Se l’Abruzzo della scienza fa più gola degli arrosticini

Il premier Mario Draghi ai Laboratori del Gran Sassa dell’Infn (foto di Renato Vitturini)

La mia analisi sul Messaggero Abruzzo del 17 febbraio 2022

E se il brand giusto fosse “Scienza, conoscenza e innovazione” e non lo stereotipato “Pasta, borghi e arrosticino”? Il cielo dell’Abruzzo si è tinto di rosa, nella giornata di ieri, non soltanto perchè Mario Draghi è venuto in visita ai Laboratori del Gran Sasso a premiare la scienza d’eccellenza al femminile al grido «più donne nelle scienze!», ma perché sulla regione si è aperto un arcobaleno grosso così per l’attenzione delle “cattedrali” dell’informazione che conta nazionali e, addirittura, internazionali.
Il triangolo del brand “Scienza, conoscenza e innovazione” formato dai Laboratori dell’Infn del Gran Sasso (non a caso quasi sempre meta privilegiata dei Presidenti del Consiglio: 2012 Monti, 2016 Renzi, 2022 Draghi con in mezzo, 2018, il presidente della Repubblica Mattarella), Università dell’Aquila (dell’altro ieri la notizia che Univaq parteciperà, insieme a una cordata di istituzioni e enti nazionali e internazionali, alla realizzazione del primo computer quantistico a ioni intrappolati) e Gran Sasso Science Institute (del Comitato scientifico del Gssi fa parte il fisico sperimentale, premio Nobel, Barry Barish, professore emerito al California Institute of Technology), sembra esercitare un’attrazione magnetica. Molto di più, lo dicono i fatti, dello stereotipo abruzzese che anche nel recente video ufficiale della Regione Abruzzo per l’Expo di Dubai, si affida agli arrosticini, alle “sise delle monache” e alle bellezze dei propri borghi e delle proprie eccellenze naturali (lago di Scanno, montagne innevate, trabocchi…).
Si dirà: è importante anche quello. Certo! Sarebbe sciocco e tafazziano negarlo e dal sapore di “puzza sotto al naso”. Ma bisogna che la classe dirigente abruzzese, nelle sue varie dimensioni e territorialità, prenda atto che “Scienza, conoscenza e innovazione” è uno spot che “buca” e caratterizza, al momento, molto la regione.
Oltretutto con uno straordinario elemento unificante quale è il Gran Sasso: quella che è stata per secoli una barriera insormontabile per unire le diverse anime territoriali abruzzesi oggi, invece, le “tocca” e le unisce. Il Gran Sasso è di tutto l’Abruzzo! E ora anche del mondo. Grazie a quell’intuizione, nel 1979, del fisico Antonino Zichichi, all’epoca presidente dell’Infn, che ebbe l’idea di dotare l’Istituto di un grande laboratorio sotterraneo, nelle viscere del Massiccio, con strutture tecnologiche d’avanguardia per studiare le nuove frontiere della fisica.
Angelo De Nicola
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LA STORIA
L’AQUILA Ai ladri del valore simbolico, planetario, di quel murale non interessava un fico secco: l’importante era far soldi con l’opera d’arte di un sempre più quotato “street artist” quale Banksy. Sembrerebbe esserci “solo” una banda italo-francese di manigoldi dietro la famosa porta del teatro Bataclan di Parigi, su cui l’artista Banksy aveva realizzato un murale per ricordare le 90 vittime del terribile attentato terroristico del 13 novembre 2015, ricomparsa l’altra notte in una cascina in Abruzzo, nelle campagne di Sant’Omero nel Teramano. A ritrovarla sono stati i carabinieri della Compagnia di Alba Adriatica (Teramo), nell’ambito delle indagini dirette dal procuratore distrettuale antimafia e antiterrorismo dell’Aquila, Michele Renzo. Secondo quanto trapelato, all’attività investigativa hanno preso parte non solo i carabinieri della Tutela patrimonio culturale di Ancona ma anche la stessa polizia francese che avrebbe partecipato anche alla stessa perquisizione nella cascina. Dove l’oggetto sarebbe finito, in momentaneo “deposito”, dopo gli spostamenti in vari nascondigli tra la Francia e l’Italia.
LE INDAGINI
Nell’ambito dell’inchiesta, i cui dettagli verranno resi noti stamane alle 11 in una conferenza stampa all’Aquila dello stesso Procuratore Renzo, c’è un indagato. Si tratta di G.P., imprenditore nato in Francia ma di Tortoreto (Teramo), non si sa se nella sola veste di proprietario della cascina, in cui risiede una donna cinese, oppure di ricettatore. L’uomo, al momento del blitz, quando i carabinieri a colpo sicuro hanno cercato l’opera d’arte trovandola in un sottotetto adibito a soffitta, avrebbe mostrato di cadere dalle nuvole dichiarando di non sapere nulla né del furto né della valenza della porta. L’attività di polizia giudiziaria, che non è affatto conclusa, non sembrerebbe orientata nel mondo del terrorismo o del finanziamento allo stesso, nonostante la provincia di Teramo (in particolare nelle note località della costa, Martinsicuro e Alba Adriatica) sia stata interessata, nel settembre dello scorso anno, da una importante inchiesta del Ros dei carabinieri e Scico delle Fiamme gialle (sempre targata Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo dell’Aquila, pubblici ministeri lo stesso Renzo e il sostituto David Mancini) su un presunto giro di denaro volto a finanziare, dietro la vendita di tappeti e lavori edili, l’organizzazione radicale islamica “Al-Nusra” con base in Siria. Nell’inchiesta fu coinvolto anche l’imam di una moschea a Martinsicuro.
GRANDE VALORE
L’opera recuperata, con tecnica “stencil” bianca, è l’immagine di una ragazza in atteggiamento di lutto per le vittime, dipinta su una delle porte d’emergenza del famoso locale della capitale francese dove novanta persone furono uccise nell’attacco terroristico sferrato da un gruppo armato ricollegabile all’Isis durante un concerto degli “Eagles of Death Metal”, mentre gli stessi suonavano la canzone “Kiss the Devil”. La porta col murale era stata divelta e portata via il 26 gennaio 2019. Il furto aveva choccato la Francia. La Direzione del Bataclan aveva parlato di «profonda indignazione» per il furto di un’opera che «apparteneva a tutti: residenti locali, parigini, cittadini del mondo…». Il teatro aveva poi commentato, via Twitter, che «l’essenza stessa dell’arte urbana è quella di dare vita a un’opera d’arte in un ambiente particolare e noi siamo convinti che questa opera aveva senso solo in questo particolare luogo. Questa è la ragione per la quale noi l’avevamo lasciata lì, libera, sulla strada, accessibile a tutti».
I murales di Banksy, l’artista la cui vera identità rimane ancora sconosciuta, sono ormai diventati molto ricercati dai collezionisti d’arte. Una sua opera realizzata in Galles, raffigurante una bambina in una nuvola di inquinamento simile alla neve, è stata di recente venduta all’asta per centomila sterline (115 mila euro).
Angelo De Nicola
(ha collaborato Marcello Ianni)
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