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"ERO MAGRO E SPAVENTATO, POI SCOPRII LA PALESTRA"



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dal nostro inviato
PIZZOFERRATO (Chieti) - "A 12 anni, malaticcio e magro come un grissino, partii da Pizzoferrato con una valigia di cartone per raggiungere papà in America. Non lo avevo mai visto perché era partito per Pittsburgh, in Pennsylvania. Dopo due settimane in mezzo ad un oceano in tempesta arrivammo sulla nave Saturnia a New York e, salendo per la prima volta sul ponte, la Statua della Libertà ci sembrò a tutti la Madonna. Ad accoglierci c'era tanta gente con dei cartelli in mano con delle lettere. Io, mia madre e mia sorella ci dirigemmo verso la "S". Ci venne incontro un uomo, vecchio e basso. Mi dissi: "No, non può essere mio padre". Era lui. Mi abbracciò fino a spezzarmi il respiro. Dopo una breve visita a Philadelphia a casa di zia Peppiniella, arrivammo a Pittsburgh. La casa in cui viveva mio padre, vicino al posto dove lavorava, mi fece paura. Era meglio la nostra povera casa di Pizzoferrato.

Cominciai ad andare a scuola: ogni giorno mi riempivano di botte e tornavo a casa sanguinante. Ero magro e soprattutto emigrante. Vidi un manifesto con un uomo muscoloso in atteggiamento di lotta. "Voglio diventare come lui" mi dissi. Così cominciai a frequentare una palestra. Lavoravo come carpentiere per 10 ore, poi 4 ore in palestra: 3 giorni pesi e 3 giorni lotta, wrestling come la chiamano oggi. Mi allenavo tanto e nessuno mi dava più fastidio. Qualcuno cercò di darmi una lezione: in quattro mi aspettarono sotto casa della mia fidanzata. Li mandai all'ospedale. Non ho mai malmenato nessuno fuori dal tappeto ma ora nessuno poteva picchiare me solo per il gusto di farlo. Cominciai a combattere. Un giorno un dirigente della federazione della lotta mi vide in un'intervista in Tv perché si trovava per caso a Pittsburgh. Mi contattò. Volle farmi combattere. Andai bene. Da allora è stato un successo dietro l'altro fino al mitico incontro in cui, al Madison Square Garden, battei in soli 48 secondi il mitico Buddy Rogers. Pure mamma e papà furono contenti della mia carriera. Quando mio padre vide per la prima volta la mia foto sul giornale, pianse. Ce l'avevo fatta".