LE AMATISSIME CELESTINE AVAMPOSTO DELLA RESILIENZA

La mia analisi sul Messaggero Abruzzo di oggi:

Il bianco, che pure è il colore del caratteristico saio dei Celestini con sopra lo “scapolare” nero, non ha portato fortuna alle Suore di San Basilio. Le lacrime, ieri, dagli occhi spauriti della giovane sorella filippina che ha scoperto i balordi “figli” della Notte Bianca mentre violavano la clausura, avrebbero sciolto il cuore a chiunque.

E chiunque è stato colpito da tanta nefandezza. Tantissime ieri le telefonate e le visite nel monastero di chi, soprattutto, si è voluto mettere a disposizione. «Che possiamo fare? Facciamo delle ronde? Una colletta per comprare un sistema di allarme? Diteci!».

Sì, perchè le Suore Celestine sono ormai entrate (rectius: rientrate dopo una storia settecentenaria gloriosa) nel cuore degli aquilani. Quel loro ruolo “civico” (le ultime eredi, al mondo, dell’Ordine dei Celestini); quel loro record (le prime abitanti della zona rossa per essere tornate a vivere nel monastero distrutto l’8 maggio del 2009 contro ogni buonsenso); quella doppia restrizione nella pandemia (clausura e lockdown); quei loro occhi così intensi nel dare e nel saper chiedere “aiuti” per le loro missioni in Africa e nelle Filippine intitolate a Celestino V, le hanno fatte diventare delle protagoniste. Un avamposto della resilienza in cui gli aquilani, ormai, sono campioni del mondo…

Perciò l’onda emotiva è stata fortissima. Come se si fosse fatto del male, così gratuitamente nel violarle, alle proprie nonne. Le nonne della città. Che lottano per non disperdere l’eredità del messaggio di Celestino V. Sono un esempio per tutti. Resistere. Al terremoto. Alle difficoltà. In un container per 11 anni. A 80 anni suonati. A meno venti gradi o quaranta. Nella polvere del cantiere. Senza fiatare. Resistere anche i balordi. Resistere. Col compito di pregare per gli altri. Eroiche!
Angelo De Nicola
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I 700 anni (1320-2020) della fondazione del Monastero delle suore Celestine di San Basilio

Domenica 22 agosto 2021, sono iniziate le celebrazioni dell’evento “Settecento anni con il Monastero di San Basilio” , con cui commemoriamo i 700 anni di fondazione del nostro Monastero.Ci ritroveremo alle ore 18 nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio per la celebrazione della Santa Messa presieduta da S.E. il Cardinale Giuseppe Petrocchi e animata dal Coro Giovanile Diocesano. Sarà una settimana ricca di incontri culturali, a partire da domani, lunedì 23 agosto, con il Convegno “Il Monastero di San Basilio all’Aquila: spiritualità e impegno sociale dalla fondazione ad oggi (1320-2020)”, che si terrà nell’aula magna Magna “Alessandro Clementi” dell’Università degli Studi dell’Aquila.Nel pomeriggio alle 18, poi, ci ritroveremo nel nostro orto per la presentazione del libro: “Dante, Silone e la Perdonanza” di Angelo De Nicola.

Dalla clausura (per scelta) al Coronavirus la doppia quarantena delle suore di San Basilio

Suor Germana nella tendopoli durante il terremoto del 2009

ARTICOLO PUBBLICATO SUL MESSAGGERO, CRONACA NAZIONALE, IL 20 APRILE 2020

IL RACCONTO
L’AQUILA Sul portone del monastero di clausura, accanto al cartello “Ora et Labora”, c’è affissa una fotocopia plastificata su come si devono lavare le mani alla luce dell’emergenza Covid-19. E’ l’unico segno che, anche qui, nel più antico convento (quest’anno festeggerà 700 anni dalla fondazione, nel 1320) dell’Aquila, sono arrivati gli effetti della pandemia. Per il resto, entrando nel monastero di San Basilio delle suore Celestine-Benedettine, nel centro storico del capoluogo abruzzese, si respira un’appagante aria calma. Un’oasi di pace. Nonostante questa manciata di suore, le ultime eredi al mondo dell’Ordine monastico fondato da Papa Celestino V, stia vivendo una “quarantena” al cubo: la clausura (una scelta di vita), il terremoto del 6 aprile 2009 (che le ha costrette, da undici anni, a vivere in un container) e, ora, il coronavirus (che ha pure obbligato suor Assunta, la priora venuta per curarsi gli occhi dalla missione in Africa, a Bangui, a non poter tornare, per ora, al “fronte”). Le eroine della resilienza.

«No no!! Peggio sicuramente il terremoto che questa “clausura” doppia legata al virus» risponde al cronista (con guanti e mascherina), la badessa del monastero, l’ultraottantenne suor Margherita, senza la mascherina e nel suo saio bianco con sopra lo scapolare nero, in osservanza alla Regola dei Celestini ma mantenendo anche il legame con l’“Ora et labora” benedettino. «Quella notte ci portarono in una tendopoli- le fa eco suor Germana, ultraottantenne anche lei, vispo “motore” del convento nonostante gli acciacchi-: la nostra tenda la chiamavano tutti “il Monastero”. No, non potevamo vivere lontane dalla nostra “casa”!».

Infatti, l’8 maggio 2009, a un mese dal sisma, prima in tre e poi in sette (tutte avanti con gli anni) e alcune giovani novizie filippine, rientrarono nel monastero, prime eroiche abitanti (primato mantenuto per anni) dell’allora zona rossa.


«Da qui non ce ne andiamo!» fu il loro credo. E così venne realizzata, nell’orto, prima una casetta in legno (con un bagno da cantiere, donato da un benefattore, posto all’esterno) e poi un container. Nel quale, a meno 15 gradi l’inverno e a 40 gradi l’estate, vivono tutte ormai da undici anni in attesa che vengano completati i complessi lavori di ricostruzione del monastero. Le eredi del messaggio di Papa Celestino V (quello che si dimise dal soglio di Pietro dopo aver lanciato nel 1294, il primo “giubileo” della storia con la Bolla della Perdonanza, poi sepolto nel basilica aquilana di Collemaggio), a 80 anni suonati, in un container.

Ma le indomite suorine, amatissime in città (apprezzata la loro antica legatoria di tesi e libri d’epoca) non si sono arrese. E non s’arrendono oggi di fronte alla pandemia che ha inevitabilmente affievolito, ma non interrotto, il flusso di aiuti dei benefattori. Anzi, nella scorsa Pasqua, l’anziana badessa ha registrato un video-messaggio di auguri e, facendo proprie le parole dell’arcivescovo dell’Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi, che in una lettera ai sacerdoti li aveva esortati a mantenere attiva e viva la rete relazionale dell’apostolato anche attraverso i Social, lo ha diffuso a sorpresa su whatsapp. Parole pronunciate con piglio e tono speranzoso, pronunciate nella chiesa rabberciata del convento-cantiere e con alle spalle un antichissimo Cristo in croce: «Una Pasqua diversa dalle altre sicuramente più raccolta e silenziosa» con l’invito a «recuperare i valori della famiglia e della fraternità e risorgere nella gloria come è accaduto a Gesù dopo la Sua Settimana santa di passione», concludendo con un «restiamo vicini nella preghiera». Eroiche suorine.
Angelo De Nicola
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Il romanzo “La missione di Celestino” – Capitolo 15 (Parte Seconda)

L’ingresso del monastero di San Basilio, nell’omonima piazza, all’Aquila

«Non ricordavo che cicoria e patate fosse così buona» disse il signor Giacomo dopo essere salito a cavalcioni di uno dei due vetusti leoni in pietra posti all’ingresso, come a guardia, della chiesa di San Pietro.
«E’ la migliore del mondo, gliel’ho detto» rispose il sovrintendente accovacciato, sugli scalini tra i due leoni.
«Sempre uno splendido riflesso della luce, qui, in questa piazza».
«E tra le più belle del mondo, per me».
«Sta cercando di far salire le quotazioni del suo quartiere? Piuttosto, che dice la sua scheda sul monastero di San Basilio?».
«Allora… leggo: “Per risalire presumibilmente all’epoca della fondazione del monastero di San Basilio, dobbiamo riferirci ad alcune circostanze storiche. Si sa per certo che, già nel 496, esisteva in località ‘Villa di Acquili’ (il primo nucleo della futura città) un monastero femminile, intitolato a San Basilio, probabilmente fondato da Sant’Equizio, monaco molto noto per santità ed austerità di vita”…».

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