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CELESTINO V: LA DIOCESI HA PERSO LA TAC



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L'AQUILA - Celestino V, il "papa del gran rifiuto" che sette secoli fa rinunciò al "Soglio di Pietro", potrebbe essere stato ucciso, magari su ordine del suo successore Bonifacio VIII "inventore" del Giubileo? Il giallo sulla morte dell'Eremita del Morrone che "inventò" la Bolla del Perdono (una sorta di Giubileo ante litteram che garantiva l'indulgenza plenaria a chiunque attraversasse la Porta Santa nella basilica di Collemaggio all'Aquila il 28 agosto di ogni anno, da cui poi è nata l'attuale festa della Perdonanza) è riesploso in questi giorni all'Aquila. Una deflagrazione che ieri ha addirittura provocato una clamorosa marcia indietro della Curia aquilana.

A rimettere in discussione la tesi ufficiale della morte naturale sono state le rivelazioni di padre Quirino Salomone, l'ex rettore della basilica di Collemaggio che, comunque, ha sempre ritenuto impossibile l'ipotesi dell'omicidio. Ipotesi legata al fatto che il cranio del Santo presenta un foro quadrangolare di circa 1 centimetro e profondo 5 cm., assai simile a quello che potrebbe aver lasciato un chiodo. Annunciando un suo libro chiarificatore, il frate ha parlato anche di una esame Tac e di altri esami eseguiti dieci anni fa, nel 1988, quando le sacre spoglie di Celestino vennero sequestrate da alcuni balordi (questa la tesi ufficiale) e subito ritrovate nel piccolo cimitero di Rocca Passa, nel Reatino.

Le rivelazioni hanno scatenato il finimondo. Il Comune dell'Aquila ha denunciato di non essere a conoscenza di tali esami, arrivando a chiedere spiegazioni al Vaticano. L'arcivescovo aquilano, Giuseppe Molinari, da principio ha tentato di minimizzare: "Non c'è alcun esame segreto". Ieri, invece, la marcia indietro che, per giunta, rilancia alcuni misteri sul caso. In una nota ufficiale, l'arcivescovo ha confermato tutto: "L'esame Tac fu eseguito presso il servizio Tac dell'ospedale di Collemaggio. Le immagini non furono stampate ed il dischetto non si è più trovato. Non esiste, dunque, alcuna stampa delle immagini Tac".

Non solo. Dopo il rinvenimento delle spoglie trafugate "venne eseguita - si legge nella nota - la nota ricognizione del 1988 e in tale occasione le spoglie del Santo furono sottoposte ad ulteriori esami quali non solo la Tac ma anche esami chimico-tossicologici. La ricognizione venne eseguita dall'anatomopatologo aquilano Terenzio Ventura, mentre i prelievi ossei per gli esami chimico-tossicologici vennero effettuati dal medico legale romano Angelo Fiori su indicazione dell'arcivescovo dell'epoca, monsignor Mario Peressin. In particolare il professor Fiori dopo aver ispezionato i resti del Santo ritenne opportuno effettuare un'indagine chimico-tossicologica per il dosaggio del piombo su frammenti ossei. La ricerca di veleni vegetali non fu effettuata in quanto gli stessi non erano all'epoca dimostrabili nello scheletro". Un giallo nel giallo, visto che la Curia ora chiede ulteriori esami.