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CRIMINALITÀ, "L'ABRUZZO NON È AD ALTISSIMO RISCHIO"



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L'AQUILA - L'Abruzzo non è più l'isola felice di gaspariana memoria ma non è nemmeno una delle regioni italiane più a rischio in fatto di criminalità organizzata come la ricerca fatta dalla Direzione nazionale (Dna) e investigativa antimafia (Dia) e dell'Università "Bocconi" l'hanno etichettata un mese e mezzo fa. A questa conclusione è giunto ieri l'incontro organizzato dalla Cassa di Risparmio della Provincia dell'Aquila.

Una sorta di "uno contro tutti" (con il direttore della Carispaq, Rinaldo Tordera, nella parte del "presentatore"), tra uno degli autori della ricerca, il professore Donato Masciandaro (ordinario di Economia monetaria presso la Bocconi e l'Università di Lecce), collegato in videoconferenza da Milano, ed il "gotha" abruzzese: ovvero il prefetto dell'Aquila Giovanni Troiani (che coordina il Comitato regionale sull'Ordine e sicurezza pubblica), il procuratore generale Bruno Amicarelli, il procuratore distrettuale antimafia Nicola Trifuoggi, il presidente della Regione Giovanni Pace, il questore dell'Aquila Maurizio Ludovici, il comandante provinciale dei carabinieri in rappresentanza del comando regionale, colonnello Gregorio De Marco ed il direttore della Filiale aquilana della Banca d'Italia Roberto Marchetti.

"Uno contro tutti", appunto. Seppure in maniera garbata ed elegante, tutti gli intervenuti hanno contestato al professor Masciandaro il fatto che la ricerca assegna all'Abruzzo il "rating" massimo ("AAA"), ovvero tra le regioni più a rischio.

"Mi chiedo quali dati siano stati esaminati- ha detto il Pg Amicarelli- visto che nella ricerca emerge per esempio che, in fatto di sequestri di persona, l'Abruzzo è più pericolosamente esposto della Sardegna...".

"Gli ultimi due sequestri di persona- ha confermato il Procuratore Trifuoggi- risalgono ad oltre venti anni fa. Forse bisognerebbe conoscere il territorio prima di esprimere giudizi e non fidarsi troppo di certi indicatori che possono essere letti diversamente".

Una vera e propria controrelazione l'ha tenuta il prefetto Troiani sciorinando i dati che emergono dalle costanti riunioni del Comitato regionale per l'Ordine e la sicurezza pubblica nel quale è emersa un'inversione di tendenza in Abruzzo, e cioè una diminuzione dei reati di maggior allarme sociale.

Il Governatore Pace, ha sottolineato che "la ricerca "fotografa" una situazione serena in Abruzzo, ma ciò non ci induce- ha detto- ad abbassare la guardia. Anzi, ritengo che dobbiamo alzarla soprattutto contro due fenomeni che insistono soprattutto nelle zone di confine: ovvero la prostituzione e lo spaccio di droga. Professore, la invitiamo ufficialmente alla nostra prossima riunione del Comitato regionale che da tempo sta studiando la situazione abruzzese".

Infine, il questore dell'Aquila ha detto "che evidentemente parliamo due linguaggi diversi: noi quello matematico che certifica una flessione dei reati, lei quello della predizione un po' come gli indovini e ed i metereologi che possono indovinare ma anche sbagliare".

Il professor Masciandaro, ha cercato di replicare a tutti accettando l'invito di Pace e ringraziando per le critiche "che serviranno a migliorare la nostra ricerca nel futuro". Il docente ha premesso che la "situazione attuale dell'Abruzzo è confortante mentre i rischi vengono da un'analisi prospettiva dei dati, analisi fatta attraverso una trentina di indicatori ed asettiche formule matematiche. Alla luce dei rilievi che mi state facendo- ha insistito Masciandaro- forse non avremmo inserito alcuni dati nelle tabelle perchè esse "tradiscono" quelli che sono, invece, i ragionamenti dello studio".

In particolare, il docente non ha risposto alle domande su quali siano le zone a rischio "prospettico", all'interno dell'Abruzzo ("nello studio questa analisi non c'è"), e su quali siano i settori a rischio ("Il rischio è generale").