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CONDANNATA TUTTA L’EX GIUNTA ABRUZZESE



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L’AQUILA - L’ex Giunta regionale d’Abruzzo assegnò 270 miliardi di fondi Cee per il ’91 agli ”amici ed agli amici degli amici”2. Lo ha stabilito, ieri, il Tribunale dell’Aquila che ha pesantemente condannato gli undici componenti dell’ex Giunta quadripartita retta dal Dc Rocco Salini al termine del primo e principale processo contro la ”Clientopoli” alla Regione Abruzzo. Così, per differenziarla da ”Tangentopoli” (clientele, ossia abuso d’ufficio, ma non mazzette, ossia concussione) venne subito ribattezzata l’inchiesta avviata dal ”Di Pietro abruzzese” il sostituto procuratore Fabrizio Tragnone che chiese ed ottenne dal Gip l’arresto dell’intera ex Giunta Salini che finì in carcere dopo la retata nella notte del 29 settembre ’92. E l’Abruzzo finì in prima pagina anche del New York Times mentre s’apriva un terremoto istituzionale senza precedenti visto che per la prima volta in Italia ha un intero ente regionale era stato ammanettato.

Severe le condanne, nonostante il Tribunale dopo 38 udienze, non abbia accolto integralmente il ”teorema Tragnone”. Innanzitutto perché il collegio ha condannato solo la Giunta e non i tre consiglieri regionali (Gennaro Valeri, Paolo Ciammaichella e Paola Pennetta che esaminarono e modificarono la delibera del 14 luglio ’92 in sede di Commissione) che sono stati assolti ”perchè il fatto non sussiste”. In sostanza, secondo i giudici, alla ”lottizzazione politico-partitica” dei fondi (abuso d’ufficio) parteciparono solo il presidente Salini e i dieci assessori (Ugo Giannunzio, Filippo Pollice, Franco La Civita, Paolo Pizzola, Giuseppe Molino, Romano Liberati, Giuseppe Benedetto, Domenico Tenaglia, Giuseppe Lettere e Aldo Canosa). Il collegio poi ha ritenuto sussistente solo per Salini l’accusa di falso ideologico nella stesura della delibera che attestava l’avvenuta ”valutazione comparativa” delle duemila istanze presentate con conseguente graduatoria (che invece era un elenco) delle 460 ammesse al finanziamento. Poiché la delibera venne materialmente scritta da Salini, successivamente alla seduta di Giunta, gli ex assessori sono stati assolti ”per non aver commesso il fatto”. Di qui le condanne: a 3 anni (più 5 anni di interdizione dai pubblici uffici per Salini che aveva a suo carico anche un altro falso); a 2 anni (più 3 anni di interdizione) per gli ex assessori.

La condanna, per ora, non produce effetti. La difesa ha già annunciato che ricorrerà. Tra i primi commenti quello di Marco Pannella che all’epoca degli arresti bollò il Pm Tragnone ”sceriffo con la toga”. Secondo il leader radicale «arresti, carcerazione preventiva crisi di un’istituzione in quanto tale, hanno rappresentanto un caso procedurale inaudito nella storia e nella geografia del nostro Paese. Se gli abusi e le omissioni in atti d’ufficio richiedono, esigono, valgono tutto questo, l’ordine giudiziario, ne sono sicuro, avrà da inaugurare un superlavoro senza precedenti».