Il 14.mo anniversario del 6 aprile

Il mio articolo sull’Edzione Nazionale

L’ANNIVERSARIO
L’AQUILA In una freddissima piazza Duomo, il premier Giorgia Meloni ieri pomeriggio è arrivata tra gli applausi degli aquilani. Subito un breve incontro col presidente del Senato, Ignazio La Russa, che poco prima era stato al Parco della Memoria, e, prima di entrare di entrare nella chiesa delle Anime Sante per la Messa in suffragio delle 309 vittime nel 14.mo anniversario del sisma del 6 aprile 2009, il presidente del Consiglio ha risposto alle domande dei giornalisti: «L’Aquila si rialza ed è un esempio, era doveroso esserci. Un territorio che è stato pesantemente colpito, che ha avuto la capacità e la forza di rialzarsi, di fare del suo meglio per risorgere. Oggi ovviamente continuiamo a fare quel lavoro, i segnali sono molto importanti: qualche giorno fa il Cipess ha sbloccato 50 milioni per la ricostruzione, per le scuole e l’edilizia scolastica». Ha elogiato la «città molto orgogliosa, resiliente. Questa è una città da cui c’è molto da imparare». Ha sottolineato «i 70 milioni inseriti nella legge di Bilancio. Una scelta strategica per garantire la tenuta dei bilanci del territorio e perché c’è bisogno di fare di più sulla ricostruzione pubblica». Ha sottolineato l’importanza della «semplificazione: la ricostruzione pubblica avrà gli stessi iter semplificativi che avrà a esempio il Pnrr». Infine, ha ribadito il suo legame con il territorio: «Sono una parlamentare di questo collegio».
LUCI E OMBRE
Un anniversario in chiaroscuro. Da un lato il “miracolo” di una ricostruzione a tamburo battente in “soli” 14 anni (il cosiddetto “modello L’Aquila” così virtuoso da ospitare, oggi, finanche la Scuola nazionale dell’Amministrazione); dall’altro le difficoltà in cui si dibatte il centro storico del “cantiere più grande d’Europa”.
Una ricostruzione post sisma è anche un fatto psicologico. D’altra parte, il centro storico (il sesto in Italia per numero di chiese e monumenti) non era soltanto il “motore” economico della città per i suoi 1.500 esercizi commerciali (negozi, bar, ristoranti, studi, ecc.), ma anche sociale (lo struscio quotidiano lungo il Corso e i Portici) e soprattutto psicologico. «Se non rinasce il centro, L’Aquila non è… Sarà un’altra città» hanno da subito messo in chiaro gli aquilani replicando anche all’allora Premier Berlusconi che, sorvolando in elicottero le macerie all’indomani del 6 aprile 2009, ipotizzò la nascita di una “L’AquilaDue”.
Le luci non sono poche: “ricostruzione privata” quasi finita con rinascita anche di stupendi palazzi gentilizi quattrocenteschi; avvio dei lavori, con fondi Pnnr, per la ripavimentazione dell’enorme piazza grande e del lunghissimo Corso; collocazione in città di realtà importanti come la Scuola nazionale dell’Amministrazione (che formerà i dirigenti centrali della Pubblica amministrazione esperti in gestione dell’emergenza e ricostruzione), ma anche della Scuola nazionale dei vigili del fuoco; stanziamento di 38 milioni per la ricostruzione delle scuole pubbliche.
Di contro, le ombre. “Ricostruzione pubblica” ancora molto indietro a cominciare dal Municipio che, pur “inaugurato” un anno fa, è ancora al palo; il teatro comunale, simbolo della città delle cultura, fermo; il Duomo, fermo; o le scuole in centro, nessuna, nessuna delle quali è stata ricostruita. Ci sono appalti che non partono, ditte che falliscono, lavori che si sospendono o che hanno ritardi. E, fatto psicologico, in centro c’è una sola farmacia e una sola edicola di rivendita dei giornali. Una sola.
«La vita centro dell’Aquila non è ancora a misura di persona- spiega Roberta Gargano, tra i fondatori dell’associazione “Città di Persone”-. Tentennano l’illuminazione pubblica, il ritiro della spazzatura, gli allacci ai servizi. Mancano i parcheggi. Molti residenti non riescono ancora a rientrare per queste problematiche, sono infatti tante le case in affitto e in vendita», racconta la Gargano puntando poi l’attenzione sulla mancata ricostruzione sociale, sull’aumento di psicofarmaci, droghe e microcriminalità con le baby gang che imperversano proprio lì dove avveniva lo struscio quotidiano oggi quasi deserto. «Servono percorsi di partecipazione che ricostruiscano la città», afferma. «Molti interventi sono fermi- spiega il vicesindaco Raffaele Daniele– perché i soldi stanziati non sono in cassa. Il problema sono i tempi per il finanziamento».
C’è poi la sofferenza dei commercianti: ben 800 hanno riaperto in centro ma alla crisi generale, amplificata dalla pandemia, si aggiunge la difficoltà del megacantiere per la ripavimentazione, con strade e piazze che vengono chiuse, clienti restii ad avvicinarsi al centro. «Lavorare qui è difficilissimo- racconta Ugo Mastropietro, presidente di Conflavoro Pmi L’Aquila-. Tante case ricostruite non vengono ancora riabitate per il problema dei parcheggi o per i tempi degli allacci ai servizi. I clienti che arrivano vengono da fuori e hanno difficoltà ad arrivare. Al Comune abbiamo chiesto parcheggi. Rischiamo di chiudere i negozi».
Angelo De Nicola
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