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RECUPERATO IL "TESORO" DELLA CURIA



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L'AQUILA - Il pezzo più prezioso, soprattutto sotto il profilo devozionale, una croce alta 50 centimetri del famoso Nicola da Guardiagrele, l'arcivescovo ha chiesto ai carabinieri di poterla tenere e custodire in un luogo sicuro e segreto.

S'è gridato al "miracolo", ieri nella sventrata piazza Duomo, quando l'intero tesoro custodito nell'antico palazzo della Curia arcivescovile aquilana, proprio accanto alla cattedrale di San Massimo, è stato messo in salvo da un'operazione congiunta di carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale e vigili del fuoco, squadra speciale Saf (Speleo alpino fluviale). Un tesoro, 500 pezzi per un valore di svariati milioni di euro, fatto di calici preziosi, mitrie ricamate in oro, ampolle e vasi d'argento, numerosi turiboli e oggetti sacri custoditi al primo ma anche al terzo piano, in particolare nelle artistiche (ed ora inservibili) teche in legno del grande salone che fa da anticamera all'Ufficio dell'arcivescovo Giuseppe Molinari.

Il blitz, ad altissimo rischio per i crolli di scalinate e solai del palazzo attiguo al Duomo (la facciata è integra ma tutta la parte sinistra è crollata) ed a trenta metri dalla chiesa delle Anime Sante il cui crollo della cupola del Valadier è uno dei simboli dell'apocalisse, era stato programmato per domani mattina dopo un accurato sopralluogo effettuato nella giornata di Venerdì Santo e dopo l'accorato appello di monsignor Molinari. Poi, dopo le sei scosse anche della domenica di Pasqua, s'è deciso di intervenire subito facendo scattare le procedure d'emergenza.

All'interno sono entrati soltanto i vigili del fuoco, gli "angeli dei recuperi", delle squadre di Viterbo. Per un attimo, con un casco da vigile, è riuscito a salire tra le macerie anche don Alessandro Benzi, per guidare meglio le operazioni di recupero, mentre l'infaticabile don Claudio Tracanna era di vedetta al portone dove i carabinieri ricevevano man mano i pezzi del tesoro imballandoli, con la necessaria delicatezza, in scatole rosse. Il pezzo del grande orafo, incisore e pittore Nicola da Guardiagrele (Guardiagrele, 1385-1462) è la cosiddetta "croce di Monticchio" (proprio la frazione aquilana miracolosamente salva ad un chilometro dal disastro di Onna) è del 1436. «È stata un'operazione critica e di estremo rischio - ha detto il caposquadra Vittorio Spalatra, esperto Saf - perché sono crollati i solai e siamo dovuti intervenire dal primo al terzo piano». «Si tratta di diversi elementi di valore inestimabile» ha commentato l'architetto Maurizio Galletti, sovrintendente dei Beni architettonici - svariate decine di pezzi, dal Rinascimento ai giorni nostri, alcuni pezzi storici per un valore di svariati milioni di euro».

«La stima non è quantificabile - ha confermato il capitano Massimiliano Quagliarella, del Comando carabinieri Tutela patrimonio culturale -. Oltre al valore dei preziosi, c'è il legame devozionale che rende ognuno di questi oggetti unico». Le casse contenenti il tesoro sono state caricate su un furgone dei carabinieri sul quale, scortato da due Alfetta, è arrivato nella Capitale. «Terremo al sicuro gli oggetti nei nostri caveau - ha commentato il colonnello dei carabinieri dei Beni culturali, Raffaele Mancino, che conosce benissimo la città per essere stato di recente comandante provinciale - fino a quando non sarà possibile trovargli una nuova collocazione all'Aquila».

Angelo De Nicola