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SPALLONE: "RIAPRIAMO I BORDELLI"



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AVEZZANO (L'Aquila) - Riaprire le case chiuse è sempre stato il suo pallino. Una "missione", come lui ama definirla, che da anni sostiene strenuamente. Ora Mario Spallone, l'ottantunenne ex medico di Palmiro Togliatti, sindaco rosso (riconfermato) di Avezzano, è tornato alla carica alla luce del dibattito aperto dal caso di Giuseppina, la prostituta sieropositiva di Ravenna. E stavolta, sulla necessità di riaprire la case chiuse, Spallone non è stato lasciato solo come spesso avviene in quelle che i suoi amici (affettuosamente) ed i suoi nemici (maliziosamente) chiamano "spallonate" (come la proposta di riallagare il Fucino; o di ordinare una messa, lui comunista convinto, per padre Pio; o di pretendere l'intitolazione di una piazza nella sua città). L'intera Giunta comunale di Avezzano, infatti, ha presentato un ordine del giorno col quale si chiede al Consiglio comunale del capoluogo marsicano di impegnare il governo affinché prenda provvedimenti per eliminare la prostituzione "dai luoghi aperti, senza controlli igienici e sanitari e perciò fonte di gravi malattie contagiose".

Professor Spallone, allora tocca tornare alla legge Merlin?
"Sicuro. Così - risponde - le donne non sarebbero costrette a vivere sui marciapiedi e ad essere esposte a continui pericoli, soprattutto se si considera che tale attività si svolge prevalentemente nelle ore notturne. Le case chiuse sono l'unica soluzione, sotto due profili: sanitario e morale". Di medicina Spallone, classe 1917, è uno che se ne intende. A parte l'essere stato il medico del "Migliore", è proprietario di una vera e propria industria sanitaria: sei cliniche private con oltre mille dipendenti. "Con le case chiuse - insiste - si potrebbero sicuramente tenere sotto controllo quelle malattie che trovano diffusione anche a causa della scarsa igiene nella quale certe situazioni vivono e proliferano. Con evidenti garanzie anche per i clienti".

Ironia della sorte, Spallone quasi ogni giorno è costretto a "contare" le signorine di colore che, sedute su cassette vuote di frutta, fungono quasi da pietre miliari lungo la lingua d'asfalto che porta ad una delle sue più attrezzate cliniche, Villa Luana a Poli, in provincia di Roma. "Questi spettacoli indecenti con le case chiuse finirebbero. Eppoi, sotto controllo, le lucciole potrebbero anche pagare le tasse".