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A Goriano Valli salta fuori un affresco di Saturnino Gatti



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GORIANO VALLI - Saturino Gatti non finisce di stupire. Un affresco del grande pittore dell’Aquila (nacque a San Vittorino) del Quattrocento allievo del Verrocchio che non ebbe la fortuna che probabilmente meritava, è stato scoperto da una studiosa aquilana nella chiesa di San Gaetano a Goriano Valli. Si tratta di un affresco importante per la ricostruzione della personalità artistica dell’illustre artista, dipinto sull’abside di una chiesa di fine 1400- inizi del 1500 nel piccolo centro del Parco Velino Sirente. L’attribuzione si deve alla storica dell’arte Maria Lucia Carani, che sta conducendo un’analisi delle emergenze storico artistiche nell’ambito di uno studio sull’iconografia del paesaggio ideato dall’ingegner Piero Tronca. La ricerca sugli oggetti d’arte eseguita per chiese, luoghi votivi, palazzi storici, ha portato gli studiosi all’inaspettato incontro.

«Il dipinto - spiega la professoressa Carani che non ha dubbi sulla paternità del manufatto - rappresenta una ”Presentazione di Gesù al Tempio”: al centro della scena il sacerdote Simeone regge con la sinistra il libro aperto e guarda con tenerezza il bambino che tiene nella manina protesa il globo; a presentarlo è Maria posta alla destra dell’altare e a fianco ad essa è la S.Caterina d’Alessandria, mentre sul lato opposto S.Giuseppe porta l’offerta rituale dei due colombi, seguito dalla Maddalena. Sul lato sinistro dell’intera raffigurazione una lesena sembra separare dalla scena principale una nicchia entro la quale sta un santo apostolo, forse S.Paolo. L’intera scena è ambientata all’interno del tempio definito architettonicamente da diversi elementi come il prospettico pavimento a mattonelle quadrangolari bianche e rosse, un altare finemente decorato davanti alla grande nicchia centrale, le finestrelle scorciate sulla cornice marcapiano del muro che fa da fondale. Lo stato di conservazione- conclude la studiosa- palesa la necessità di un restauro che permetta una più chiara e completa leggibilità. L’opera infatti presenta estese lacune, cadute di colore e abrasioni».

La pittura murale, di notevole fattura, rivela la mano di una personalità di spicco del panorama storico-artistico aquilano a cavallo fra il quindicesimo e il sedicesimo secolo e si pone come interessante oggetto di studio. Si trova all’interno della piccola chiesa rinascimentale, dedicata in origine a Santa Maria della Piscina, caratterizzata da una semplice facciata quadrangolare in pietra bianca locale sormontata da un piccolo campanile a vela e arricchita al centro da un pregevole rosone. Occupa l’intera metà dell’abside a destra dell’altare maggiore.