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IL MINISTRO: <PER IL CARCERE DI SULMONA MISURE FORTI>



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SULMONA (L’Aquila) - «Prenderemo provvedimenti drastici: così non può andare avanti». Il ministro della Giustizia Castelli s’è precipitato in elicottero, ieri pomeriggio, a Sulmona dopo l’ennesimo suicidio nel ”carcere dei suicidi”: il sesto caso nel supercarcere abruzzese (400 detenuti, 290 agenti) in un anno mezzo, il settimo considerando anche quello dell’aprile del 2003 della direttrice Armida Miserere. Un’inquietante raffica di morte che ha fatto alzare un polverone che le pale dell’elicottero del Guardasigilli, andato via dopo un’ora e mezza di ”ispezione”, non hanno diradato.

Sul suicidio di Francesco Vedruccio, 37 anni, pugliese di Squinzano che sarebbe uscito nel 2010, indaga la Procura. Il detenuto nel braccio dell’alta sicurezza era in una cella con un compagno. Aveva telefonato alla famiglia: pare non riuscisse ad accettare l’idea che la moglie non volesse saperne più di lui e soprattutto che gli impedisse di incontrare il figlio. Tornato in cella turbato, il compagno l’ha invito a giocare a carte, per distrarsi. Un’ora dopo la telefonata, verso le 20,30, s’è chiuso in bagno e s’è impiccato con il laccio dei pantaloni della tuta. È scattata l’ennesima inchiesta interna, disposta dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), definita stavolta straordinaria dopo le cinque precedenti arrivate ad una sostanziale ”assoluzione” della struttura. Ma l’ispezione di Castelli e l’inchiesta straordinaria non hanno attenuato la selva di reazioni. In molti hanno chiesto la chiusura del carcere e le dimissioni del Guardasigilli: da Rifondazione (on. Deiana) al Codacons, dai Verdi (onorevoli Bulgarelli e Cento) al Pdci (on. Pistone) e all’associazione Antigone (Gonella). In tanti hanno chiesto provvedimenti urgenti: Manconi (Ds) «profondi mutamenti nella politica penitenziaria»; Testa (Radicali) «una riflessione sull’amnistia»; Dalla Chiesa (Margherita) «un intervento sulle condizioni di vita dei carcerati»; Brutti (Ds) «un’indagine del Parlamento»; il presidente della Regione, Del Turco, un incontro al direttore generale del Dap, Tinebra.

Parole di elogio per il lavoro di socializzazione attivato nella struttura sono state espresse da più parti. Secondo l’on. Buemi quello di Sulmona «è un carcere modello». Per il Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria) il caso «non può offrire a nessuno il pretesto per colpevolizzare gli agenti che lavorano a Sulmona» mentre per l'Osap (Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria «il paventato trasferimento dei detenuti dal carcere di Sulmona non è una soluzione ma solo un palliativo al problema dei suicidi nel supercarcere dove, invece, va risolta la carenza dell’assistenza psicologica, che non funziona». Sul «male endemico del sovraffollamento» ha invece puntato il dito il procuratore antimafia, Vigna.

All’uscita dal carcere, Castelli, dopo aver anche incontrato i detenuti, ha dichiarato che «il penitenziario presenta aspetti che non esito a definire paradossali. Si presenta tra i migliori d’Italia: ci sono ampi spazi lavorativi, possibilità di studio e di attività dei detenuti. Non ho verificato sovraffollamento e le celle sono confortevoli». Secondo Castelli, quindi, «siamo di fronte a una situazione paradossale, dove da un lato c’è un apparente stato ottimale del penitenziario, dall’altro evidentemente una profonda realtà di disagio, visti gli episodi che succedono». Castelli ha anche definito «non casuale» la presenza tra i partecipanti alla visita del sindaco di Sulmona, La Civita, «perchè- ha rilevato- ci sono tantissime iniziative prese anche in collaborazione con la città, con la Provincia e con la Regione». Sulmona- ha concluso il ministro- non merita sicuramente, per come è costruito, per come è costituito, per come è organizzata la vita dei detenuti, questa nomea di carcere maledetto».