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«CI HO PARLATO, ERANO CALMI»



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CARSOLI - «E dire che mi sono avvicinato all’auto a brutto muso perchè lì non potevano stare». Luigino Pelosi, trentacinquenne agente della Polizia stradale della sezione autostradale ”Aquila Ovest”, ieri mattina non si dava pace. È stato lui l’ultimo a vedere la famiglia Baracchi, «Erano circa le 11,30- ha raccontato Pelosi al Messaggero, ieri mattina, nemmeno un’ora dopo il ritrovamento dei quattro corpi- con il collega Marco Scimia stavamo pattugliando l’autostrada in direzione opposta, verso L’Aquila. Dopo aver visto la 164 ferma sulla corsia di emergenza, ho scavalcato il guardrail. Ho chiesto se avessero dei problemi. Mi ha risposto quello che mi è sembrato più anziano dei tre maschi. Mi ha spiegato che la signora, ”mia madre” l’ha chiamata, non si sentiva bene: aveva avuto male allo stomaco durante il viaggio in auto. La donna era l’unica rimasta nell’auto: era come sdraiata sul sedile anteriore. Gli altri tre armeggiavano intorno alla 164. Che faccia aveva quello con cui ho parlato? Mah, mi sembrava tranquillo, un giovane distinto. MI ha dato l’impressione di essere un professore».

E poi? «Ho spiegato- racconta ancora l’agente- che in quel punto del viadotto, proprio all’uscita di una lunga curva, non potevano state. ”Dove ci possiamo fermare?” mi ha chiesto il giovane. Un po’ più avanti, gli ho detto io, c’è una piazzola di sosta». Proprio nulla di strano? «No, l’avrei notato: da questo viadotto ci sono stati altri suicidi. Eppoi, chi si sarebbe insospettito a vedere quattro persone così tranquille? Comunque, abbiamo avuto un altro allarme: lì vicino c’era un’auto in panne. Siamo corsi lì raccomandando al giovane di spostarsi subito per evitare guai...».

Erano le 11,30. Passa circa mezz’ora ed arriva il carro-attrezzi dell’Aci in soccorso della seconda auto in difficoltà. Il mezzo di soccorso proviene dall’Aquila e così transita accanto all’Alfa 164, in sosta sulla corsia di emergenza. La macchina è vuota. L’autista del carro-attrezzi raggiunge la pattuglia della Stradale e racconta di aver visto l’auto senza nessuno accanto. «Mi si è gelato il sangue- ricorda ancora l’agente Pelosi-. Ci siamo precipitati e, da sopra il viadotto, abbiamo visto quei corpi martoriati. Ricordo che l’auto era aperta, portabagagli compreso. Non mi ci fate pensare».

A fare la raccapricciante scoperta dei quattro corpi è stato, per primo, un giovane di Colle di Monte Bovi, piccolo centro a pochi chilometri da Carsoli. Manuele Maggi, 23 anni si trovava a passare sotto il viadotto con la sua moto da cross lungo la tortuosa stradina che, dalla Statale 5, arriva proprio sotto il ponte, costeggiando le altissime colonne in cemento armato che sorreggono la struttura autostradale. «Per questa stradina sconnessa non ci passa mai nessuno- raccontava ieri mattina il giovane- la conoscono solo i cacciatori e quelli come me appassionati di cross. Quando sono arrivato sotto il viadotto stavo quasi per cadere. Sembravano manichini, come quelli dei negozi di abbigliamento. Mi sono avvicinato. Erano morti. Ho ripreso la moto correndo per dare l’allarme ma ho incontrato una pattuglia dei carabinieri che si avvicina al posto lungo la stessa stradina. Ricordo con precisione che erano le 12,30».

Un’ora dopo, quindi, del momento in cui l’agente Pelosi ha parlato con il più grande dei fratelli Baracchi.