zellerbach che tra il 1951 e il 52 lo visitò ripetutamente, per esaminare personalmente i risultati produttivi.

Si parlò di riferimenti allarmanti, da parte dei Servizi segreti americani, sulla situazione politica-sindacale aquilana, che, da allora e per più di un quarantennio, non consentì mai il prevalere del Pci. Le ragioni le coglie Ivo Iorio (al tempo segretario della Cgil, morto da qualche anno) che nel suo “Lotte sindacali in Abruzzo”, con onestà intellettuale, scrive: «...In sostanza l’etichetta di capoluogo medioborghese che accompagna L’Aquila da molto tempo non è stato intaccato dalla presenza, non certo irrilevante, di una fabbrica come la Sit-Siemens, anzi molto spesso si verifica il contrario; ed anche nella vita pubblica, tranne una breve apparizione negli anni Settanta, le forze di sinistra, che in genere crescono dove più è forte la presenza operaia, non sono mai emerse decisamente».

Fu chiaro invece l’interesse che lo stesso Rappresentante americano manifestò nei riguardi delle mutazioni politiche nella Marsica, che visitò da Ambasciatore degli USA in Italia il 24 giugno del 1958. Gli anni che precedettero tale visita furono di “fuoco politico” in tutto il Fucino: la Dc combattè il Pci con ogni mezzo, schierando uomini di grande prestigio, come Lorenzo Natali, il compianto vicepresidente della Commissione Europea, colui che da Ministro dell’Agricoltura fece e sostenne l’economia fucense qual’è oggi. Natali nel ‘51, da poco entrato in Parlamento, a Venere di Pescina fu coinvolto in un attentato, mentre teneva un comizio sulla riforma fondiaria nel Fucino, dove furono creati circa 10.000 coltivatori diretti proprietari terrieri, utilizzati come “forza d’urto” contro i comunisti, in luogo dei fittavoli di Torlonia e dei braccianti agricoli, allora base prevalente e di massa del Pci marsicano.

Non meno “rigoroso controllo” fu attuato nei confronti del resto della Regione, ad eccezione di Pescara dove l'impegno della Dc, teso a contrastare il radicatissimo Pci, specie fra il gran numero di pescatori di allora, fu piuttosto massiccio (si parlò di oltre due miliardi di lire dei sette concessi all’intera Regione) tanto da produrre nuovi scenari di crescita sui quali poggia lo sviluppo e la vitalità odierna del capoluogo adriatico, proiettato ormai nel terzo millennio dalla forza propulsiva datagli appunto in quegli anni.

Così, a cinquant’anni di distanza, tutto l'Abruzzo, con un volto neppure immaginabile in quel tempo, si trova ancor più accomunato al resto dell'Europa alle prese, come si sa, con le grandi sfide della globalizzazione.


IL PIANO MARSHALL RIPAGO’ L’ABRUZZO DEL CONTRIBUTO ABRUZZESE DATO AGLI USA

I giovani e meno giovani ritengono oggi che da sempre siamo nati ricchi. Non è vero! E non è bene per loro ignorare il 1948, quando, per fare un esempio, su Il Giornale d’Italia, come sugli altri quotidiani, si scriveva: «Il Consiglio dei Ministri - LA RAZIONE DELLA PASTA PORTATA A 3 CHILOGRAMMI MENSILI». Fu una conquista alimentare perseguita per cinque anni, durante i quali la razione fu prima di un chilo e poi di due. Ed ancora, sulle pagine di Voce Amica, foglio politico-religioso della curia aquilana, del 18 marzo del 1947 si leggeva: «Smentita falsa notizia - Il Messaggero di mercoledì 12 marzo, in seconda pagina, settima colonna, pubblicava che quintali di pacchi viveri erano stati scaricati nella sede Arcivescovile, per le famiglie bisognose, da grandi furgoni dell’ENDSI. Vorremmo che fosse così; ma il corrispondente ha preso lucciole per lanterne. L’Arcivescovo (era allora il Cardinale Carlo Confalonieri - n.d.r.) non lascia intentato nessun mezzo per sovvenire alle necessità del suo diletto popolo. Avvertiamo però di non dare credito alla falsa notizia, data, chissà come, dal sopraddetto giornale».

Con altrettanto interesse furono divulgati dalla stampa del tempo, soprattutto da ”Il Giornale d’Italia” dell’ottobre 1949, le richieste avanzate dalle quattro province abruzzesi, per risorgere dalle ceneri della guerra, in applicazione del Piano Marshall.

Le richieste furono illustrate dai presidenti delle Camere di commercio (avv. Luigi Santini per L’Aquila, comm. Danilo Trevi per Pescara, dott. Giuseppe D’Alessio per Teramo e rag. De Luca per Chieti), al capo della missione ERP in Italia Zellerbach, in occasione della visita in Abruzzo che lo stesso fece quell’anno.

Eccone la sintesi:
L'Aquila - riutilizzazione delle bombardate strutture delle officine carte e valori della Banca d'Italia, e degli stabilimenti della Società Nobel di Pratola Peligna; esecuzione di lavori di rimboschimento; agricoltura nel Fucino; completamento della centrale elettrica del Vomano a Campotosto; costruzione di nuove linee ferroviarie (compresa quella mai realizzata tra L'Aquila e Teramo); sviluppo dell'inesistente turismo.

Pescara - in primo luogo il Porto-canale e la ricostruzione della rete ferroviaria, interventi massicci per l'industria distrutta dalla guerra, per l'agricoltura e per il commercio (che fu perno poi dello sviluppo pescarese). «Dopo la relazione del presidente Danilo Trevi - è riferito da Il Giornale d’Italia del 16.10.97 - ha fatto seguito l’onorevole Spataro il quale, dopo aver porto all’ospite il saluto della città, si è detto lieto di riceverlo nella nostra regione così duramente provata dalla guerra, per collaborare nella missione di fraterna collaborazione che la grande repubblica americana intende compiere per il risanamento della nostra economia. Fra i più calorosi applausi, il sig. Zellerbach ha preso a parlare in inglese. Ha tradotto il signor Berding. Egli ha detto di conoscere assi bene l’amicizia degli italiani e se avesse avuto dubbi in proposito, le accoglienze ricevute da questo popolo di lavoratori lo avrebbe sicuramente persuaso. Dopo aver constatato che il Mezzogiorno d’Italia ha più bisogno degli aiuti americani e compenetrandosi delle condizioni dei suoi paesi, non mancherà di fare il possibile perchè il grande contributo dato dagli italiani, abruzzesi compresi, alla grandezza dell’America venga ripagato con questi aiuti del Piano ERP. tutti i problemi delle terre sinistrate gli sono noti. Ed essi saranno affrontati e risolti nella reciproca comprensione. Specialmente le bonifiche e le opere connesse avranno il massimo appoggio. Se vi sarà bisogno di altri apporti questi non mancheranno perchè l’Italia possa risorgere al più presto.

Spera di poter visitare l’Abruzzo intero entro l’anno per potersi rendere pienamente conto delle sue reali possibilità e dei suoi effettivi bisogni.

Zellerbarch ha chiuso il suo dire compiacendosi vivamente dello spirito di rinascita che ha potuto constatare nella brevissima visita fatta alla città e alla regione e si augura che presto la economia di questa zona possa riprendere al suo ritmo normale». È appena il caso di sottolineare che marineria e pesca neanche furono sfiorate. Questi settori, base dell’economia pescarese del tempo, erano ben saldi nelle mani dei rappresentanti comunisti, ai quali certamente non si riconoscevano titoli per amministrare eventuali aiuti americani.

Chieti - Il “grido” della provincia di Chieti: ricostruzione di ferrovie e strade! «Noi abbiamo sete di strade, e non soltanto di strade poderali».

In seguito alle distruzioni l’Abruzzo e il Molise (allora era un’ unica regione - n.d.r.) godono il triste primato di essere la regione più scarsamente servita dalle ferrovie. Noi che siamo la nona regione d’Italia per superficie, siamo l’ultima per lo sviluppo ferroviario, ma anche ultima nello sviluppo stradale quasi tutta a semplice massicciata. La nostra energia elettrica emigra verso tutte le altre regioni. Noi diciamo all’Ambasciatore americano Zellerbach che dal piano degli aiuti Erp l’Abruzzo attende giustamente l’alba della sua ripresa.

Questa terra chiusa ed incastrata tra le montagne ed aperta sul mare, attende che si diano ai suoi comuni gli acquedotti e le strade e le ferrovie; e le industrie, quelle esistenti si potenzieranno ed altre verranno naturalmente. E vuole pure che le sue bellezze sin qui ignorate siano aperte ed offerte alla gioia di tutti gli ammiratori. E con le sue bellezze naturali, della montagna e del mare, e con i suoi monumenti insigni, essa la nostra regione, la nostra Provincia dice qualcosa di più a S.E. Zellerbach con i cimiteri di guerra di Ortona e del Sangro, che raccolgono le ossa di tanti eroi della sua Patria americana», si legge sul Giornale d'Italia del 15.10.'49.

Teramo - finanziamenti e "ricompletamento" della rete del Consorzio per l'Acquedotto del Ruzzo, degli impianti idroelettrici della "Terni". Ma un grido più alto fu emesso all’unisono dalle autorità teramane, «facendo risaltare i vantaggi economici dei quali potrebbero beneficiare le Provincie di L'Aquila e Teramo, con la costruzione della ferrovia Teramo-L'Aquila, che farebbe sì che il Gran Sasso non dividesse le genti d'Abruzzo», dicono le stesse cronache.


PARTI’ DALL’AQUILA IL PIANO ERP PER LA RINASCITA DELLA CULTURA

Zellerbach non deviò mai dalle linee guida del piano Marshall, in nessuna città italiana, ma all'Aquila, sollecitato dall'onorevole Vincenzo Rivera, fece un'eccezione: concesse il finanziamento per la costruzione, da parte della Optical degli USA, del "riflettore ottico" o "grande lente" per l'allora progettato osservatorio astronomico di Campo Imperatore.

Rivera, nell’incontro con Zellerbach in prefettura del 12 ottobre 1949, parlò a nome della Deputazione provinciale. Come Costituente aveva condotto alcune significative “battaglie politiche”, quali quelle sulla istituzione delle regioni italiane, e come parlamentare Dc (1948-53) sui patti agrari e sulla riforma agraria. Non fu in linea su questi temi con la Dc. Per quanto riguarda i patti agrari si ricorda di Lui il discorso alla Camera sui “capponi”, conclusosi con il suo voto - difforme dal gruppo di maggioranza di cui faceva parte - contrario all’abolizione della mezzadria. Fu questo il motivo per cui dal 1953, non eletto in quell’anno nel collegio senatoriale L’Aquila-Sulmona, rimase fuori polemicamente dal partito cattolico, e nella tornata elettorale del 1958 fu candidato alla Camera nelle liste monarchiche.

Lo storico Alessandro Clementi, in un saggio del 1995, riferisce della nota di risposta, a rilievi circostanziati sullo sviluppo dell’agricoltura italiana, inviatagli (1952) da De Gasperi: «Caro Rivera, forse hai ragione dal punto di vista tecnico, ma non hai ragione dal punto di vista politico».

La richiesta di Rivera, che molti ritennero strana se non del tutto fuori luogo, poneva sul tavolo di Zellerbach un grosso problema: quello della ripresa culturale italiana, fino allora trascurata. Superato un primo comprensibile sbigottimento per la singolarità della richiesta, il Rappresentante americano comprese che «anche gli Uomini di cultura - come disse -dovevano fare la loro parte nella ricostruzione dell'Abruzzo. E l'onorevole Rivera era sulla strada giusta». Accolse la "perorazione" di Rivera - dicono le cronache - avendo preso solenne impegno all’Aquila di orientare gli aiuti ERP anche verso la cultura, quella universitaria (allora non si parlava di ricerca) in particolare, perchè l’Italia «senza il suo antico sapere non poteva incamminarsi verso le nuove frontiere democratiche che si auspicava raggiungesse, dopo il buio del ventennio fascista».

Fu così che l’Abruzzo fin dal 1949 ebbe l’unico intervento nel settore culturale da parte dell’ARAR, gestione speciale dell’ERP, di 15 mila dollari, portati poi a 23 mila, per dotare l’osservatorio sul Gran Sasso del suo strumento di osservazione: il riflettore ottico (o grande specchio ottico Schmith). «Questa cifra venne assegnata - scrisse poi Rivera - così come riceverono contribuzioni sul piano ERP altri istituti scientifici italiani». Di qui, il rifondatore dell’Università aquilana, fece discendere giustamente il vanto di aver ottenuto il riconoscimento ufficiale degli organi dello Stato, al pari di altri e più consolidati istituti scientifici italiani, per una delle sue creature appena avviate, quale era allora l’osservatorio di Campo Imperatore.


Bibliografia

  1. ELLWOOD David W. - L’Europa ricostruita - politica ed economia tra Stati Uniti ed Europa occidentale 1945-1955 (Il Mulino - Bologna);
  2. HOFFMAN Michael L. - “New York Times” del 3 giugno 1945:
  3. INNOCENZI Marco - L’Italia del 1948 (Mursia Milano);
  4. CLEMENTI Alessandro - Vincenzo Rivera: politico perchè scienziato (Provinciaoggi gennaio-marzo 1997);
  5. Il Giornale d’Italia - corrispondenze dall’Abruzzo dell’ottobre 1949;
  6. Annuario delle istituzioni di alta cultura nella Città dell’Aquila dal 1948 al 1957 (Edito dall’Istituto Universitario di Magistero pareggiato - L’Aquila);
  7. Novecento - fatti, protagonisti e conquiste del nostro secolo (Il Messaggero-De Agostini - 1997);
  8. LEPRI Sergio - L’Italia dell’Ansa (Etas Libri - 1996).




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