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«FACCIAMO I GIUDICI E BENE»



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Domanda: Dottor Como, gli onorevoli Maiolo, Taradash e soprattutto Sgarbi hanno messo i magistrati aquilani che si occuparono dello "Scandalo Pop" sul banco degli imputati. Lei, che come Gip firmò quei famosi ordini di custodia cautelare, si sente sotto accusa?
Risposta. Sarebbe stato più opportuno tenere quel convegno in un teatro piuttosto che nella sede del Consiglio regionale. Mi chiedo cosa conosca Sgarbi del processo Pop.

D.: Eppure non si parla d'altro che degli attacchi di Sgarbi al Pm Fabrizio "Tontolone".
R. La gente non è così ingenua. Sa distinguere tra un incontro pubblico organizzato forse nel tentativo di addolcire i giudici di appello, ed un convegno giuridico in cui si discute seriamente invitando magari giuristi come Conso, Pisapia, ecc. L'unico a parlare di diritto è stato Domenico Tenaglia che, non a caso, ha un figlio magistrato.

D.: Il magistrato Giuseppe Di Lello ha detto che i giudici abruzzesi sono andati a corrente alternata: prima chiudevano gli occhi sulle denunce contro la Dc di Remo Gaspari e, poi, improvvisamente li hanno aperti....
R. Quello che dice Di Lello è vero. Cambiate certe condizioni, i magistrati si sono incoraggiati a non guardare in faccia nessuno. S'è rotta, per esempio, quella contiguità tra potere e giudici che, magari, si manifestava nelle cerimonie pubbliche quando magistrati e politici andavano a braccetto. Anche per questo, alle cerimonie cui sono invitato non presenzio più.

D.: Quali condizioni?
R. I cittadini hanno trovato il coraggio di fare certe denunce ed in maniera precisa come è accaduto nel caso dei Pop. Sotto questo aspetto, però, in Abruzzo è cambiato poco o forse nulla. Tanto è vero che, ne sono convinto, senza quegli arresti non si sarebbe arrivati a rintracciare certe prove ed anche quella precisa denuncia sarebbe finita in archivio per l'impossibilità di trovare riscontri. In termini generali, non nego che il nuovo clima abbia prodotto delle forzature e che, in questo particolare momento storico, la magistratura abbia assunto un ruolo di supplenza rispetto ai "filtri" politici.

D.: "Filtri" politici, cioè?
R. Se quella stessa opposizione che oggi è al potere avesse avuto il coraggio e la forza di bloccare certe decisioni come quella dei Pop, l'intervento della magistratura non sarebbe stato necessario per ristabilire la legalità.

D.: Ma allora, hanno ragione gli ex assessori condannati quando sostengono che si tratta di un processo politico?
R. Se ci si riferisce agli effetti, la vicenda Pop è un processo politico in quanto riguarda dei politici per la loro attività politica. Ma se si ci riferisce all'atteggiamento politico dei magistrati, allora no. Oggi posso dire che il problema di una nostra azione politica si pose. Ma la scongiurammo.

D.: Può essere più preciso?
R. Ad un certo punto non solo l'intera Giunta raggiunta da ordine di custodia, ma oltre la metà del Consiglio regionale era indagato, compreso l'attuale presidente Del Colle. Ci ponemmo il problema se far scattare o meno provvedimenti sospensivi per tutti gli indagati visto il rischio di inquinamento delle prove. In quel caso, se avessimo bloccato l'attività amministrativa provocando di fatto le elezioni, allora la nostra azione, nonostante la totale buona fede, sarebbe stata davvero politica.

D.: Resta il fatto che, come ha detto lo stesso Sgarbi durante il suo show aquilano, l'aria è cambiata. Pure Di Pietro è finito indagato.
R. Ma che c'entra! Lo stesso collega Tragnone fu indagato, tempo fa, dalla Procura di Perugia su denunce anche per presunte forzature nell'inchiesta Pop. Tutte inchieste archiviate.

D.: E sul problema dell'abuso d'ufficio usato, ha detto la Maiolo, come grimaldello dai giudici?
R. L'abuso patrimoniale è reato grave, a volte più della corruzione. Forse qualcuno lo confonde col vecchio abuso di competenza pretorile che non aveva ancora assorbito l'interesse privato. Poi, c'è abuso ed abuso come c'è furto e furto: un conto è trasferire un dipendente in un posto di comodo per fargli un favore ed un conto è distribuire miliardi di fondi Cee.

D.: Ultima domanda: cosa pensa della separazione delle carriere tra Pm e giudicanti?
R. E' un problema serio collegato ad altri quali lo "spirito" del codice che "pretende" che il Pm sia un magistrato, o l'obbligatorietà dell'azione penale. Personalmente, credo che si debba evitare che i giovani magistrati diventino subito Pm o comunque assumano incarichi monocratici prima di aver fatto esperienza collegialmente, e che sarebbe opportuna la temporaneità nell'incarico per evitare il rischio di perdere autonomia, anche involontariamente.